Costacurta rieducato, la censura entra al Bar sport
Anche l'ex calciatore Billy Costacurta costretto alla rieducazione forzata dopo le sue parole su donne & calcio. Una battuta da bar sport può costituire un caso da censura. Il pensiero unico ha colpito pure Collovati. Invece se le offese agli uomini le fa una comica, si fa per dire, come Angela Finocchiaro tutto è concesso.
Alla fine c’è cascato anche Billy Costacurta. Dopo Barilla e dopo Dolce & Gabbana, la rieducazione del politicamente corretto non risparmia nessuno e colpisce tutti. Anche chi proprio non dovrebbe rimproverarsi nulla. Invece il tribunale del popolo punisce chi si discosta dal verbo del pensiero unico. Il popolare calciatore del Milan, uno che di vita di spogliatoio ne ha fatta a sufficienza e deve averne sentite parecchie, è capitolato. Con l’intervista rilasciata ieri al Corsera, il programma di rieducazione è compiuto. Cosa ha fatto l’ex difensore del Milan delle meraviglie?
L’argomento è la spinosa telenovela che vede Mauro Icardi e Wanda Nara contrapposti alla società Internazionale, leggasi Inter.
Si parla di calcio e delle polemiche seguite alle parole della moglie-procuratrice dell’attaccante nerazzurro nella delicatissima vicenda del rinnovo del suo contratto. Costacurta è stato messo alla gogna per aver detto la seguente frase nel corso di una trasmissione su Sky: «Se mia moglie facesse una cosa del genere la caccerei di casa». Apriti cielo. Polemiche, accuse di sessismo e la forzata retromarcia. Un mea culpa pubblico con dosi di cenere cosparsa sul capo anche se non siamo ancora al Mercoledì delle ceneri.
Ora il mostro mainstream è placato. Ma qualche cosa andrebbe detta perché quella frase è stata pronunciata in un contesto preciso. E probabilmente in pochi hanno cercato di capire le sue parole, delle quali oggi lui si vergogna, ma che invece sono più che condivisibili. Costacurta infatti non stava dicendo peste e corna delle donne che lavorano nel mondo del calcio, della loro sapienza calcistica alle prese con schemi e tattica. Stava semplicemente commentando - e questo quasi nessuno l’ha detto, anzi, nessuno - una delle frasi che avevano fatto imbestialire lo spogliatoio nerazzurro e di conseguenza la società che poi ha deciso di togliere la fascia da capitano a Icardi.
La frase pronunciata da Wanda Nara era la seguente, riportata in studio dal conduttore Fabio Caressa e confermata dagli ospiti in studio (Alex Del Piero, Beppe Bergomi, l’ex telecronista Sandro Piccinini): «Preferisco che Mauro (Icardi ndr.) abbia 5 palle gol piuttosto che il rinnovo del contratto». Frase che è stata vista dai presenti, fior di calciatori, due dei quali campioni del mondo (Bergomi e Del Piero) e un collezionista di Champions League (Billy) come un affronto ai compagni dell’Inter perché se Icardi non segna sarebbe colpa di chi non gli fa gli assist giusti. Un affronto. Una profanazione dello spogliatoio che - si sa - è più sacro della Madonna pellegrina, ormai. Ma questo è il mondo.
Costacurta, da uomo di spogliatoio, ha capito che quella frase aveva irritato tutti i giocatori dell’Inter e ha così in un certo senso preso le loro difese (che gli tocca fare, a lui, bandiera rossonera). «Se mia moglie facesse una cosa del genere la caccerei di casa». Una moglie, fosse anche procuratrice del marito, non può permettersi di intromettersi nelle dinamiche interne di una squadra che riguardano solo e soltanto i giocatori e il mister. Da qui la frase, da bar sport, certo, ma pur sempre comprensibile. Detta in un contesto leggero, di chiacchiera sportiva. Che poi: ve lo immaginate Billy che mette alla porta l'ex miss Italia Martina Colombari? Non proprio quello che si dice un affare. Niente da fare.
Le vestali del politicamente corretto hanno tuonato e la vicenda è finita con le pubbliche scuse che conosciamo. Anche se di scuse non ce n’era proprio bisogno. Alzi la mano chi non l’avrebbe detta? Soprattutto in un Bar sport dove si alzano i toni più per cameratismo che per convizione. Però nella società in cui tutto è permesso ciò che non sono permesse sono le ovvietà che contrastano con il verbo del politicamente corretto. E qui, il politicamente corretto è il diktat che le donne devono essere uguali agli uomini perché in fondo il sesso biologico non esiste, è una costruzione e uno stereotipo. Insomma, la teoria gender si è già affermata anche qui, nel Bar sport, appunto.
Donne uguali agli uomini, allora. Anche nel dire cavolate sesquipedali. Infatti, a Costacurta è andata bene perché con la pubblica ammenda ha salvato il suo posto a Sky. Peggio è andata ad un altro campione del mondo, Fulvio Collovati, che, tradito da eccessiva sicurezza, ha espresso parole di critica nei confronti delle donne che si occupano di calcio. Rude, certo, ma anche qui perché crocifiggerlo? E la libertà di opinione? Niente da fare: sospeso dalla Rai - dove è opinionista fisso - per quindici giorni. Insomma, per chi non si piega alla rieducazione, il tribunale del tribunale del popolo commina la pena della detenzione nel gulag dell'oblio. Ma come? Le donne non dovevano essere uguali agli uomini?
E allora, per quale motivo una comica che ormai non fa più ridere come Angela Finocchiaro ha potuto permettersi di dire in una trasmissione tv e davanti a dei bambini che “gli uomini sono tutti dei pezzi di mer**a”? A rigor di logica, se le parole di Collovati sono da panchina forzata, quelle della Finocchiaro - pagata con soldi pubblici anch’essa - sono da espulsione fino alla fine della stagione. Invece a lei non è stato fatto nulla. E’ proprio vero - diceva Orwell - che tutti gli animali sono uguali. Ma alcuni sono più uguali degli altri.