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DOGMI LGBTI

Contro le terapie riparative, contro il cristianesimo

Una legge in Canada e una proposta nel Regno Unito rendono fuorilegge ogni parola o azione che possa favorire un ritorno all'eterosessualità delle persone che vivono con disagio l'omosessualità. Si arriva perfino a punire la predicazione nelle chiese e la presentazione della morale sessuale biblica in famiglia.

Libertà religiosa 13_12_2021

Il cappio dei divieti alle terapie riparative, ora pericolosamente chiamate ‘di conversione’ si sta trasformando, per il momento nel solo Regno Unito e in Canada, nella criminalizzazione del cristianesimo, perché come scriveva Solzenicyn 50 anni orsono, “il sistema odierno…esige da noi una completa resa dell’anima”. Le terapie riparative, promosse per la prima volta dallo psicologo americano Joseph Nicolosi (1947-2017), prevedono che si affronti il disagio della omosessualità del paziente, aiutandolo a fare i conti con la propria intimità e individuandone le cause dei malesseri. L'ostilità di certo mondo si spiega con la possibilità che queste terapie portino anche a percorsi di ritorno all'eterosessualità.

Il divieto verso queste terapie, in ragione dell’unico dogma della ‘identità di genere’, si è recentemente ampliato al divieto verso generiche ‘terapie di conversione’, che include anche preghiere, veglie e persino l’annuncio della creazione divina sulle identità sessuale maschile e femminile. Nel Regno Unito il governo ha promosso sin dallo scorso 29 ottobre, una consultazione popolare per legiferare sul divieto della generica ed ampia "terapia di conversione".

Si potrebbero vietare le conversazioni (anche private) volte ad aiutare qualcuno a cambiare l'orientamento sessuale o l'identità di genere (sanzioni penali), a meno che un modulo di consenso formale sia stato firmato in anticipo. I minori di 18 anni non potrebbero acconsentire a tali incontri e sarebbe un reato penale lo sfidare l'identità transgender di un bambino. I genitori e coloro che svolgono un ministero pastorale potrebbero essere multati o imprigionati per aver presentato la morale sessuale biblica ai propri figli e durante incontri religiosi.

Le organizzazioni di avvocati ed attivisti cristiani evangelici ed anglicani inglesi, Christian Concern e Christian Institute, sono in prima linea in questa battaglia per la libertà religiosa e di coscienza. Le preoccupazioni sono cresciute in queste settimane, nonostante le dichiarazioni concilianti del Ministro degli Esteri e dell’Uguaglianza Liz Truss che aveva ribadito lo scorso 1 dicembre, intervenendo ai Comuni , la posizione del Governo: «La libertà di parola e la libertà religiosa dovranno essere protette anche in caso di  divieto di terapia di conversione». La notizia, emersa negli stessi giorni sulle colonne del ‘The Telegraph’ dell’indottrinamento obbligatorio subito dai funzionari pubblici sull’identità di genere, ha contribuito però ad accrescere le preoccupazioni.

La protesta ferma dei leaders delle confessioni cristiane verso le possibili minacce e divieti non si è fatta attendere: da fine novembre al 10 dicembre ben 1700 pastori cristiani e operatori pastorali hanno firmato una lettera in cui esprimono al Ministro una profonda preoccupazione perché «l'approccio legislativo delineato dall’esecutivo» minaccia libertà di coscienza e religione. La stessa definizione usata dal Governo (‘terapie di conversione’) è così ampia da rendere illegale persino «il persuadere, insegnare e aiutare le persone di ogni età a diventare e a vivere come cristiani ortodossi…[mentre] non dovrebbe essere un reato penale per noi istruire i nostri figli che Dio li ha fatti maschio e femmina, a sua immagine e ha riservato il sesso per il matrimonio di un uomo e una donna…c’è una chiara possibilità che il nostro dovere di proclamare la Signoria di Gesù Cristo…possa essere criminalizzato». Ad annunciare Gesù Cristo e le verità bibliche i pastori e sacerdoti cristiani non rinunceranno mai, violeranno l’eventuale legge, pronti ad andare in prigione.
Il Governo Johnson pare abbia capito il messaggio ed il 9 dicembre, un giorno prima del termine ultimo della consultazione popolare, ha deciso di estenderla sino al prossimo 4 febbraio.

La censura delle libertà è forte anche in Canada, dove nel giro di pochi giorni il governo Trudeau ha presentato, approvato e fatto entrare in vigore una legge ‘anti-conversione’ (Bill C-4) peggiore di quella inglese. Il testo è stato presentato il 29 novembre alla Camera, approvato il 2 dicembre, poi approvato in via definitiva senza modifiche il 4 dicembre dal Senato, ed è entrato in vigore l’8 dicembre. La legge rende la promozione o la pubblicità della “terapia di conversione” un reato penale. Il divieto comprende ogni "pratica, il trattamento o un servizio progettato per cambiare l'orientamento sessuale di una persona in eterosessuale o per cambiare l'identità di genere di una persona in cisgender".

La legge aveva ricevuto critiche feroci per la sua antiscientificità anche da parte dell’American Psychological Association e dalla Canadian Psychological Association, dopo che un servizio della TV canadese W5 aveva evidenziato i pericoli del crescente ‘transgenderismo’ tra i bambini del paese.

Nella legge si vietano le terapie anche per gli adulti consenzienti oltre ai bambini e agli adulti non consenzienti, creando quattro nuovi reati nel codice penale: indurre una persona a sottoporsi alla terapia di conversione, sottoporre un minore alla terapia di conversione all'estero, trarre profitto dalla fornitura della terapia di conversione e pubblicizzare o promuovere la pratica, con pene da due a cinque anni di prigione. Consigliare ad un giovane, anche da parte dei genitori, di accettare il corpo in cui è nato è considerato "terapia di conversione" punibile sino a 5 anni di galera e, allo stesso modo, si mettono ‘fuori legge’ gli insegnamenti fondamentali del cristianesimo biblico.

I Vescovi cattolici che,  molto preoccupati, avevano sperato in cambiamenti del Senato, sono stati delusi; la Coalizione cristiana ‘Campaign Life’ protesta contro una legge che mina la democrazia e rende il “cristianesimo illegale”. Sia chiaro, la ghigliottina ai diritti di libertà religiosa, coscienza e dei genitori è, in realtà, una censura a Dio Creatore, sacrificato sull’altare dei dogmi LGBTI.