Contestazione alla Roccella: io c'ero e vi racconto
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Eugenia Roccella non ha potuto presentare, al Salone del Libro di Torino, il suo ultimo libro Una Famiglia Radicale. È stata infatti bloccata da una violenta contestazione di femministe ed ecologisti radicali. Il racconto di don Salvatore Vitiello, spettatore della vicenda.
Sabato 20 maggio, sotto una pioggia fittissima ed un traffico impazzito, riesco ad arrivare con fatica al Salone del Libro dove, su invito dell’Assessore alle politiche sociali della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, vorrei ascoltare la presentazione del libro: Una Famiglia Radicale di Eugenia Maria Roccella, Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, che interviene in presenza. Arrivo, non per merito ma per errore, in largo anticipo alle 12.30; l’inizio è alle 13.00.
Subito mi insospettisce il numero di agenti in borghese della Digos, che iniziano a controllare documenti di identità e ad ispezionare zainetti, ma attribuisco il tutto ai normali controlli di sicurezza, per la presenza di un Ministro del governo (imperdonabile ingenuo!). Alle 13.00, puntuale, Maurizio Marrone introduce il Ministro, in modo autorevole e sobrio, sottolineandone la storia personale e, quindi, il valore autobiografico del libro: il lungo cammino dai Radicali a Fratelli d’Italia. Ringrazia il Ministro per la sua presenza e le cede il microfono.
Scoppia la bufera. Non appena il Ministro prende il microfono in mano, un centinaio di disturbatori iniziano ad urlare in modo assordante, impedendole letteralmente di parlare. Sono esponenti (così si auto-identificano) di “Non una di meno” ed “Extinction Rebellion”, che, urlando slogan del tipo: “Via il governo dalle nostre mutande”, coprono ogni tentativo di normale democratico confronto. Il Ministro, con una capacità di mediazione ed una carità che solo i cristiani hanno, innanzitutto impedisce alle forze dell’ordine di allontanare i manifestanti, che intanto si spiaggiano a terra a peso morto, in segno di resistenza, ed invita un loro rappresentante al dialogo, per capire quali siano le loro ragioni.
Una ragazzina sale sul palco e, appena preso il microfono, evidentemente incapace di parlare a braccio, inizia a leggere un foglio prestampato, con una serie di rivendicazioni che vanno dall’emergenza ecologica al diritto allo studio, dal “diritto” all’aborto alle violenze sulle donne, passando per i cosiddetti diritti lgtbq+. È un fiume in piena, inarrestabile, che come un flipper, sventola slogan privi di ragioni e di capacità argomentativa.
Il Ministro le ricorda che l’ha invitata ad un confronto, non a tenere una conferenza, e tutti hanno ascoltato la “flipperata”. Ma appena la ragazzina finisce, termina l’ascolto, ricomincia la bagarre, ed il ministro nemmeno può parlare. La prima domanda che sorge è: ma che idea hanno queste persona di democrazia, di libertà di espressione, di rispetto per l’altro? L’impressione è stata di una violenza inaudita, che pensavo superata nel nostro Paese, ma evidentemente non è così. Perfino a saggi interventi del ministro: “Se ci tenete alle donne, schieratevi contro lo sfruttamento dell’utero in affitto” (ragionevolissimo), non esplodono che fischi ed urla.
Un timido coro degli ospiti si alza: “Basta basta lasciateci sentire” e la contestazione risponde: “Basta basta lasciateci abortire”. Allora capisco che il vero unico tema è davvero la difesa della vita e che non ci sono possibili mediazioni: o si difende la vita e l’uomo, o si precipita in una violenza incontrollata, che nulla ha di democratico. Uno dei manifestanti, a mio lato, nella foga, proclama una bestemmia. A quel punto gli faccio notare che la bestemmia è reato! Mi risponde: “Anche lei commette un reato, essendo contrario all’aborto, che è una legge dello Stato” (alla faccia della rivoluzione!). E io: “È lecito obiettare a leggi ingiuste” risponde: “Perché glielo permettono”.
Allora capisco la vera posta in gioco: la libertà! La libertà di pensiero, di espressione, di giudizio, di obiezione al male. Queste manifestazioni, che impediscono la libera espressione, sono anticostituzionali e rappresentano un pericolo per la democrazia. Ma soprattutto ho avuto l’impressione di stare di fronte a proteste a-logiche, senza un Logos, che hanno obliterato ogni capacità di umano ragionamento e non tollerano che qualcuno ancora utilizzi la ragione.
Alla fine capisco che non ci sarà alcuna presentazione del libro, saluto il Ministro Roccella, congratulandomi per lo stile e la pazienza cristiani, e perciò autenticamente democratici, e confidandole che, durante la contestazione, ho pregato molto: per lei e per i contestatori, pronunciando interiormente una preghiera di esorcismo, perché davvero la sensazione è stata di una presenza del male e del maligno, che solo la preghiera e l’offerta possono contenere e allontanare. Torino, ancora una volta, si presenta come “laboratorio di morte”.
*www.logosepersona.it