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C’è chi dice no

Commissione USA libertà religiosa vs Finlandia

La Commissione USA sulla libertà religiosa nel mondo chiede di mettere in stato di accusa un pubblico ministero finlandese che ha inquisito una parlamentare e un vescovo perchè non filo LGBT.

Gender Watch 03_06_2021

La Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa nel mondo chiede al governo di mettere in stato di accusa un pubblico ministero finlandese che ha inquisito una parlamentare e un vescovo. La prima per aver scritto un libro critico sull’omosessualità, il secondo per averlo pubblicato.

Riportiamo la lettera della Commissione indirizzata al governo.

«Lettera alla Commissione degli Stati Uniti d’America sulla libertà religiosa nel mondo

28 maggio 2021

All’attenzione del presidente [Anurima] Bhargava, del vicepresidente Perkins e dei commissari Bauer, [James W.] Carr, [Frederick A.] Davie, Maenza, [Johnnie] Moore e Turkel

In Finlandia il pubblico ministero ha avviato azioni penali che costringeranno il clero e i credenti finlandesi a dover scegliere fra il carcere e la rinuncia agli insegnamenti propri alla fede che professano.

Anzitutto il pubblico ministero, Raija Toiviainen, ha accusato Päivi Räsänen, parlamentare e già ministro dell’Interno, contestandole tre fattispecie di «agitazione su base etnica» per aver esposto serenamente la propria visione su matrimonio e sessualità. Le accuse derivano dal fatto che la Räsänen è l’autrice di un libretto, risalente al 2004, intitolato Male and Female He Created Them: Homosexual Relationships Challenge the Christian Concept of Humanity, pubblicato dalla Luther Foundation. Nel testo la Räsänen afferma che la Chiesa debba considerare peccato le pratiche omosessuali, in base a quanto insegnano la Bibbia ebraica e le Scritture cristiane.

In secondo luogo il pubblico ministero ha accusato il vescovo designato della Diocesi missionaria di Finlandia della Chiesa Evangelica Luterana, il reverendo Juhana Pohjola, di «agitazione su base etnica» per avere pubblicato l’opuscolo della Räsänen.

Queste accuse, rivolte a un membro di spicco dell’assemblea legislativa e a un vescovo, sono un messaggio inequivocabile mandato ai cittadini finlandesi di ogni rango e posizione: chi si attenga a quanto insegnano le tradizioni ebraica, cristiana, islamica e pure quelle di diverse altre religioni su matrimonio e morale sessuale non potrà considerarsi al sicuro dalle aggressioni dello Stato, qualora, come il vescovo Pohjiola e la signora Räsänen, esprimessero le proprie convinzioni morali e religiose.

Queste azioni giuridiche costituiscono una grave violazione dei diritti umani. In particolare violano l’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani, l’articolo 18 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e anche l’articolo 10 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, tutti documenti che affermano il diritto di ogni persona «a manifestare, insegnando, la propria religione o il proprio credo». Violano parimenti numerose disposizioni della Dichiarazione per l’eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione basate sulla religione o sulla fede, inclusa l’affermazione del diritto di «scrivere, pubblicare e diffondere pubblicazioni sul tema» esprimendo i contenuti propri al credo religioso che si professa.

Codeste azioni giuridiche non possono essere infatti intese come mera applicazione di una legge si stampo europeo atta a colpire l’“istigazione all’odio”. Nessun equilibrio fra beni di ordine pubblico, eguaglianza civica e la libertà religiosa che voglia essere minimamente ragionevole potrà mai rendere accettabile questa soppressione del diritto di professare e di esprimere la propria fede. Azioni di questo tipo sono inequivocabili atti di sopruso.

In difesa di questi diritti di espressione e di libertà religiosa internazionalmente riconosciuti gli Stati Uniti d’America debbono ora rispondere agli abusi commessi in Finlandia, così come di recente hanno risposto ad altre violazioni della libertà religiosa avvenuti in Paesi non occidentali.

