Compromessi o radicalità?
Non può essere mio discepolo (Lc 14,26)
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». (Lc 14,25-33)
Non si può seguire Gesù facendo compromessi, occorre la radicalità. Infatti il Signore insegna che per diventare suoi discepoli, dobbiamo mettere Lui al primo posto, amandolo più di qualsiasi altra cosa, anche più delle relazioni familiari e della propria vita. Occorre quindi sopportare le sfide e i sacrifici del cammino spirituale. Inoltre, Gesù sottolinea l'importanza della pianificazione e della costanza nel perseguire la sua via, come fa chi vuol costruire una torre o a condurre una guerra. Sei pronto all'impegno profondo richiesto da Gesù ai suoi discepoli e a rinunciare anche agli affetti terreni se questi fossero di ostacolo al compiere la Sua volontà?