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LE CONSEGUENZE DEL COVID

Confessione in quarantena, ignorata da molti pastori

Tante persone si sentono ancora scoraggiate e avvilite di fronte all’impossibilità che perdura ancora di confessarsi. In tutti in questi mesi abbiamo sentito a iosa parlare di “violazione delle regole”, ma è stata totalmente ignorata nel mondo della Chiesa Cattolica la realtà del “peccato” che è all’origine di tanti mali esistenziali del nostro tempo. Realtà ignorata anche da molti pastori che, terrorizzati da uno pseudo contagio, tutt’ora non si rendono disponibili ad un incontro a tu per tu con i loro fedeli, pur con le dovute precauzioni sanitarie. 

Editoriali 12_07_2020

“Datemi buoni confessori e rinnoverò dalle fondamenta tutta la Cristianità”.
S. Pio V

Nessuno può avere dubbi sul fatto che in questi mesi è aumentato il caos: a livello politico, sociale, umano e spirituale. Se solo guardiamo alla società, l’elevato tasso di disoccupazione ha prodotto un forte impatto negativo, non solo sulla produttività e sulla ricchezza della società intera, ma anche su quell’aspetto dell’uomo meno evidente e visibile, qual è la sua umanità, la sua psiche e la sua anima.

Ma da questa confusione non si salva neanche la dimensione spirituale. I fedeli cattolici si sono ben presto visti privati delle loro difese spirituali, date dall’accesso ai Sacramenti.

Le nostre coscienze si sentono come disorientate, non tanto per le varie proposte culturali e sociali propinateci dallo Stato, ma per le palesi contraddizioni emerse a motivo delle paure, del panico, delle titubanze rispetto ad una decisa affermazione, sancita dalla Costituzione, dei principi propri della nostra fede Cattolica. Le calamità hanno sempre percorso i secoli e la storia degli uomini riproponendosi in modo quasi ciclico, quindi - come dice il Qoelet - “non c’è nulla di nuovo sotto il sole”.

Con tutto il rispetto e obbedienza dovute ai nostri Pastori, non possiamo però non dire che questa forma di sottomissione palesemente espressa da alcuni rappresentanti della Chiesa Cattolica ha dell’incredibile. È una sottomissione e una obbedienza quasi pedissequa, ammantata da buonismo, a leggi ad evidente sfondo illiberale a cui si è accompagnata una ossequiosa riverenza nei confronti di alcune posizioni politiche.

Ho ascoltato tante persone in questo periodo e mi pare evidente che questo modo di porsi ha provocato una sorta di crisi etico-spirituale in molti fedeli, avviandoli di conseguenza, seppur inconsciamente, verso una fase di rassegnazione, per non dire di apatia, nei confronti dei richiami dello Spirito.

È come se ci fossimo dimenticati che la Fede è, prima di tutto, un’esperienza vissuta e di comunione con Gesù e i fratelli. Questa esperienza ci porta a guardare al di là delle cose apparenti e materiali, aiutandoci a cercare il senso profondo, nascosto nell’esperienza della vita quotidiana, sia nel dolore che nella gioia. La Fede il risveglio, dentro di noi, di una vita che ci conduce oltre.

In questi stranissimi mesi dominati dal Coronavirus, ossessionati dal contagio, compressi da imposizioni normative, che hanno schiacciato le più elementari forme di libertà personale, non ci siamo accorti che un’enorme quantità di confusione fangosa ci ha invaso!

Sì, perché in questi mesi, tutto questo ci ha impedito di esprimere liberamente, non solo la dimensione divina-spirituale, con il divieto di partecipare ad eventi liturgici e sacramentali (vedi confessioni, funerali riguardanti anche più persone venute meno nello stesso ambito famigliare etc.), ma persino la delusione di vedere irriso il bisogno di un incontro personale con Cristo e la famiglia dei credenti: cioè la Comunità Cristiana (un personaggio famoso ha detto che possiamo pregare e incontrare il Signore anche nel gabinetto. Bene, vorrei invitare quelli che la pensano così a invitare i propri cari al Gabinetto e poi riferire le impressioni).

Soprattutto tante persone ci hanno confidato che si sentono scoraggiate e avvilite, di fronte all’impossibilità, che va avanti da mesi e perdura ancora, di confessarsi.

In tutti in questi mesi abbiamo sentito a iosa parlare di “reati”, di “violazione delle regole”… di violazione di alcuni dei “decreti legge” emessi a motivo del Covid-19.

Ma è stata totalmente ignorata, e naturalmente parlo nel mondo della Chiesa Cattolica, la realtà del “peccato” che, purtroppo, per i Cristiani è all’origine di tanti mali esistenziali in specie nel nostro tempo. Realtà ignorata anche da molti pastori che, terrorizzati da uno pseudo contagio, tutt’ora non si rendono disponibili ad un incontro a tu per tu con i loro fedeli, pur con le dovute precauzioni sanitarie.

“Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi!” 1^ Gv. 1,8. E così, portandoci dentro queste ferite umane e spirituali non sanate, trasformiamo la nostra vita in una condizione di debolezza direi incancrenita! Così come un “iceberg” che evidenzia solo la punta…  anche per noi, gran parte del nostro mondo di debolezza e sofferenza, rimane sommerso!

Questo è un pericolo estremamente serio: nella vita degli uomini, ci sono molte malattie ma, grazie al Cielo, ci sono pure delle cure per avversarle e curarle.

Ora questo succede anche nel mondo dello Spirito: i peccati ci sono, le malattie dell’anima pure: che catastrofe impedirci le cure che il Signore ha messo a nostra disposizione, visto che è venuto “non per i sani che non hanno bisogno del medico… ma per gli ammalati!” Mt. 9.12

Che bello sentirci dire:Coraggio figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mt. 9.2)

Noi Cristiani non cerchiamo “tranquillanti”, anzi, non li vogliamo proprio!!!
Ciò che cerchiamo è l’abbraccio forte di Gesù che ci incoraggia e piano piano ci innalza: è bellissimo riscoprire la nostra identità di Figli di Dio.

*Missionaria, fondatrice della comunità Shalom