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L'INIZIATIVA

Crepaldi: oggi è minacciata la natura umana

«C’è un attacco senza precedenti alla natura umana, una sfida tale che richiede urgentemente una formazione sistematica dei laici alla Dottrina sociale della Chiesa». Lo afferma monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio internazionale cardinale Van Thuân, presentando l’iniziativa di un videocorso online a cui è possibile iscriversi da oggi sul nostro sito. Le lezioni, a partire dal 1 giugno, saranno tenute da mons. Crepaldi.

Ecclesia 12_05_2017
Monsignor Giampaolo Crepaldi

«C’è un attacco senza precedenti alla natura umana, una sfida tale che richiede urgentemente una formazione sistematica dei laici alla Dottrina sociale della Chiesa». Lo afferma monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio internazionale cardinale Van Thuân per la Dottrina sociale della Chiesa, presentando l’iniziativa di un videocorso a cui è possibile iscriversi da oggi sul nostro sito. Il corso è organizzato insieme da La Nuova Bussola Quotidiana e dall’Osservatorio Van Thuân e si svolge in due sessioni da sei video-lezioni ciascuna (clicca qui per conoscere la struttura del corso).

Tutte le lezioni sono svolte da monsignor Crepaldi, un impegno eccezionale per l’arcivescovo di Trieste anche se in linea con il suo lungo servizio alla Chiesa, sempre giocatosi sui temi sociali: prima presso l’Ufficio nazionale della CEI, poi come Sottosegretario e come Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ora come Presidente della Commissione “Caritas in Veritate” della CCEE (le Conferenze episcopali europee), senza contare l’attività dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân. 

Eccellenza, questa iniziativa non è però soltanto la prosecuzione del suo curriculum, giusto?
In effetti, tutto quanto maturato finora mi rende consapevole dell’urgenza di ritornare ad una formazione sistematica dei laici alla Dottrina sociale della Chiesa considerata come un “corpus dottrinale” e non semplicemente come l’indicazione di buone pratiche orizzontali.

Da cosa nasce questa urgenza?
Non era mai capitato che la stessa natura umana fosse messa in pericolo in modo istituzionalizzato da parte di molte forze alleate tra loro. La minaccia, in questo nostro tempo, non riguarda più questo o quell’aspetto della giustizia sociale, ma la possibilità stessa che la famiglia, la procreazione naturale e, come ripeto, la stessa natura umana, possano essere salvaguardate anche in futuro. Si può dire quindi che la mia convinzione sia determinata dall’urgenza  e dalla gravità delle sfide che ci attendono.

Come valuta l’utilizzo oggi della Dottrina sociale della Chiesa da parte dei cattolici?
Tra breve uscirà un mio libro dal titolo “La Chiesa italiana e il futuro della pastorale sociale” (Cantagalli). In esso faccio un esame dello sviluppo della pastorale sociale in Italia dal Concilio a noi e, in modo particolare, rifletto sull’utilizzo della Dottrina sociale della Chiesa. Da quando, nel 1991, i vescovi italiani hanno pubblicato il documento “Evangelizzare il sociale” – al quale io stesso avevo lavorato a lungo come direttore dell’ufficio nazionale della CEI - ad oggi molte cose sono cambiate, fuori della Chiesa e dentro la Chiesa. Quello era un “direttorio di pastorale sociale”; oggi, per molti motivi, un documento simile è impensabile. E’ avanzata la secolarizzazione e le posizioni all’interno della Chiesa stessa si sono diversificate, soprattutto per quanto riguarda il rapporto Chiesa-mondo. Bisogna quindi impostare le cose in modo da tenere conto di questi cambiamenti senza perdere la sostanza.

Può anticiparci alcune sue considerazioni in merito? 
Penso che, in questa fase, bisogna riconoscere che una pianificazione dell’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa condotta dal centro – come era in fondo accaduto con “Evangelizzare il sociale” – non sia praticabile, per una serie di motivi sia sociologici sia legati a certi filoni dello sviluppo teologico. Inoltre si assiste all’emergere di un nuovo ruolo dei laici che spesso si assumono in toto la responsabilità di rendere fattivamente presente la Dottrina sociale della Chiesa nelle emergenze: pensiamo all’impegno per la vita o per la famiglia portato avanti da gruppi di laici autonomamente. Credo quindi che la via da seguire sia di alimentare la nascita e lo sviluppo di “piccole comunità creative” che dal basso si riapproprino del patrimonio della Dottrina sociale della Chiesa, compreso nella sua organicità, non frammentato, non appiattito sull’orizzontale, inteso e vissuto in modo alto e consapevole. Queste realtà non nascono da decreti ecclesiastici, nascono dalla base del nostro popolo cristiano. Devono però essere alimentate, da qui il senso della Scuola che inaugurerò con la Nuova Bussola Quotidiana.

L’Osservatorio Cardinale Van Thuân che lei dirige ha già fatto diverse esperienze di Scuole di Dottrina sociale della Chiesa in Italia. La sua si aggancia a queste esperienze?
Il nostro Osservatorio ha messo a punto un format di Scuola di Dottrina sociale della Chiesa che è stato apprezzato laddove è già stato realizzato. Lo stiamo anche estendendo in nuove esperienze formative in giro per l’Italia. Anche le mie lezioni si ispireranno a quella formula. Essendo io un vescovo, e rimanendo tale anche svolgendo questo servizio, insisterò particolarmente sugli aspetti che collegano la Dottrina sociale della Chiesa con la vita della Chiesa. Credo infatti che questo soprattutto manchi oggi. La Dottrina sociale della Chiesa non è un elenco di cose da fare, è dentro fino al collo nella missione di annuncio di Cristo nelle realtà temporali, ossia nella missione della Chiesa in base alla sua essenza. Le mie lezioni non mireranno a formare il politico, ma a formare il cristiano, per aiutarlo a rendersi capace di una testimonianza e di una azione sociale a tutto tondo cristiana. Insisterò molto, soprattutto nella prima sessione, sul Rapporto della Dottrina sociale con la dottrina della fede, con i dogmi, con le varie forme di vita della Chiesa. Infatti la Dottrina sociale viene detta “della Chiesa” non a caso, il suo soggetto dovrebbe essere l’intera comunità ecclesiale.

Di quali strumenti si avvarrà per le sue video-lezioni?
Di strumenti molto semplici, ma efficaci. Le mie lezioni frontali saranno completate da slides che si intervalleranno alle mie parole, mentre in rete sarà disponibile il testo scritto delle lezioni stesse e altro materiale didattico di completamento. I frequentanti potranno anche inviare delle domande a cui risponderò in una lezione finale suppletiva. E’ importante notare che non si tratta di una serie di conferenze, ma di un disegno organico, un unico discorso. Non ci saranno tecnicismi, l’importante sarà capirci, in modo semplice ma profondo nello stesso tempo, sul valore del patrimonio della Dottrina sociale della Chiesa, che non dobbiamo assolutamente dimenticare o sminuire.