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OBAMACARE

Contraccezione, la Corte Suprema boccia Obama

La Corte Suprema sentenzia contro uno dei punti cardine dell'Obamacare. Le società profit possono rifiutarsi di acquistare polizze (altrimenti obbligatorie) che includano la copertura sanitaria per contraccettivi e abortivi.

Libertà religiosa 01_07_2014
Corte Suprema

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha votato, con una maggioranza di 5 giudici contro 4, per una maggior libertà. L’assicurazione obbligatoria che i datori di lavoro devono comprare per i loro dipendenti, così come è prevista dalla riforma della sanità di Barack Obama (Obamacare), prevede anche la copertura di trattamenti e medicinali anticoncezionali e abortivi. Dopo la sentenza, queste coperture possono essere escluse, nel caso che, ad acquistarla, sia un’azienda con solide convinzioni religiose, anche se questa è organizzata in forma societaria, una Closely Held Corporation (società in cui la maggioranza del capitale è in possesso di pochi soggetti ma che, a differenza della Closed Corporation, ha un elevato volume di titoli che viene scambiato sul mercato).

Si tratta di una sentenza di importanza strategica, perché questa forma societaria riguarda il 90% delle aziende americane. Potenzialmente, dunque, è un colpo mortale alla Obamacare: quasi più nessuno sarà obbligato ad acquistare quel tipo di assicurazione sanitaria (che include contraccezione e medicinali abortivi) per i propri dipendenti, dietro obiezioni di tipo religioso. Sfuma così il progetto di Obama di imporre la sua agenda progressista per via sanitaria.

Il rapporto di maggioranza della Corte Suprema è stato redatto dal campione dei giudici conservatori, Samuel Alito, un uomo della vecchia guardia, nominato da George W. Bush e fiero difensore della legge naturale. Rifacendosi al Religious Freedom Restoration Act (Rfra) del 1993, Samuel Alito, nel suo rapporto di 49 pagine, ha precisato che una compagnia può difendere il suo punto di vista religioso; mentre il governo può imporre un obbligo che vada ad intaccare la libertà di religione, solo se è materia di interesse fondamentale per il governo stesso e comunque nel modo meno invasivo possibile

“Possiamo chiederci quanto la polizza obbligatoria contraccettiva vada ad intaccare la libertà di pratica religiosa – si legge nel rapporto di maggioranza – e non c’è dubbio che la intacchi”. Inoltre “Noi respingiamo l’argomento del Dipartimento della Sanità secondo cui i proprietari di compagnie debbano rinunciare ad ogni protezione prevista dall’Rfra nel momento in cui decidono di organizzare la loro azienda sotto forma di società, invece che mantenervi la proprietà individuale o in nome collettivo”. E dunque: “In termini chiari, l’Rfra stabilisce che il Congresso non deve discriminare uomini e donne che intendono amministrare la loro azienda come società profit, ma entro i limiti richiesti dal loro credo religioso”. Il rapporto di maggioranza stabilisce infine che l’obbligo di contraccezione e aborto non sia affatto il metodo meno invasivo di intervento del governo sulla volontà delle compagnie private.

Ad aver iniziato la causa, due anni fa, e ad averla vinta ieri, è stata la catena di negozi di artigianato Hobby Lobby, basata in Oklahoma City e di proprietà della famiglia Green, profondamente cristiana (la domenica tutti i loro negozi sono chiusi) e altrettanto profondamente contraria all’idea di pagare ai propri dipendenti un’assicurazione obbligatoria che include anche le spese per aborto e contraccezione. «La nostra famiglia è entusiasta per la decisione della Corte Suprema – ha dichiarato Barbara Green – Oggi, il tribunale più importante della nazione ha riaffermato l’importanza vitale della libertà di religione quale uno dei principi fondamentali del nostro Paese. La decisione della Corte è una vittoria, non solo per la nostra azienda di famiglia, ma anche per tutti coloro che cercano di vivere secondo la loro fede. Noi siamo grati a Dio e a tutti coloro che ci hanno sostenuto in questo viaggio difficile». «Questa sfida legale ha sempre riguardato una e una cosa soltanto: il diritto della nostra famiglia a vivere sinceramente e profondamente le proprie convinzioni religiose, così come è garantito dalla legge e dalla Costituzione. Gli imprenditori non devono essere mai costretti a scegliere se disobbedire alla loro fede o disobbedire alla legge».

A combattere assieme a Hobby Lobby c’era un’altra azienda cristiana, la Conestoga Wood Specialties, basata in Pennsylvania e specializzata in artigianato in legno. L’azienda, di proprietà di Norman Hahn e del figlio Anthony, mennoniti (cristiani anabattisti) ha fatto causa al Dipartimento della Sanità contro l’imposizione della assicurazione obbligatoria e, inizialmente, l’hanno persa. Nel 2013, dietro sentenza della Corte d’Appello (terzo circuito) gli Hahn erano stati condannati a pagare una multa di 95mila dollari al giorno, 100 dollari per ogni dipendente. La sentenza della Corte Suprema li ha liberati da questo immenso fardello economico che li avrebbe certamente portati al fallimento. Perché difendevano la vita.