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L'EVENTO

Cattolici a convegno per il NO al referendum

Il Family Day e il Movimento cristiano lavoratori hanno serrato i ranghi e lanciato la sfida al premier in vista del voto del 4 dicembre, illustrando presso il The Church Village Hotel di Roma le ragioni di un No ben motivato contro la rottamazione della sussidiarietà, dei corpi intermedi e della partecipazione del popolo alle decisioni. 

Politica 13_11_2016
Il convegno per il NO

In caso di una legge intrinsecamente ingiusta non è mai lecito conformarsi ad essa. Riparte da questo assunto l’impegno del laicato cattolico che si sta spendendo con ogni mezzo per dire No alla riforma costituzionale targata Renzi-Boschi.

Protagonisti di questo nuovo impegno sociale sono il Family Day e il Movimento cristiano Lavoratori che hanno serrato i ranghi e lanciato la sfida al premier in vista del voto del 4 dicembre, illustrando presso il The Church Village Hotel di Roma le ragioni di un No ben motivato contro la rottamazione della sussidiarietà, dei corpi intermedi e della partecipazione del popolo alle decisioni. 

D’altra parte è stato lo stesso presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco ad esortare, lo scorso 27 settembre, tutti i cattolici ad informarsi personalmente per avere chiari tutti gli elementi di giudizio.  E le famiglie e i lavoratori lo hanno fatto guidate anche da Massimo Gandolfini e da Carlo Costalli. 

“Siamo ben coscienti che la riforma Renzi-Boschi è propedeutica alla definitiva destrutturazione della nostra società, proprio dalla destabilizzazione dei suoi due cardini principali: la famiglia e il lavoro”, ha spiegato Costalli snocciolando quando già fatto dall’attuale esecutivo contro la famiglia e contro il lavoro, a partire dal fallimentare Jobs Act e dai fallimentari voucher che hanno reso ancora più liquida ogni forma di attività lavorativa. 

“Il tasso di decisionismo che si vuole introdurre – prosegue Costalli – è strumentale ad introdurre un processo di liquefazione della società italiana, anche grazie allo svuotamento della democrazia ottenuto tramite un Senato composto da nominati”.

Ma dietro al confronto referendario, per queste due organizzazioni cattoliche non ci sono soltanto le modifiche di ben 47 articoli della Carta, ma una specifica visione del futuro di questo Paese, che vuole scardinare la famiglia e trasformare il primo articolo della Costituzione “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” in una vuota affermazione retorica.  

Una prospettiva completamente popolare e antropologica è quella indicata da Massimo Gandolfini che ha ribadito che con un parlamento mono-camerale controllato esclusivamente dal Pd, grazie all’Italicum, Renzi avrà campo libero per portare a termine la trasformazione del tessuto sociale italiano. “Le unioni civili – ha detto Gandolfini - sono solo il capo fila di una politica tesa all’approvazione delle adozioni per tutti; del suicidio assistito; dell’estensione della procreazione artificiale a coppie gay e single; delle leggi liberticide sulla trans-fobia e omo-fobia; della depenalizzazione dell’utero in affitto; del divorzio express e della legalizzazione di tutte le droghe”. 

Questo allucinante percorso è stato infatti snocciolato pubblicamente dalla senatrice Monica Cirinnà che guarda al nuovo parlamento riformato come ad una naturale propaggine del Nazareno e del Congresso del Pd, nel quale – ha spiegato la madrina delle unioni civili – ogni mozione conterrà la proposta del matrimonio egualitario. 

Insomma il referendum è il prossimo spartiacque di chi mira alla società liquida. Rimettere al centro figli, famiglia e lavoro è invece l’obiettivo di questo nuovo protagonismo cattolico che non teme il braccio di ferro con l'establishment.