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CORRIERE

Cosa si prepara dopo l'attacco di de Bortoli a Renzi

Un attacco senza precedenti del Corriere della Sera al premier. Il tempo di Renzi è già scaduto? Sulle ragioni dell'editoriale del direttore (in uscita) de Bortoli, si scatenano i retroscenisti. Ci sono almeno tre livelli di scontro. Uno politico, uno economico e infine anche una possibile faida fra logge massoniche.

Politica 27_09_2014
Corriere della Sera, la prima pagina del governo Renzi

Ha destato clamore l'editoriale che Ferruccio de Bortoli ha pubblicato a sua firma sul Corriere della Sera di mercoledì scorso. Il bersaglio è Matteo Renzi, dal quale il direttore del più importante quotidiano italiano prende nettamente le distanze. Già il titolo e' alquanto eloquente: "Il nemico allo specchio".

"Renzi non mi convince", esordisce il fondo di de Bortoli, che poi va giù pesante sul governo, con frasi che si commentano da sole: "mostra una muscolarità che tradisce debolezza", "una squadra di ministri di una debolezza disarmante" (de Bortoli salva solo Padoan e menziona l'insofferenza crescente di Delrio, sempre più marginale nei processi decisionali), "uomini e donne scelti in base alla fedeltà invece che alla competenza". In soldoni, il direttore ormai in uscita continua a togliersi sassolini dalla scarpa. Dopo aver sbattuto in prima pagina "il mostro Descalzi" per l'affare Eni/Nigeria e aver insinuato che la sua nomina ai vertici dell'Eni (difesa a spada tratta dal premier) fosse espressione, non già del nuovo, ma del peggio del vecchio, il direttore entra davvero a gamba tesa sul terreno politico e lancia un messaggio chiaro: Renzi ha deluso, sta per fallire, non c'è da sperare che con lui al timone di Palazzo Chigi possa realizzarsi l'auspicata inversione di tendenza per il sistema Paese.

Ovviamente, dopo questa netta presa di distanza di de Bortoli dall'esecutivo, le spiegazioni dietrologiche si sono sprecate. Perché tanto livore? Forse la chiave di lettura più plausibile sta nelle frasi conclusive dell'editoriale, quando l'autore critica il "Patto del Nazareno" perché "emana uno stantio odore di Massoneria", e lega questa considerazione alla prossima elezione del Presidente della Repubblica, visto che Napolitano, secondo fonti ben accreditate, si dimetterà a gennaio, subito dopo la conclusione del semestre italiano di presidenza Ue. De Bortoli fu sponsorizzato alla guida del Corriere soprattutto da Bazoli ed è un estimatore di Prodi. Secondo qualcuno ci sarebbe proprio il duo Bazoli-Prodi dietro il siluro lanciato verso l'intesa Renzi-Berlusconi, che potrebbe lanciare al Quirinale un candidato di alto profilo (Grasso? Pinotti? Letta?) proprio per stoppare lo stesso Prodi. Sempre nelle trame per l'ascesa sul Colle più alto, c'è chi sussurra che de Bortoli possa rappresentare l'apripista per l'elezione di Draghi, che intenderebbe lasciare entro un anno la Bce. Renzi vedrebbe come fumo negli occhi questa ipotesi,che di fatto lo renderebbe commissariato e con molti meno margini di manovra, soprattutto in economia. Poi c'è anche chi ritiene che alla fine il banchiere centrale sia destinato, presto o tardi, a prendere il posto dello stesso Renzi, come alternativa al commissariamento dell'Italia da parte della troika.

Dunque, se queste voci fossero fondate, l'obiettivo del direttore del Corriere sarebbe quello di indebolire il Patto del Nazareno per far mancare a Renzi l'appoggio di Berlusconi, quanto mai necessario visto che il Presidente del Consiglio ha una fronda assai consistente nel suo partito e, senza i voti di Forza Italia, non riuscirebbe a far passare le riforme che gli stanno a cuore, prima fra tutte quella del lavoro, che lo rafforzerebbero in Europa. Circolano poi altre voci meno corroborate da dati di realtà e dunque più fantasiose. De Bortoli scende in politica come anti-Renzi? Già si era parlato di lui come possibile candidato sindaco di Milano. Ora invece il quasi 62enne direttore, ormai fuori dal Corriere e decisamente lontano da altri incarichi di prestigio (è escluso che Renzi lo nomini ai vertici Rai, in scadenza in primavera), potrebbe accarezzare l'idea di un impegno politico. Oppure, altra chiave di lettura da non scartare, la prima firma del Corriere saprebbe cose che i più non sanno a proposito di possibili inchieste giudiziarie sul padre del premier, Tiziano, e sul leader di Forza Italia, Verdini (i due sono molto legati) e preferirebbe smarcarsi prima che tali notizie diventino di dominio pubblico.

Anche le reazioni all'editoriale di de Bortoli identificano nettamente gli schieramenti in campo. Il direttore è ormai stato definitivamente scaricato dai "torinesi", che l'hanno di fatto defenestrato dalla direzione. Marchionne, che ha accolto nei giorni scorsi Renzi alla Chrysler, a Detroit, è stato gelido: "Di solito non leggo il Corriere". Si sa che John Elkann e tutto il mondo Fiat lavorano per lo sbarco in via Solferino di Mario Calabresi, attuale direttore della Stampa, e che l'amministratore delegato Pietro Scott Jovane, loro uomo di fiducia, ha avuto più di una frizione in questi mesi con de Bortoli. Per la situazione che si è determinata c'è chi pronostica perfino un'uscita anticipata del direttore, nonostante gli accordi prevedano una sua permanenza fino al 30 aprile 2015. L'aria in via Solferino è diventata irrespirabile e per i sostenitori di Renzi, che sono in maggioranza nella proprietà del Corriere della Sera (Della Valle ha preso le distanze dal premier ma è in minoranza), avere un direttore come de Bortoli, che non ha più nulla da perdere e che può continuare a lanciare bordate all'indirizzo di Palazzo Chigi, potrebbe risultare un grosso problema.

Sullo sfondo ci sarebbero, infine, le faide interne alla Massoneria. Il Fatto Quotidiano descrive almeno sette logge che si fronteggerebbero per il controllo di affari-chiave per il futuro del Paese. Potrebbe essere. Rimane la considerazione amara di come il mondo dei media debba patire ancora una volta i condizionamenti dei cosiddetti "poteri forti", che forti non sono più e che sembrano pilotati da altri poteri esterni ai confini del nostro Paese. L'ex sindaco di Firenze approdò a Palazzo Chigi con una congiura anti-Letta e fu subito osannato all'unisono dai principali organi d'informazione, anche stranieri. Pian piano, questa fiducia è evaporata e ha lasciato il posto allo scetticismo e alla critica, sempre più insistente. Sicuramente si tratta di riserve anche argomentabili, considerato che al di là degli annunci, questo esecutivo ha fatto ancora troppo poco. Ma c'è indubbiamente dell'altro, riassumibile nell'inconfutabile certezza che l'andamento della politica italiana risulta sempre influenzato da disegni occulti e sconosciuti ai più, assecondati da giornali e televisioni, nelle mani di editori interessati ad altre partite piuttosto che al bene pubblico dell'informazione.