«Coppie gay e asili, così Marino fa a pezzi la famiglia»
Registro dei matrimoni gay che sono fuori legge e i tagli agli asili nido comunali che mettono a rischio la sopravvivenza di un servizio indispensabile alla città. É un bilancio impietoso che Olimpia Tarzia, vice presidente della Commissione Cultura della Regione Lazio, traccia dell’operato del sindaco di Roma, Ignazio Marino.
Marino sfrutta le persone illudendole, quando sa bene che in Italia gli unici matrimoni riconosciuti sono tra un uomo e una donna». Il senatore Maurizio Gasparri, esponete di Forza Italia, sintetizza così le numerose critiche che hanno accompagnato a Roma l’istituzione del registro delle unioni civili, con l’approvazione, mercoledì scorso in Consiglio comunale, di una delibera che ha ottenuto trentadue voti favorevoli (di Pd e M5S), dieci contrari e un astenuto. La Capitale si accoda così ad altri Comuni italiani, pochi per il vero – sono circa 160 su 8mila – dove i registri sono stati istituiti in violazione delle leggi nazionali, e dove gli stessi hanno raccolto pochissime adesioni. Un atto puramente simbolico che ha suscitato tuttavia grande polemica e tensioni nelle stesse aule consiliari. É l’ennesimo atto di una amministrazione che fa mostra di non avere a cuore i diritti della famiglia e della vita. Ne abbiamo parlato con Olimpia Tarzia, presidente del Movimento “Politica Etica Responsabilità” e vice presidente della commissione cultura della Regione Lazio:
Presidente, dalla Capitale arriva un atto che ha l’aria di una provocazione e crea confusione…
«Si tratta di una trovata fantasiosa del sindaco Marino, perché l’istituzione di un registro come quello delle unioni civili che, di fatto, disconosce il valore sia giuridico che sociale del matrimonio previsto dalla nostra Costituzione, oltre che essere un attacco ideologico alla famiglia, è in sé una iniziativa che non può avere alcuna ricaduta sul piano reale. Se non c’è una legge – e per fortuna ad oggi non c’è - che sul piano nazionale prevede l’istituzione di tali registri e riconosce questo tipo di unioni, allora le persone potranno anche iscriversi ma questo non produrrà alcun effetto giuridico».
Dunque un atto puramente “simbolico”. A cosa serve allora?
«Personalmente ritengo che si tratti di un modo per distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali, in una città come Roma che di problemi ne ha tanti, a partire dall’allerta terrorismo e sicurezza che è cresciuta nelle ultime settimane. Il sindaco Marino si fa prendere dunque dalla smania a intervenire su un tema che – va ricordato – riguarda una parte minima della popolazione italiana, mentre dimentica quelli che sono i bisogni veri delle famiglie, che sono le più penalizzate, non solo sul fronte della tassazione – su cui ha competenza il governo nazionale – ma anche su quello delle tariffe locali sui servizi».
In sostanza la delibera sarà una delusione per le stesse coppie che si iscriveranno nei registri, perché promette servizi e prestazioni che giuridicamente non può giustificare: agli slogan non seguiranno i fatti. Si vuole dunque suscitare frustrazione e aumentare lo scontro?
«Credo piuttosto che Marino non si renda conto dei passi che sta facendo, perché il sindaco è in sé un rappresentante del governo. Se un normale cittadino viola una legge viene sanzionato e punito, mentre qui siamo di fronte a un sindaco, per di più della città di Roma, che trasgredisce la legge tranquillamente. Siamo al paradosso e credo che sia necessario risvegliare le coscienze dei cittadini. Di tutti i cittadini, perché non è una questione religiosa che riguarda solo i cattolici: che la famiglia sia una società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna non lo dice solo un documento del Magistero della Chiesa, ma lo dice anche la Costituzione Italiana. É chiaro che non possiamo dimenticare le coppie, qualunque tipo di scelta affettiva abbiano fatto, soprattutto se ci sono figli minori e se si trovano in condizioni di povertà. Ma li si deve intervenire con politiche che tutelano i diritti della persona, con iniziative di lotta alla povertà».
Ancora sul tema dei registri delle unioni civili, è un dato che nei Comuni in cui sono stati istituiti – 160 circa su 8mila - hanno avuto scarsissimo successo. In alcuni addirittura la delibera è stata annullata per mancanza di adesioni, e ci sono persone omosessuali che prendono le distanze da queste iniziative. È evidente che si tratta di strumenti sterili.
«Questo accade perché non siamo di fronte alla difesa di alcuni diritti, ma alla strumentalizzazione dei diritti e delle stesse persone gay. Deve essere chiaro che la persona omosessuale non deve essere mai oggetto di giudizio da parte di nessuno, mentre qui si sta favorendo la diffusione di lobby, come quelle Lgbt, che strumentalizzano le stesse persone omosessuali».
Recentemente ha fatto molto discutere anche il caso dei tagli agli asili nido che mettono a rischio l’erogazione dei servizi di base. Lei ha condotto una battaglia in Campidoglio contro questi interventi.
«La delibera approvata dall’amministrazione è una vergogna, un atto compiuto tra l’altro in modo unilaterale, attraverso cui vengono attuati una serie di provvedimenti che compromettono la gestione dei nostri asili nido comunali. Ho incontrato educatrici e genitori di diversi Municipi romani, che hanno voluto essere presenti, due giorni fa, quando in Consiglio regionale ho presentato un’interrogazione sul tema. Esiste, infatti, una legge regionale che prevede che ogni educatore possa seguire un numero massimo di sette bambini - e parliamo di bambini da 0 a 3 anni - mentre la delibera del sindaco Marino, che tra l’altro impedisce di chiamare un supplente dopo una prima assenza dell’educatore, mette a rischio l’erogazione del servizio per i neonati. É accaduto che molte educatrici si siano trovate a dover accudire anche venti o venticinque bambini, di classi diverse e con età ed esigenze diverse. Anche in questo caso Marino viola una legge, regionale stavolta e mostra di non conoscere .
L’amministrazione Marino promuove di nuovo iniziative contro la famiglia e i diritti dei bambini.
«Purtroppo Marino attua le battaglie annunciate in campagna elettorale. Si vanta di avere rapporti e colloqui con esponenti della Chiesa, si fa fotografare col Papa, ma in vero rappresenta una cultura radicale ed è esponente di un pensiero relativista assoluto, che lo porta a prendere decisioni che non condividiamo, non solo sul tema della famiglia ma anche su quello della droga, con l’ipotesi della riapertura delle cosiddette “stanze del buco”. E poi ha preso posizioni sul tema del fine vita e dell’eutanasia che vanno contro la vita. È un sindaco che una città come Roma, sede della cristianità, non meritava. Siamo evidentemente di fronte ad attacchi concentrici – che vengono non solo da Roma ma anche da movimenti di pensiero a livello europeo – contro la famiglia e la vita».
Cosa si può fare per contenere questa deriva?
«É necessaria una presa di coscienza da parte di tutti i cittadini e in modo particolare dei cattolici perché si rendano conto dei valori in gioco e si sentano corresponsabili. Quindi centrale è la questione educativa: o investiamo sull’educazione dei genitori e dei giovani o sarà difficile fare un’inversione di rotta. Quindi l’ultimo piano è quello politico-legislativo: ogni cattolico che opera nelle istituzioni è chiamato li dove si trova a promuovere leggi a favore della vita e della famiglia e, se in minoranza, a fare una resistenza strenua e una azione di vigilanza contro iniziative nascoste che vanno smascherate, magari coinvolgendo anche l’associazionismo familiare e il volontariato».