STORIE
C'è un Santorum negli Stati Uniti
Cattolico e pro-life, Rick Santorum faceva il senatore della Pennsylvania. Ora sembra studiare da presidente.
Cultura
22_01_2011
È davvero troppo presto per pronosticare chi sfiderà Barack Obama nelle elezioni presidenziali del 6 novembre 2012. Alcuni nomi però già si fanno, nomi resi eccellenti (quindi è facile) dai due anni “di fuoco” che hanno preparato il gran successo ottenuto dal Partito Repubblicano alla Camera federale nelle elezioni di medio termine del 2 novembre. Né quel risultato rotondamente democratico, che ha fortemente azzoppato il partito ora al governo, viene scalfito dalla strumentalizzazione di fatti successivi, tanto criminali quanto indipendenti dalla vita politica vera del Paese. Ma se dovesse entrare davvero nell’agone anche Rick Santorum (se ne parla con insistenza, ne ha parlato persino The Washington Post) allora se ne vedrebbero sul serio delle belle.
Santorum è infatti un cattolico ben noto per le prese di posizione a difesa dei “princìpi non negoziabili” (vita, famiglia, libertà di educazione) e per l’impegno politico ispirato alla dottrina sociale della Chiesa. Per il mondo pro-life è un vero e proprio eroe, il suo antiabortismo è scopertamente tetragono, a suo tempo fece di tutto per salvare la vita a Terri Schindler Schiavo e la sua contrarietà ai cosiddetti “matrimoni” omosessuali è da sempre intransigente. Che per le scuole auspichi il superamento della logora mentalità darwinista a favore del “progetto intelligente” non è un mistero per nessuno e che non sia un fautore della linea morbida riguardo alla lotta al terrorismo internazionale pure.
Da fiero avversario della cosiddetta “riforma” sanitaria di Obama (di cui contesta i reali benefici, la mentalità statalista e certe provvisioni che finiscono per favorire l’aborto e l'eutanasia) è del resto perfettamente conscio della necessità di garantire assistenza delle fasce sociali più deboli. Più “sussidarista” che “welfarista”, a molti la sua linea politica ricorda l’idea del vecchio “conservatorismo compassionevole” che in Texas il pensatore Marvin Olasky aveva elaborato per la presidenza di George W. Bush jr. e che riverbera a chiare lettere nel suo libro-manifesto, It Takes a Family: Conservatism and the Common Good (ISI Books, Wilmington [Delaware] 2005).
Nelle primarie del 2008 Santorum si schierò con il candidato presidenziale Repubblicano, mormone, Mitt Romney (un altro in quota per le presidenziali future), avversò John McCain per il suo cerchiobottismo e molto apprezzò la candidata alla vicepresidenza federale di quest’ultimo, Sarah Palin. Oggi collabora con il canale televisivo conservatore FoxNews, ogni venerdì commenta la politica via radio ospite di William J. Bennett (ex ministro dell'Educazione di Ronald W. Reagan e boss dell'anti-droga ai tempi di George W.H. Bush padre) nel programma Morning in America (trasmesso da diverse emittenti di tutto il Paese), scrive regolarmente per il quotidiano The Philaldelphia Inquirer e ha stabilito un rapporto organico con il think tank di Washington Ethics and Public Policy Center, quello che s’impernia sull’elaborazione culturale di George Weigel, biografo di due Papi.
Insomma, Santorum ha capito bene che in politica l'immagine conta così come però conta pure la sostanza, la gente non è mica sciocca. Santorum ha cioè compreso (sembra banale, ma molti, troppi, non lo hanno ancora fatto) che l'elettorato occorre sempre incontrarlo, talora persino corteggiarlo, per certo costantemente calarsi nelle questioni che più gli stanno a cuore o lo preoccupano, la differenza tra un politico buono e uno cattivo restando l'alternativa fra demagogia e sollecitudine per il bene comune. Ha capito, Santorum negli USA, quel che da noi ha capito bene per esempio un Santoro, supremo tribuno della plebe dell'era berlusconianamente dominata dalla politica dell'immagine.
Da poco è uscito anche in Italia uno spaccato importante di quel che Santorum si porta dietro sempre, persino in politica. È il libro di sua moglie Karen, Lettere nell’attesa. Storia del mio bambino Gabriel (Marietti, Genova-Milano 2010), benedetto da una prefazione-preghiera di Madre Teresa di Calcutta che ai Santorum fu teneramente legata. È la storia lacerante dell’ottavo nato in famiglia, un piccolino che, venuto al mondo prematuro, è vissuto fuori dal grembo materno per sole due ore, giusto il tempo d’ispirare ai genitori ideali di lotta e di governo a difesa della sacralità della vita umana.
Rick Santorum ripete che non ha ancora deciso se candidarsi alla Casa Bianca, dice che ci sta pensando, ribadisce che deciderà definitivamente nelle prossime settimane. Ma intanto sono mesi che percorre il Paese in lungo e in largo per sondare il terreno, incontrare pezzi da novanta e attivisti, calcolare il budget. L'America's Foundation Political Action Committee, il suo braccio operativo scruta le maree, cerca alleati e per il momento agisce per interposta persona, ovvero aiuta e appoggia uomini e donne impegnati sulla scena politica in questa o in quella azione legislativa o campagna elettorale. E così il pressing di molti ambienti si sta facendo forte.
È un ex, Santorum, un ex senatore, ma la gente lo ama. La sua sarebbe insomma una rentrée in grande stile. Nelle elezioni di medio termine del 2006, un anno terribile per i Repubblicani, perse il seggio al Senato federale che deteneva in Pennsylvania. Sembra però che oggi nessuno ricordi più quel passo falso. E lui sembra crederci. Ipotizziamo l’impossibile. Immaginiamoci se un giorno al vertice del Paese più potente del mondo dovesse esserci un tipo così…