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ABORTO

Clint non si fa intimidire, girerà nella Georgia pro-life

Clint Eastwood si beffa del jet-set liberal e produrrà apposta un film in Georgia, lo Stato diventato anatema per avere approvato leggi che restringono fortemente la possibilità di aborto. Inizierà questa estate le riprese di The Ballad of Richard Jewell, storia ambientata alle Olimpiadi del 1996 di Atlanta. Nella Georgia pro-life, appunto.

Vita e bioetica 28_06_2019
Clint Eastwood

Clint Eastwood si beffa del jet-set liberal e produrrà apposta un film in Georgia, lo Stato diventano anatema per avere approvato leggi che restringono fortemente la possibilità di aborto.

Il regista-attore inizierà questa estate le riprese di The Ballad of Richard Jewell, storia di un agente della security che scopre una bomba alle Olimpiadi del 1996 di Atlanta, appunto in Georgia, e che viene accusato di essere il terrorista, salvo poi alla fine venire scagionato.

La mossa di Eastwood è un vero calcio negli stinchi. Hollywood ha infatti dichiarato guerra alla Georgia da quando, il 7 maggio, il governatore, Brian Kemp, Repubblicano, ha firmato la legge appena prima varata dal parlamento del suo Stato che impedisce l’aborto dopo che sia stato possibile rilevare il battito cardiaco del bambino nel grembo della madre. Quando ancora tutto era in fieri, in marzo, 40 celebrità di Hollywood o presunte tali (tra cui Rosie O’Donnell, Gabrielle Union, Patton Oswalt, Amy Schumer Ben Stiller, Sarah Silverman, Don Cheadle, Mia Farrow, Essence Atkins, Uzo Adub, Olivia Wilde e Christina Applegate) avevano sottoscritto l’offensiva lanciata dall’attrice Alyssa Milano apponendo la propria firma in calce a una lettera inviata al governatore con la minaccia di fermare la produzione cinematografica qualora appunto la proposta restrittiva dell’aborto fosse diventata legge. Poi, non appena la legge è stata approvata e firmata, sono scese in campo major del cinema e della tivù quali Netflix, Walt Disney, NBCUniversal, WarnerMedia, Sony Pictures, CBS e Showtime, sempre minacciando lo stesso identico sciopero delle riprese in loco. La Georgia, infatti, grazie a un sistema particolarmente felice di sgravi fiscali, è oggi la mecca dei cineasti. Lì sono state girate alcune delle produzioni più famose e popolari. Soltanto nel 2018 l’industria cinematografica ha prodotto in Georgia 92mila posti di lavoro e un giro di affari di 2,7 miliardi di dollari.

Adesso però, nuotando spavaldo contro corrente, Eastwood decide di fare l’esatto contrario, sostenendo la Georgia, cinema e anti-aborto. L’attore-regista è del resto noto per le sue posizioni politicamente filo-Repubblicane, e celebre è il monologo che recitò alla Convention nazionale del Partito Repubblicano nel 2012 quando si mise a “dialogare” con una sedia vuota, inevitabilmente muta, che rappresentava l’irresponsabilità e le promesse vane del presidente Barack Obama, ma soprattutto è famoso per essere un nemico giurato ed esplicito del “politicamente corretto” in ogni sua salsa. Bene inteso, Eastwood non è di per sé un campione dei valori naturali e tradizionali, ma se c’è una cosa che lo irrita a mille questa è il bigottismo conformista del secolarismo imperante fatto di frasi fatte, luoghi comuni e idee tabù, e fa di tutto per remare contro. In Georgia il suo schiaffo all’establishment abortista e alle starlette gaudenti con il portafoglio gonfio e magari tanta pietà per la foca monaca, ma altrettanta durezza di cuore verso i bambini ancora nel grembo materno, è una ennesima boccata refrigerante da un Paese sempre più schierato a difesa della vita.