Contro le nozze gay? Sei una zavorra del paese
Insulti del sottosegretario alle Riforme al senatore Giovanardi durante Linea Notte TG3. È questo il vero volto di un politico a cui piace presentarsi come un pacato dialogante, ma che in realtà dimostra di essere intollerante.
L’onorevole Ivan Scalfarotto, indefesso paladino dell’omonimo disegno di legge contro l’omofobia, ha definito «zavorra» tutti coloro che si oppongono all’agenda omosessualista, ai matrimoni gay, alle adozioni di minori da parte di coppie dello stesso sesso, alla fecondazione eterologa, alla legge contro l’omofobia, e a tutto lo stucchevole armamentario gay friendly. Un insulto in piena regola che poco si addice ad un democrat che si picca di apparire come un pacato dialogante, e che viene spacciato come il volto più presentabile e moderato del mondo omosessuale. L’onorevole Scalfarotto, infatti, è troppo colto ed intelligente per non sapere che il termine “zavorra”, oltre a significare l’insieme di pesi utilizzati nelle navi e negli aerostati per assicurane la stabilità, ha pure un’accezione figurata e spregiativa, nel senso indicato dal prestigioso Vocabolario Treccani: «persona che costituisce un peso inutile, senza valore, ingombrante o fastidioso».
Il lupo, in realtà, ha gettato la maschera la notte del 19 giugno scorso in diretta TV alla trasmissione “Linea Notte TG3”. In quell’occasione, infatti, l’onorevole Scalfarotto, in piena crisi di nervi, ha inveito contro il senatore Carlo Giovanardi, definendolo testualmente «la zavorra di questo paese». L’ingiuriato senatore, peraltro, si era limitato ad esprimere la posizione di milioni di italiani circa i summenzionati temi, dall’adozione gay alla fecondazione eterologa, passando per il matrimonio omosessuale e la legge liberticida sull’omofobia. Prendiamo atto – con una certa qual preoccupazione – dell’opinione che l’onorevole Scalfarotto ha di questi italiani.
Bisogna dire che quando Scalfarotto perde le staffe riesce a dare il meglio di sé. Lo ha dimostrato, per esempio, lo scorso 26 marzo, quando dalle colonne di Repubblica ha attaccato il collega di governo Gabriele Toccafondi, Sottosegretario all’Istruzione. Questo l’affondo: «L’idea di un contraddittorio nelle scuole tra posizioni diverse sulla lotta all’omofobia fa a pugni con il buon senso. Toccafondi suggerisce forse di invitare i negazionisti quando si parla di antisemitismo?».
Prospettare una posizione critica sul disegno di legge contro l’omofobia, secondo il verbo scalfarottiano, significherebbe, quindi, essere bollati come negazionisti dell’Olocausto. Tutta questa follia sembra, purtroppo, rendere ancora più drammaticamente vero quanto scritto da Melanie Phillips, intelligente e prestigiosa giornalista britannica, in un suo celebre editoriale pubblicato sul quotidiano Daily Mail il 24 gennaio 2011, in cui denunciava l’intolleranza dell’ideologia gay e il fatto che gli stessi omosessuali «rischiano di diventare i nuovi Maccartisti». Il rischio di trovarci di fronte ad una nuova forma di maccartismo da parte delle lobby omosessualiste rappresenta davvero un pericolo concreto e reale. Oggi il clima di caccia alle streghe contro gli “omofobi” si percepisce sempre più nettamente, e sempre più inquitantemente.
Ad ulteriore commento dell’infelice sortita televisiva di Scalfarotto occorre aggiungere che quando i nervi fanno saltare il finto aplomb anglosassone e fanno cadere il velo di ipocrisia, si arriva persino a perdere il senso delle istituzioni. Durante la citata e poco edificante perfomance del 19 giugno, Scalfarotto, infatti, è arrivato ad offendere pubblicamente un senatore della Repubblica, dimenticandosi che attualmente egli riveste la carica di Sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento. Davvero l’ideologia obnubila la mente arrivando a far travalicare i limiti della decenza a livello personale e istituzionale.