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LA SORPRESA PANZERI

Com'è Libero il piddino che vuole aborto e unioni gay

Il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, con un editoriale ha fatto piazza pulita delle smanie  su gay e matrimoni omosessuali. Libero del direttore Belpietro, invece da tempo ospita le opinioni di Antonio Panzeri, l’europarlamentare Pd che vuole imporre l’aborto come diritto e le unioni gay. 

Politica 16_03_2015
Antonio Panzeri

Grazie anche a lui, l’aborto e i matrimoni gay sono entrate a far parte dei diritti dell’uomo, come la libertà di pensiero e la libertà di coscienza e religiosa. Diritti illimitati e senza condizioni. Lui è l’europarlamentare Pd Pier Antonio Panzeri, che a Strasburgo ha presentato il «Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2013 e la politica Ue in materia» e votato da tutta la sinistra, compresi i cattolici del partito di Renzi.  E fa niente se nessuna convenzione internazionale prevede un simile diritto (né la Carta Onu, né la Convenzione europea). E anche se quel rapporto si permette di esprimere «rammarico» nei confronti sia del referendum svolto in Croazia per limitare il matrimonio alla sola unione tra uomo e donna, sia di un analogo voto in Slovacchia, o che la Macedonia stia valutando una legge per vietare il matrimonio omosessuale. Ingerenza europea ma per nulla democratica questa di Panzeri. 

Bergamasco, Antonio Panzeri è al suo secondo mandato a Strasburgo. Una passione per l’Europa nata già quando era Segretario Generale della Camera del Lavoro di Milano, diventando poi responsabile nazionale della Cgil per le politiche europee. Infaticabile e presenzialista, a Strasburgo il tipo presiede una quantità industriali di commissioni, sotto comitati, delegazioni e gruppi di lavoro. Sul suo sito internet dà quotidianamente conto dei suoi interventi in aula, degli sforzi per favorire «le relazioni con i paesi del Maghreb e l’Unione del Maghreb arabo» e di cosa fa quando non interviene o non lavora per la pace nel Mediterraneo. Scrivi libri, si legge ancora sul sito, ed è anche «titolare di una rubrica settimanale su un quotidiano nazionale».

Ma dai, quale? Inutile cercare a sinistra come logica vorrebbe: difficile da credere, ma il piddino e gay friendly Panzeri rubricheggia su Libero, il secondo quotidiano di riferimento del centrodestra italiano. Ma che ci fa uno come lui, piddino doc ed ex sindacalista Cgil su un giornale che appena vede rosso diventa un toro, che su immigrati e islam sta con Salvini e Le Pen, che considera i cattocomunisti peggio dei musulmani e che su gay, matrimoni omosessuali e follie gender non transige (giustamente) di un millimetro? Misteri misteriosi che solo il direttore Belpietro potrebbe essere (forse) in grado di spiegare. La presenza di Panzeri su Libero è un ossimoro: è come se Repubblica affidasse a Maurizio Gasparri una rubrica sulla Rai, Avvenire uno spazio fisso all'ateo Odifreddi per i suoi "Colloqui con Dio" o il Fatto Quotidiano la posta dei lettori all’avvocato Ghedini. 

È vero che la rubrica, "Mal d'Africa" dell’europarlamentare Pd è abilmente nascosta in una colonnina nella pagina degli Esteri e non si occupa di temi etici e libertà civili, ma pure con i suoi interventi di politica internazionale, Panzeri in diverse occasioni ha procurato delle belle grane a Libero. Soprattutto quando fondeggia di Israele e dei palestinesi.  «Libero continua a pubblicare la disinformazione antisraeliana dell'eurodeputato del Pd Antonio Panzeri», scriveva qualche tempo fa Informazione corretta, sito che verifica come giornali italiani presentano Israele e il Medioriente, «il quale giunge a sostenere che l'accordo di Fatah con Hamas, un'organizzazione terroristica e antisemita che vuole distruggere Israele, aprirebbe nuove possibilità ai negoziati di pace. Invitiamo i nostri lettori a scrivere a a Belpietro protestando per gli articoli disinformanti di Panzeri». Un’altra volta, raccomandava ironicamente i lettori un altro pezzo del Panzeri «con l'avvertenza che non ci siamo sbagliati, non abbiamo ripreso un pezzo del Manifesto o dell'Unità, la fonte è proprio il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, un tempo schierato dalla parte di Israele, come dovrebbe essere un giornale che si dichiara liberale». L’europarlamentare viene accusato di scrivere «bufale che nemmeno un cronista alle prime armi scriverebbe». E ancora: «Raccomandiamo la lettura della parte che l'onorevole Panzeri dedica alle sanzioni Onu contro Israele, un bollettino che potrebbe aver dettato Abu Mazen». Infine, la cattivissima domanda: «ma non c’è qualcuno competente in redazione che legga i compitini di Panzeri prima che vengano stampati?».

Proteste inascoltate dato che l’europarlamentare continua imperterrito a scrivere e Libero a pubblicarlo. A bene vedere, Panzeri non è la prima mosca bianca cui Libero ha concesso libertà di volo. Prima di lui, ci fu un altro opinionista di rosso rango e ancora più a sinistra dell’ex Cgil. Chi? Mario Capanna, una volta capo degli studenti marxisti-leninisti nei formidabili anni ’70 e oggi felice presidente della Fondazione per i diritti genetici (di chi? Boh…). Allora Libero era diretto da Vittorio Feltri e fu lui consegnare una rubrica fissa settimanale, corredata da foto-tessera a colori, a super Mario dove il  mai pentito comunista poteva scrivere tutto quello che gli garbava.  Strologava di ogm, agricoltura biologica, diritti della cicoria e qualche volta pure di politica. Feltri, quando traslocò al Giornale, se lo portò dietro. Capanna arrivò perfino a sponsorizzare l’atomica per l’Iran di Ahmadinejad, come giusto contrappeso al potere di Israele, finché Sallusti, una volta diventato direttore, chiuse senza preavviso la rubrica e se lo levò dai piedi. 

Vabbè, ogni direttore ha le sue fisse, ma questa di Panzeri abortista e fan del gay marriage e filo palestinese è talmente grossa che ci vorrebbe una seduta spiritica per capirne il senso. Per carità, ognuno pubblica quel che vuole e il potere le prerogative dei direttori sono sempre sacre e inviolabili. Comprese quelle di far scrivere gli opinionisti o i leader politici (e Panzeri lo è) che più gli aggradano, anche quando risultano molto eccentrici dalla linea editoriale. Come sempre, la parola è ai lettori che però e bene che sappiano sempre con chi hanno a che leggere.