Per esempio, nel 2020, il Dipartimento di Stato ha accusato il capo dell’Ufficio per la sicurezza pubblica di Xiamen di aver violato i diritti umani in base alla Sezione 7031(c) Department of State, Foreign Operations, and Related Programs Appropriations Act of 2020, poiché coinvolto nella detenzione e negli interrogatori di aderenti al Falun Gong colpevoli di praticare il proprio credo. Nel 2020 e nel 2021 il ministero del Tesoro e il Dipartimento di Stato hanno analogamente accusato numerosi funzionari cinesi nello Xinjiang per il ruolo svolto nell’incarcerazione di musulmani uiguri. Il suo grado di funzionario europeo non deve porre il pubblico ministero Toiviainen al riparo delle sanzioni che le spettano per gli abusi commessi ai danni dei cristiani tradizionali finlandesi.

Chiediamo pertanto rispettosamente che l’USCIRF si rivolga al Segretario di Stato, Anthony Blinken, affinché ritenga responsabile il pubblico ministero Toiviainen in base alla Sezione 7031(c), la quale impone al Segretario di negare il visto ai funzionari (e ai loro familiari) coinvolti in «gravi violazioni dei diritti umani».

Chiediamo inoltre che l’USCIRF si rivolga al ministro del Tesoro, Janet Yellen, affinché citi in giudizio il pubblico ministero Toiviainen in base al Global Magnitsky Act e alle normative connesse. L’Ordine esecutivo 13818 conferisce al ministro il potere di accusare e di imporre sanzioni economiche a chi si sia «reso responsabile o complice, o sia direttamente o indirettamente coinvolto, in violazioni gravi dei diritti umani». Il pubblico ministero Toiviainen, infatti, così come qualunque altro ne appoggi la condotta, corrispondono ai casi contemplati dalla legge.

Facciamo infine notare che una violazione dei diritti umani di questa portata non conosce prescrizione. Qualora le richieste dell’USCIRF di chiamare in causa e di sanzionare il pubblico ministero Toiviainen e i suoi complici dovessero cadere nel vuoto, chiediamo rispettosamente che l’USCIRF non lasci invece perdere la questione. Chiediamo di continuare a esercitare pressione sul nostro governo affinché esso usi il potere conferitogli dalla legge e adempia il proprio dovere, in base alla normativa vigente negli Stati Uniti, di soccorrere le vittime di violazioni dei diritti umani, fra cui Päivi Räsänen e il vescovo Juhana Pohjola. Chiediamo inoltre che l’USCIRF prenda atto della violazione dei diritti umani perpetrata dal pubblico ministero finlandese quando valuterà lo stato della libertà religiosa nei Paesi del mondo, stilata nel suo rapporto annuale.

Peter Berkowitz
Ted and Dianne Taube Senior Fellow, Hoover Institution, Università di Stanford 

Keegan Callanan 
Professore associato di Scienze politiche nel College di Middlebury

Carlos Eire 
Titolare della cattedra «L. Riggs» di Storia e Studi religiosi nell’Università Yale

Robert P. George 
Titolare della cattedra «McCormick» di Diritto, Direttore del James Madison Program in American Ideals and Institutions nell’Università di Princeton

Mary Ann Glendon 
Titolare della cattedra «Learned Hand» di Diritto, emerita, nell’Università Harvard

Sergiu Klainerman 
Titolare della cattedra «Eugene Higgins» di Matematica nell’Università di Princeton 

John B. Londregan 
Professore di Politica e affari internazionali nell’Università di Princeton 

Jacqueline C. Rivers 
Docente di Studi africani e afroamericani nell’Università Harvard, Executive Director del Seymour Institute for Black Church and Policy Studies 

David Rivkin 
Partner dello studio legale BakerHostetler di Washington 

Adrian Vermeule 
Ralph S. Tyler, Jr. Professor di Diritto costituzionale nell’Università Harvard

(I ruoli istituzionali sono indicati per la corretta identificazione dei firmatari)».