Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
L'INTERVISTA / Krzysztof Wasowski

Conti bloccati, un "avvertimento" ai dehoniani polacchi

Ascolta la versione audio dell'articolo

La nuova Polonia "democratica" prosegue la lotta contro la Chiesa e il caso Olszewski non finisce: la sua congregazione ha subito un blocco di due settimane che appare legato alla cauzione per il rilascio, dice a La Bussola l'avvocato del religioso.

Esteri 18_11_2024

«Dal 1° novembre, 28 conti dei sacerdoti del Sacro Cuore, cioè i conti di 28 case religiose e delle iniziative dei dehoniani polacchi, sono stati bloccati dalla banca BNP Paribas». Questa preoccupante notizia è stata data dall’avvocato Krzysztof Wasowski, difensore di padre Michal Olszewski, dehoniano polacco che è appena uscito dalla lunga permanenza in prigione, dove è finito senza processo, con le vaghe accuse legate alle sovvenzioni ricevute dal Ministero della Giustizia per la costruzione del centro “Arcipelago – Isole libere da violenza”. Padre Michal è stato rilasciato il 25 ottobre dopo il pagamento di una consistente cauzione richiesta dal giudice: tale cauzione è stata pagata dalla sua congregazione.

Come ha spiegato l’avvocato Wasowski, i conti sono stati bloccati dalla banca BNP Paribas. «Fortunatamente, questa è una delle banche in cui i dehoniani delle varie comunità hanno i conti. Loro hanno molte case e dozzine di istituzioni che utilizzano conti bancari diversi e, nel caso di questi 28 conti nella banca BNP Paribas, non riescono a scoprire cosa sia successo». Secondo Wasowski c’è il sospetto che tutto ciò sia legato alle attività della Procura e abbia qualcosa a che fare con la famosa cauzione per il rilascio di padre Olszewski, come riferisce a La Bussola.

Perché questo sospetto, avvocato?
Perché quando è stata pagata la cauzione per il rilascio di padre Michal, la Procura disse che avrebbe controllato il denaro. Ma la cosa strana è che la cauzione è stata pagata dal conto nella banca PEKAO S.A. e non da BNP Paribas.

Ma in Polonia le istituzioni non possono pagare delle cauzioni e non si possono fare le collette per delle cauzioni. Allora come hanno fatto i dehoniani?
È vero che la cauzione deve essere pagata da una persona fisica. Allora i dehoniani hanno fatto “un prestito” al loro vice-provinciale che in questo modo ha potuto pagare la somma richiesta dal giudice tramite la banca PEKAO S.A. Quindi cosa stia facendo BNP Paribas, davvero non lo sappiamo. Il fatto è che i dehoniani non hanno ricevuto alcuna informazione dalla banca sul motivo per cui sta bloccando i loro conti. Stiamo avviando l'interrogazione e spero che l'Autorità polacca di vigilanza finanziaria si interessi a questo caso. Anche la Procura. Come si può negare l'accesso al conto, ad esempio, di una casa religiosa che non c'entra niente con la questione della cauzione?

Magari i conti sono stati bloccati per qualche problema tecnico?
Non credo che si tratti di un errore tecnico. Come è possibile che una banca blocchi conti di qualsiasi entità senza fornire una motivazione? Questo è semplicemente scioccante. La banca dovrà rispondere perché sta bloccando i conti e chi ha preso tale decisione. Bisogna sapere che da questi conti viene mandato il denaro per le missioni dei sacerdoti dei dehoniani, sia in Ucraina che in Bielorussia.

La Procura sta "controllando” la cauzione" che è stata già accettata. Non è strano?
Molto strano. Per gli avvocati è un'azione assolutamente fuori norma. La cauzione è stata pagata nel modo più trasparente possibile, non abbiamo raccolto denaro da altre persone, abbiamo messo in guardia contro la raccolta di denaro perché è semplicemente illegale. I sacerdoti del Sacro Cuore hanno raccolto il denaro, il proprio denaro, che avevano nei loro conti bancari. Questi soldi non li hanno presi da fuori, non li hanno presi nemmeno da Roma.
Bisogna ricordare che padre Olszewski è stato colpito da un'altra decisione del tribunale: prima il sequestro dei conti della Fondazione "Profeto" da parte della procura (padre Michal è a capo di questa Fondazione che si occupa della missione evangelizzatrice); poi il tribunale distrettuale di Varsavia ha deciso che il sacerdote non ha alcun "interesse legale" ad appellarsi contro la decisione del sequestro. È interessante notare che i giudici hanno sequestrato conti con le offerte della gente per il lavoro di evangelizzazione della Fondazione e che non contenevano mai fondi del Ministero della Giustizia.

Come dice il suo collega, l’avvocato Michal Skwarzynski lo scopo della Procura è semplicemente “affamare” la Fondazione “Profeto” che senza questi soldi non può funzionare normalmente e, di conseguenza, dovrebbe chiudere. «Si tratta anche di restrizioni dei diritti religiosi di un sacerdote che svolge attività di evangelizzazione e alla sua missione religiosa. Dopotutto è un sacerdote e ha sempre ricevuto sostegno, anche economico, da parte dei fedeli» – ha constatato Skwarzynski, aggiungendo: «Questo dovrebbe essere un avvertimento lanciato agli altri sacerdoti che svolgono attività di evangelizzazione. Non è un caso che nello stesso periodo sia sotto attacco padre Tadeusz Rydzyk (il fondatore di Radio Maryja in Polonia) e che le azioni della procura siano una via diretta per scatenare la guerra contro la Chiesa». Concorda con questa analisi del suo collega?  
Concordo pienamente con la diagnosi dell’avvocato Skwarzynski. Ho la stessa impressione.

Mentre stiamo parlando (il 15 novembre, venerdì pomeriggio), le agenzie hanno dato la notizia che i conti sono stati sbloccati…
Tanto meglio. Ma questo non cambia il fatto che i conti rimanevano bloccati per ben due settimane e che rimane valida l’analisi della situazione.

 



Fumus persecutionis

Polonia, la Procura vuole tenere in galera padre Olszewski

La Procura polacca muove nuove accuse contro p. Olszewski, contestandogli il “riciclaggio di denaro”. «Un’assurdità», dice in un’intervista alla Bussola l’avvocato del sacerdote, sottolineando il ruolo dei media e di Tusk nella vicenda.

Intervista / Avv. Wąsowski

Finalmente libero padre Olszewski, vittima della vendetta di Tusk & Co.

Dopo 7 mesi di arresto “esplorativo”, liberati – dietro cauzione monstre – padre Michał Olszewski e due ex funzionarie del Ministero della Giustizia. «La Procura non ha prove concrete, ma ha tentato di distruggere i miei assistiti con il fine di colpire l’attuale opposizione». La Bussola intervista in esclusiva l’avvocato dei tre imputati, Krzysztof Wąsowski.

POLONIA AL BIVIO

Il presidente Duda condanna il governo Tusk e i suoi metodi sovietici

La Polonia viene vista spesso come una nazione governata da un governo liberale europeista, dopo un periodo oscurantista. Non è così. Sentire il duro discorso del presidente Duda per capirlo.