Che fiction è se non è gayfriendly?
Su Rai 1 è andata in onda La compagnia del cigno, fiction in due puntate. Ovviamente non potevano mancare le tematiche LGBT.
Su Rai 1 è andata in onda La compagnia del cigno, fiction in due puntate che racconta le vicissitudini di alcuni ragazzi che frequentano il Conservatorio di Milano e dei loro docenti. Il regista Ivan Cotroneo è stato intervistato da Gaynews:
“Spesso il mondo Lgbti è presente nelle tue narrazioni: sarà così anche in questa serie Tv?
Cotroneo: Io credo di scrivere da sempre di inclusione, rispetto della differenza, amore per gli altri che per qualche motivo non sono diversi da noi. Lo faccio non perché sono omosessuale ma perché credo che una società che si dica civile deve mettere questi valori alla base del suo sviluppo. Anche La Compagnia del Cigno racconta di questo, e anche i personaggi che non sono omosessuali o transessuali portano questi valori di rispetto dell’altro. Poi io credo che una narrazione corale come è questa se ha l’ambizione di raccontare il mondo reale non può esimersi dal narrare che nel reale esistono e vivono e si muovono personaggi omosessuali o dall’orientamento sessuale non eterosessuale. Daniele, lo zio del protagonista, interpretato da Alessandro Roia, è nella serie un giovane uomo romano trapiantato a Milano e seguiremo anche le sue vicende. Soprattutto seguiremo un rapporto fra zio e nipote assolutamente naturale, in cui c’è reciproca comprensione dei rispettivi orientamenti”.
Ovviamente il politicamente corretto obbliga a trattare in modo positivo le tematiche LGBT. Cotroneo si giustifica dicendo occorre narrare il mondo reale e nel reale esistono le persone omosessuali. Due repliche: la narrazione non è mai avulsa da un giudizio e quindi il punto è: narrare criticando l’omosessualità oppure plaudendo ad essa? Perché il regista ha preferito la seconda modalità? Seconda replica: nel reale esistono anche i cristiani, le persone anziane, gli handicappati, i disoccupati, le casalinghe, le persone ammalate, etc. tutti gruppi sociali presenti nella società in modo ben più diffuso (le persone omosessuali sono tra l’1 e il 2% della popolazione, le persone transessuali sotto lo 0%). Perché non dare voce a costoro e preferire sempre le persone omosex?