Censura addio, ma ora ci pensa il politicamente corretto
È singolare che l’abolizione dell’Indice dei Film Proibiti avvenga proprio in un momento in cui ben altro e più feroce Indice stende il suo sudario sull’Occidente: il Politicamente Corretto, che censura le parole, gli scherzi, le vignette, le opinioni, i gesti e le espressioni contrarie all’Ideologia Dominante.
Quando la Società della Nazioni comminò all’Italia fascista le famose «sanzioni», il Duce si mise a falciare grano nelle aiuole e gli italiani diedero «oro alla Patria». Il cantante Rodolfo de Angelis pubblicò una canzone che, all’epoca, divenne virale: Sanzionami questo, che più recentemente Pippo Franco ha riproposto in versione velatamente maliziosa. Il testo elencava il paesaggio, le benemerenze e gli eroi dell’Italia, insanzionabili per definizione. Andammo avanti a karkadè finché la Società delle Nazioni non gettò la spugna e cominciò ad affondare.
È la prima cosa che viene in mente alla notizia dell’abolizione della censura cinematografica, annunciata da un ministro non a caso ex dc. In effetti, la censura cinematografica in Italia ha avuto lo stesso percorso della fu Società delle Nazioni: più censuravano e peggio era. Ogni atto di censura non faceva che ammantare le pellicole incriminate di un’aura di proibito che ne aumentava il fascino.
Fino al punto che il famigerato Ultimo tango a Parigi se lo sarebbero filato solo i cinefili da cineforum “impegnato” se non fosse intervenuto il sequestro. Fu così che divenne un cult, rilanciando la carriera sull’orlo del baratro di Marlon Brando e inaugurando per un certo periodo l’uso, molto fine, di regalare del burro ai novelli sposi.
Ma è singolare che l’abolizione dell’Indice dei Film Proibiti avvenga proprio in un momento in cui ben altro e più feroce Indice stende il suo sudario sull’Occidente: il Politicamente Corretto, che censura le parole, gli scherzi, le vignette, le opinioni, i gesti e le espressioni contrarie all’Ideologia Dominante. Almeno l’antica Inquisizione permetteva la difesa, i testimoni a discarico, un equo processo, l’avvocato.
No, adesso c’è il linciaggio, la perdita del posto di lavoro, la morte civile, i centri sociali che ti aspettano sotto casa per fartela pagare, la D’Urso che manda i reporter alla tua caccia, i media che sbattono te e i tuoi parenti in prima pagina, i tuoi figli vengono bullizzati a scuola e per strada.
Perciò, è vero: la censura cinematografica è obsoleta. Ai bambini basta un telefonino per accedere a tutta la pornografia che vogliono, anche quella zoofila, sado-maso, bondage, con minori, con donne gravide, etnica. I genitori più saggi e abili ricorrono al c.d. parental-control o vietano gli smartphone fino a una certa età. Ma poi il pargolo, a scuola, guarda quello del compagno di banco che ha i genitori separati e in guerra tra loro.
Certo, scoccia un po’ a uno che la pensa come me trovare che certi film (che in altri tempi sarebbero stati censurati) sono finanziati con fondi statali. Cioè suoi. O che la Rai, sempre coi suoi soldi, produca opere di «interesse culturale» come quella su Leonardo da Vinci, e in prima serata ci si trovi davanti a un bacio «omo» alla francese. Senza che il genitore abbia pensato ad attivare il parental-control dal momento che tal sorpresa non se l’aspettava.
Dispiace solo per quei poveri registi che contavano sullo «scandalo» per pubblicizzare opere mediocri quando non semplicemente cretine. Dovranno fare i salti mortali mentali per trovare qualcosa di «trasgressivo» in un mondo in cui l’unica cosa veramente trasgressiva è andare a recitare il rosario davanti al Tabernacolo.
E allora, forza con attrici e attori ormai indistinguibili dalle prostitute: povera gente, cosa gli tocca fare per quattro soldi e quattro fotografie sul red carpet. Tutto cominciò quando un giudice, uno della vecchia guardia, si pronunciò contro Cicciolina e il tango al burro. Si tirò addosso i pannelliani, i media e i radical chic. Cosa prevista, certo, ma non che fosse lasciato completamente solo dalle istituzioni (e dai colleghi).
Da allora, mangiata la foglia, le maglie della censura si allargarono sempre più. Fino a diventare il pallido simulacro che oggi viene anche ufficialmente abbattuto. Non ci resta che una cosa: cambiare canale e non andare al cinema. Nemmeno a vedere Disney.