Chiesa senza soldi pubblici, codardia di una falsa libertà
In Argentina la Conferenza dei vescovi ha annunciato che rinuncerà al sostentamento statale erogato dal 1853 a risarcimento delle soppressioni post unità nazionale. Una falsa libertà e non solo perché con quei soldi - pochi rispetto al bilancio statale - il governo eroga un sostegno sussidiario a molte realtà bisognose. Ma anche perché la decisione nasce dalle pressioni della Sinistra radicale che ha rimproverato quel sussidio durante la discussione della legge sull'aborto. In un abbracico sospetto con i poteri finanziari del Nuovo Ordine Mondiale.
Al termine della celebrazione dell’Assemblea plenaria, il presidente della Conferenza Episcopale Argentina, monsignor Vicente Ojea, ha annunciato che la Chiesa in Argentina ha preso la decisione di rinunciare al sostentamento economico e finanziario dello Stato nazionale.
Questo sostentamento non è frutto di un accordo ad hoc o di manovre clandestine o occulte da parte di entrambi, ma è un accordo statale regolamentato dalla Costituzione nazionale dall’anno 1853 e che successive modifiche della Carta hanno mantenuto senza mutare una sola lettera dell’impianto originale.
Come ha sottolineato lo storico di Rosario Pablo Yurman, questo sostentamento del culto cattolico sancito dalla Costituzione del 1853 è consistito in una forma di riparazione storica al sequestro dei Beni subito dalla Chiesa Cattolica in due momenti storici: il primo, quando si è verificata l’espulsione della Compagnia di Gesù dal territorio dell’allora vicereame di Rio de La Plata e la confisca dei suoi numerosi Beni e proprietà, di valore incalcolabile, attraverso la Sanciòn Pragmatica del 1767 del re Carlo III di Spagna, in quanto autorità suprema del viceregno (l’espulsione dalla Spagna dei gesuiti, in quanto oppositori del suo governo ndr.).
In secondo luogo, a causa delle decisioni di Bernardino Rivadavia, il massimo esponente del liberalismo anticattolico pro-britannico della storia argentina, che, come ministro del governo della Provincia di Buenos Aires confiscò nel 1823 la quasi totalità dei beni e delle proprietà della Chiesa Cattolica ricadenti nella provincia medesima e in altre province argentine.
Però, in realtà, lo Stato argentino sostiene non solo la Chiesa Cattolica, ma anche gli altri culti religiosi, attraverso alcune esenzioni d’imposte delle quali godono tutte, come afferma il dottor Horacio Gentile, avvocato e docente di Cordoba.
E dettaglia in quali campi lo Stato sostiene economicamente la Chiesa Cattolica: vescovi e arcivescovi residenziali, parrocchie di frontiera o zone disagiate, seminari maggiori della diocesi, pensioni per i sacerdoti che non possono contare di altre coperture.
Nella legge di Bilancio nazionale di quest’anno, la somma erogata da parte dello Stato è stata di 130 milioni di pesos (pari a 3 milioni e 611mila dollari), su un totale di 2904 miliardi 414 milioni 117 mila 468 pesos pari a 80 miliardi e 680 milioni di dollari, una cifra che rappresenta dunque lo 0,0044% del totale. Vale a dire un apporto più che irrilevante.
Nel mezzo del dibattito sulla legalizzazione dell’aborto, è stato il capo di gabinetto dei ministri, Marcos Peña a divulgare la cifra che lo Stato apporta al culto cattolico, per screditare con moralismo la posizione della Chiesa Cattolica contraria all’aborto.
Stranamente, gruppi di Sinistra e progressisti di tutto il Paese quasi immediatamente hanno reclamato la separazione della “Chiesa dallo Stato”. Esattamente come accaduto con la discussione del fallito progetto legislativo abortista, la richiesta di “separazione” è stata accompagnata e infiammata dai gruppi pro-aborto e dalle forze politiche della sinistra più radicalizzata.
Però chiama potentemente all’attenzione il fatto che i progressisti che tifano per questa separazione coincidano completamente con il più puro liberalismo anglosassone, come John Locke.
A grandi linee, possiamo bene affermare che questo progressismo è critico del capitalismo, però sul tema demografico ha un atteggiamento di sottomissione al potere finanziario internazionale, vero factotum della strategia geopolitica per il controllo della crescita demografica su scala planetaria.
Però questo reclamo delle forze progressiste per la separazione della Chiesa rispetto allo Stato non smette di essere un altro comportamento schizofrenico dato che gli Stati dei Paesi sviluppati sono stati quelli che hanno sovvenzionato fino ad oggi con milioni di dollari alcune di queste lobby per promuovere la legalizzazione dell’aborto.
Lo hanno fatto attraverso le organizzazioni oligarchiche para governative come la Fondazione Ford, la Planned Parenthood International etc…
Per questo motivo andrebbe promossa la separazione e l’indipendenza di queste forze progressiste pro abortiste rispetto a questi poteri internazionali che in generale promuovono politiche contrarie agli interessi nazionali.
In altre parole: sul piano finanziario, i progressisti locali criticano, giustamente, il capitalismo speculativo e predatore, però dall’altro lato, ricevono da questo medesimo potere finanziario milioni di dollari per divulgare la loro politica preferita: cioè l’eliminazione sistematica dei bambini non ancora nati.
Sul piano ideologico-dottrinale, questo progressismo pseudo rivoluzionario sostiene la separazione della Chiesa rispetto allo Stato, allo stesso modo dell’ideologia liberale, da Locke in avanti, il quale sosteneva sempre che “le credenze religiose hanno validità e potere solo nella coscienza individuale, però non possono essere proiettate negli ambiti economici, politici e sociali”.
E ancora: Destra e Sinistra, liberali e progressisti di sinistra coincidono strategicamente nel reprimere e espellere il fattore religioso dalla vita comunitaria, sociale e politica, il quale apre le porte all’introduzione dell’ideologia secolarista: un mondo senza Dio e senza valori trascendenti come base dell’identificazione di una comunità.
Che i liberali promuovano questo non è una novità, è coerente con la loro forma di pensare, però che gli eredi di Marx, Mandel, Trostky e Che Guevara promuovano le ideologie dei paradigmi del capitalismo depredatore come i Rockefeller, Henry Kissinger, mostra il grado di schizofrenia politica che attanaglia il progressismo, schizofrenia attenuata dai dollari e dagli euro che si sa, ricevono per i loro servizi.
In questo contesto, l’atteggiamento dell’episcopato argentino non smette di essere, a nostro umile avviso, un atteggiamento tiepido e codardo, genuflesso davanti al “politicamente corretto”. Nel frattempo, lascia che l’immensa massa di fedeli laici lotti da sola, senza appoggio esplicito e concreto da parte dell’episcopato, nella resistenza contro i programmi del governo e dei progressisti di imporre nel Paese l’ideologia imperialista, antinatalista e infanticida, promossa dall’agenda del G20 e in definitiva dal Nuovo Ordine Mondiale promosso da decenni a questa parte da un’oligarchia finanziaria ultramilionaria, padrona dell’economia reale ma anche della finanza speculativa.