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ELEZIONI

Claudia Sheinbaum, vince il peggior Messico possibile

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Claudia Sheinbaum, la candidata della coalizione di sinistra, vince con ampia maggioranza le elezioni presidenziali del Messico. Abortista, femminista, ambientalista, è la peggior scelta per un paese cattolico.

Esteri 04_06_2024
Claudia Sheinbaum (La Presse)

Domenica 2 giugno si è votato in Messico, l’elettorato ha sostenuto massicciamente l’indicazione del Presidente della Repubblica uscente Lopez Obrador e la coalizione (“Continuiamo a fare la storia”) che sosteneva la candidata della sinistra rivoluzionaria Claudia Sheinbaum, eletta con circa il 58% dei voti (nel momento in cui scriviamo il risultato attribuitole dall’Istituto Elettorale Nazionale è 58,8%).  

Gli altri due candidati alla Presidenza del paese, hanno sfigurato: Bertha Xóchitl Gálvez Ruíz, che raccoglieva l’impegno dei tre partiti storici (PAN, PRI e PRD) si è fermata a meno del 30% (28.1%), mentre Jorge Álvarez Máynez, del “Movimento Ciudadano”, si è dovuto accontentare di un magro 10,5%. La partecipazione al voto è stata del 60% degli aventi diritto, con circa 49 milioni di votanti. Ieri, con ragione, il Presidente Obrador, dopo essersi felicitato con la propria candidata neo eletta, si è detto molto contento del popolo messicano e del modo in cui i cittadini hanno manifestato e affermato le loro libertà, riaffermando la loro vocazione democratica.

«È davvero un popolo esemplare, ieri [domenica] è stato dimostrato, milioni di cittadini hanno partecipato, circa 60 milioni di cittadini, e hanno deciso liberamente sul futuro del nostro paese…il popolo del Messico è un popolo molto consapevole, molto politicizzato, uno dei popoli più politicizzati del mondo, molto intelligente», ha detto nella sua conferenza stampa. La scommessa personale del presidente Obrador è riuscita e il trionfo di Sheinbaum e la conquista della maggioranza qualificata per le riforme costituzionali dei 2/3 in entrambi i rami del Parlamento, conferma la grandissima presa del populismo marxista in salsa sudamericana, interpretato  dal controverso e loquace presidente.

Nel suo primo discorso, dopo aver appreso dei risultati, parziali ma consolidati, la  Sheinbaum, che guiderà il paese dal 1° ottobre fino al 2030, ha ricordato l’impegno per una «austerità repubblicana, disciplina fiscale e autonomia della Banca centrale», oltre a ribadire di voler guidare il paese con profondo spirito democratico ed assicurare che «non faremo mai un governo autoritario o repressivo. Rispetteremo la diversità politica, sociale, culturale e religiosa. Rispetteremo l'imprenditorialità garantendo sempre il rispetto per l'ambiente». Sì, perché Claudia Sheinbaum non sarà solo la prima donna presidente del Messico, ma sarà anche la prima presidente ambientalista, abortista e promotrice di ogni nefanda diseducazione e costume LGBTI.

Il Gruppo Puebla, un forum creato in Messico su iniziativa di Lopez Obrador e che riunisce i leader di sinistra, populisti e rivoluzionari ispano-americani, si è congratulato con la neo eletta e con l’intero Messico per «la giornata storica per la democrazia in questo paese». I presidenti degli altri paesi socialmarxisti, Maduro (Venezuela), Petro (Colombia), Díaz-Canel (Cuba), Xiomara Castro (Honduras), Arce (Bolivia), Arevalo (Guatemala), Lula (Brasile), Boric (Cile) si sono tutti congratulati e felicitati per l’elezione di una «donna progressista». Al coro dei tanti interpreti del nuovo socialismo rivoluzionario latino-americano, si sono aggiunti gli auguri personali che gli ex presidenti di Argentina, Alberto Fernández, e Bolivia, Evo Morales, hanno voluto presentare direttamente a Città del Messico.  

Come già ricordato nei giorni corsi, i tre candidati alla presidenza sono apertamente contrati non solo ai principi non negoziabili ma addirittura promotori di aborto, ideologia e di tutti i privilegi della comunità LGBTI, limiti alla libertà di educazione, diritti dei genitori e libertà di religione e chiesa. Purtroppo, và ricordato che, Claudia Sheinbaum è la peggiore scelta che si potesse fare, visto che lei stessa, oltre ad voler sostenere un “Programma sanitario nazionale per popolazioni sessualmente diverse”, si autodefinisce anche “femminista”, promotrice della “uguaglianza sostanziale”, figlia del “’68”e studiosa dei cambiamenti climatici e “ambientalista convinta”.

Ambienti della presidenza del “Frente della Famiglia”, il movimento pro family e pro life radicato nel paese, hanno fatto pervenire a LaBussola una prima reazione al voto di domenica, in cui si invitano «i cittadini a lottare per la pace, difendere la vita, lottare per la democrazia, difendere le loro libertà fondamentali, lottare per il bene comune difendendo le nostre famiglie contro un regime che ha consolidato la cultura della morte, dell'ideologia e della cancellazione, che ha consegnato il territorio al dominio della criminalità organizzata…un regime che cerca di tornare all'autoritarismo dorato del nazionalismo rivoluzionario».