Come entrare nella Porta santa e vivere il Giubileo
«Avere un cuore libero e presso Dio». É il titolo della Lettera Pastorale di monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi, pubblicata per l'occasione del Giubileo della Misericordia che si apre domani. Nella lettera, il vescovo parla del sacramento della Confessione, di peccato e misericordia: o si tengono insieme, oppure il Giubileo rischia di scivolare via come l'olio. Ecco l’intervista.
LA LETTERA PASTORALE di Francesco Cavina vescovo
Era il 1983 quando monsignor Alessandro Maggiolini (1931-2008), appena nominato vescovo di Carpi, dava alle stampe un libro curiosamente intitolato “Apologia del peccato”. Nei tempi moderni, sosteneva monsignor. Maggiolini, un buon vescovo si trova a dover difendere il peccato, perché senza una cosciente categoria di peccatori un povero pastore può chiudere bottega.
Ora si apre il Giubileo della Misericordia e l'attuale vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, ci ricorda che la testimonianza dell'amore divino è data da un Avere un cuore libero e presso Dio. É il titolo della sua Lettera Pastorale pubblicata per l'occasione, dove ci parla del sacramento della Confessione. Così da Carpi hanno chiuso il cerchio: peccato e misericordia, o si tengono insieme, oppure il Giubileo rischia di scivolare via come l'olio. Per i lettori della Nuova Bussola quotidiana offriamo la Lettera Pastorale (clicca qui) di monsignor Cavina, un utile e agile (20 pag.) libretto che può aiutarci a vivere bene il Giubileo. Abbiamo incontrato il vescovo di Carpi e abbiamo parlato di misericordia, peccato e confessione.
Monsignor Cavina, si apre il Giubileo della Misericordia che sicuramente vede al centro il sacramento della Penitenza. Un sacramento in crisi, sopratutto in occidente. Dove sono, a suo giudizio, le cause di questa crisi?
«Papa Francesco nella Bolla di indizione dell’Anno Santo della Misericordia ha ricordato che la Chiesa è chiamata a rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. Ciò avviene specialmente attraverso il sacramento della Penitenza, uno dei sette sacramenti, i quali non sono un’invenzione degli uomini, ma sono stati istituiti da Cristo stesso e proprio per questo chi “fa” e “dà valore” ad essi è il Signore Gesù. Tante sono le cause che hanno determinato una crisi di questo importante sacramento: la secolarizzazione, il diminuito numero di sacerdoti, l’eccessivo impegno dei sacerdoti in questioni amministrative e burocratiche. Ma soprattutto la perdita del senso del peccato che deriva dalla perdita del vero senso di Dio. La pretesa dell’uomo di potere vivere senza Dio ha aperto la strada alla dittatura del relativismo e all’indifferenza che sono sfociati nel vuoto nichilismo. Ognuno giudica da sé ciò che è il bene e il male, il vero ed il falso».
Cos'è il peccato? E cos'è la misericordia?
«La misericordia è la reazione di Dio al peccato dell’umanità. Dio è nemico acerrimo del peccato, ma è sempre pronto ad accogliere e a perdonare il peccatore che torna a Lui. Potremmo dire che il perdono è il frutto, la conseguenza della sua ostinata fedeltà, del suo “folle” amore, della sua infinita pazienza. La misericordia di Dio si “storicizza” nel volto di Cristo. Gesù, come il Padre, è in continua lotta contro il peccato. Anzi, Egli è venuto per vincerlo. E lo vince con la sua morte e resurrezione. Il peccato nella sua radice più profonda è idolatria e quindi rifiuto di Cristo. E poiché non è possibile vivere senza dio, rifiutando il Dio vero l’uomo se ne costruisce un altro. Il peccato è la pretesa dell’autosufficienza, la pretesa di essere come Dio. I singoli peccati, nella molteplice varietà delle forme, nascono tutti da questo peccato radicale e ne sono una sua manifestazione».
Perché il sacramento della Confessione sia valido cosa è importante?
«La Chiesa, come buona Madre, ci ricorda che “per fare una buona confessione” cioè per accostarci in maniera valida e fruttuosa al sacramento della riconciliazione si richiedono cinque cose: l’esame di coscienza, il dolore dei peccati, il proponimento di non commetterne più, la confessione dei peccati, la penitenza. Il dolore dei peccati nasce dalla consapevolezza di avere offeso Dio, i fratelli e la dignità stessa della nostra persona. Non è da confondersi con un atteggiamento di afflizione o con un incessante stato di rimorso o tormento dell’anima. Il dolore per i peccati ci spine a buttarci fra le braccia di Dio per sperimentare il miracolo del suo amore ed il gusto e la gioia del perdono. In una parola il dolore è il rifiuto del passato e deciso orientamento verso Dio».
In un recente discorso del Papa ai vescovi tedeschi, il Santo Padre ha sottolineato che «nella Confessione ha inizio la trasformazione di ogni singolo fedele e la riforma della Chiesa». Mi sembra un punto di vista interessante per comprendere meglio in che senso la Chiesa si rinnova...
«Solo Dio può vincere il peccato e porre all’interno dell’uomo un nuovo dinamismo orientato al vero bene e alla carità. Il rinnovamento della Chiesa nasce da questo intervento “creatore” di Dio. Cambiare le strutture non serve a nulla perché queste sono fatte da uomini. La lotta contro il peccato non comporta solo un cambiamento del cuore dell’uomo, ma anche un cambiamento della cultura e delle strutture. La Chiesa è una comunità così intimamente legata che il peccato ha necessariamente delle ripercussioni comunitarie. Il peccato, dunque, è un male che ferisce la Chiesa dentro e fuori. All’interno perché motivo di scandalo per i fedeli; all’esterno perché impedisce alla Chiesa di apparire “segno innalzato fa le Nazioni”, cioè il luogo visibile della santità di Dio».