Chiamati alla missione
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». (Lc 10,1-9)
Ecco come lo spazio di Gesù si allarga e la sua venuta nel mondo comincia a toccare altre sponde. Gesù comincia da questi trentasei gruppetti binari: un buon inizio, anche se ben insufficiente per la grande messe dei continenti e dei secoli. Tanti altri si aggregheranno ai primi e percorreranno i sentieri della terra e del mare, fino agli ultimi confini, come i Santi fratelli Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi. Occorre continuare a pregare per domandare operai. Non solo invocando che ogni cristiano sia missionario con la sua stessa vita, ma anche perché alcuni cristiani vivano la missione come vocazione totale ed esclusiva, facendo dell’annuncio del Vangelo una specifica professione di vita.