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Fuori schema
a cura di Andrea Zambrano

RU 486

Cerco il vescovo

Come Diogene, cerchiamo col lanternino vescovi pronti ad attaccare il governo di Sinistra sulla Ru 486. Ne abbiamo trovati due. 

Fuori schema 11_08_2020

Se Diogene cercava l’uomo col lanternino, noi cerchiamo il vescovo o i vescovi con il sonar e l’ecoscandaglio. A quattro giorni dall'annuncio delle nuove linee guida del Ministero della Salute sulla Ru 486 all’appello mancano ancora i vescovi italiani. Certo, Avvenire, che è il loro giornale, ha parlato criticamente, ma dalla Cei non è arrivato ancora nulla.

Eppure, quando si è trattato di criticare il governo quando – ormai secoli fa! – “faceva morire in mare i negretti”, la Cei parlava eccome e tuonava contro il politico sgradito, che non era però né del Pd né di Leu, gruppo a cui appartiene il ministro Speranza.

Inutile poi sperare nell’intervento della Pontificia Accademia per la vita che, da quando è retta da monsignor Paglia, è ormai afona sui temi della vita nascente e si guarda bene dal prendere di mira il primo governo più a Sinistra di Sant’Egidio.

Ci tocca però consolarci, e vivaddio, con alcuni vescovi che, in ordine sparso e quasi a titolo – ahinoi – personale, sono intervenuti con decisione. Ma trovarli è stata dura, un lavoro improbo, pari a quello che faceva il filosofo cinico col suo lume a olio.

Uno è il vescovo di Ascoli monsignor Giovanni D’Ercole che ha scritto un tweet diretto al Ministro: «Ministro Speranza - ha detto - non ho mai visto pace nel cuore di donne che hanno abortito. Solo chi come noi sacerdoti ascolta e confessa conosce questo dramma per cui tante mamme non riescono a trovar ragione. Altro che conquista di civiltà!».

L’orripilante frase sulla sulla conquista di civiltà del comunista Speranza non è andata giù neppure a Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia, che ieri ha diffuso un comunicato stampa in cui condanna le nuove linee guida e si dice «triste» e «contrariato».

In particolare, ha detto: «La tristezza nasce in me soprattutto nel leggere alcune affermazioni di parlamentari riportate dai giornali, come ad esempio questa: “Una risposta civile e moderna, che spazza via ogni concezione medievale del ruolo delle donne”. Invece di scegliere la strada dell’aiuto alla maternità, in una situazione di declino demografico che sta mettendo una seria ipoteca sul futuro del nostro Paese, si nasconde ipocritamente l’origine vera di questa decisione: gravare meno sulle strutture ospedaliere, anche a costo di pesanti conseguenze che il Consiglio Superiore della Sanità nelle sue Linee Guida del 2010 aveva riconosciuto come rischiose per la salute della donna».

Insomma, qualche prelato ha parlato, e ha parlato bene, ma la lampada di Diogene continua a cercare magari quei kompagni vescovoni che fino a ieri hanno strizzato l’occhio a Sinistra e che ora, di fronte all’orrore dell’aborto nel water di casa, si sono improvvisamente ammutoliti.