APPROPRIAZIONE INDEBITA
Come don Achille versò il sangue per gli ebrei
Il sacrificio del sacerdote ucciso dai nazifascisti il 23 febbraio 1944.
Appropriazione indebita
04_02_2011
Quando fu arrestato si professò innocente e disse di non interessarsi di politica. Egli infatti «voleva salvare vite. Per questo conosceva bene anche i partigiani e in più di un’occasione li aveva aiutati» come, a guerra a finita, ebbe a testimoniare il partigiano Giuseppe Carrara scampato allo sterminio nel campo di concentramento di Mauthausen dove era stato internato.
Don Achille Bolis era nato a Calolzio il 14 ottobre 1873 e dal gennaio del 1931, dopo essere stato in altre località della regione, era stato finalmente assegnato alla parrocchia nativa.
In seguito a una delazione il sacerdote fu arrestato la notte tra il 21 e il 22 febbraio 1944. Furono presi con lui, un altro sacerdote don Tommaso Rota, il medico Oscar Zanini e un impiegato comunale di nome Ferrario. Dopo un primo, brutale interrogatorio — «non è possibile trascrivere le insolenze, le villanie, le bestemmie e i titoli rivoltici», disse in seguito don Tommaso Rota — il 23 febbraio, gli arrestati furono tradotti a Milano; e, dopo una penosa attesa, rinchiusi nel carcere di San Vittore.
Di don Bolis poi, per lungo tempo, si sono avute solo notizie frammentarie. «Sembra che la morte sia sopraggiunta tra le sette e mezza e le otto della stessa sera». Un’inchiesta sul caso arrivò a conclusione solo diciannove anni dopo, nel 1963, dice Aresi che trascrive la deposizione della guardia carceraria Luigi Ceraso. «Don Bolis non appena giunto dall’Hotel Regina (sede del comando tedesco a Milano), condotto all’ufficio matricola fu selvaggiamente battuto dal tenente Manlio Melli, dell’ufficio politico investigativo, e da alcuni graduati tedeschi.
Era tutto insanguinato. Sulle ferite del prete con un pennello avevano passato dell’inchiostro (...) me lo affidarono — dice Ceraso — perché lo portassi in cella scortato da alcuni soldati». Il sacerdote spirò pochi minuti dopo. Morto per «aneurisma» — fu la versione delle autorità nazifasciste.
Tratto da L'Osservatore Romano del 3 febbraio 2011