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TERRORISMO

"Canta Marika" la jihad contro i bambini

Bambini cristiani copti assassinati in Egitto dai terroristi dello Stato Islamico. Bambini all'arena di Manchester assassinati da un terrorista di Al Qaeda. Purtroppo non è una novità. E la jihad usa anche i bambini come uomini bomba, come nel caso della piccola palestinese Marika, che si fece esplodere a Haifa.

Esteri 29_05_2017
Isis, jihad dei bambini

Altri bambini, cristiani copti questa volta, sono morti il 26 maggio in Egitto, uccisi insieme ai genitori mentre, a bordo di un pullman, si stavano recando in pellegrinaggio al monastero di Anba Samuel, San Samuele. L’Egitto ha subito risposto con sei incursioni aeree sui campi vicino a Derna, in Libia, dove si ritiene che i responsabili dell’attacco siano stati addestrati. Ne ha dato annuncio il Presidente Abdel Fatth al-Sisi: gli stati che sostengono il terrorismo saranno puniti, ha detto, “l’Egitto non esiterà mai a colpire i campi dei terroristi, dentro e fuori i confini nazionali”. 

Il lutto per i bambini copti e per i giovanissimi fans di Ariana Grande a Manchester è lo stesso. Ma la strage di Manchester ha suscitato più orrore: non per il luogo dell’attentato o per la nazionalità delle vittime, ma perchè quell’attentato non ha coinvolto anche dei giovani, come in Egitto e in mille altri casi. A Manchester il bersaglio erano loro, i giovani. È questo che fa orrore: che della gente abbia perso la pietà al punto da uccidere dei bambini e degli adolescenti, intenzionalmente. “Colpire bambini e adolescenti vuol dire uccidere il futuro” si legge nella nota con cui la Comunità di Sant’Egidio ha espresso “il suo cordoglio ai familiari e agli amici delle vittime della crudele strage di Manchester, un terribile attentato compiuto da chi ha perso la pietà”. 

Si direbbe che molti abbiano capito solo in questi giorni con sgomento che esistono persone spietate a tal punto. Non sanno, forse non ricordano.

Il 27 marzo 2016, era la domenica di Pasqua, c’è stato un attentato dinamitardo a Lahore, in Pakistan. L’esplosione è avvenuta nel parco Gulshan-i- Iqbal, quel giorno molto affollato perchè per la prima volta nella storia del paese, islamico al 97%, il governo aveva dichiarato festivi non solo il venerdì santo, che coincide con il giorno di preghiera per gli islamici, ma anche la domenica di Pasqua e il lunedì dell’Angelo. Il terrorista suicida, militante nel gruppo talebano Jamaat-ul-Ahrar, ha scelto di farsi esplodere vicino alle altalene dei bambini: è stata una strage, con 75 morti e oltre 340 feriti, in gran parte bambini e mamme.  

La mattina del 2 aprile 2015 un commando di miliziani al Shabaab, i jihadisti somali legati ad al Qaida, ha attaccato il campus universitario di Garissa, in Kenya. Per tutto il giorno, prima di essere abbattuti dai militari sopraggiunti, i terroristi hanno fatto strage di studenti, uccidendo quelli cristiani e lasciando liberì quelli musulmani. Hanno ucciso in tutto 147 ragazzi e un guardiano. Nelle settimane successive una pagina Facebook creata per commemorare le vittime ne ha pubblicato le fotografie: ragazzi e ragazze pieni di speranze e progetti, morti per aver risposto “si, sono cristiano” man mano che venivano individuati e interrogati dai terroristi.

In Nigeria Boko Haram, il movimento islamista armato che vuole imporre la legge coranica nel paese, continua a compiere attentati nel nord est, pur essendo stato costretto ad abbandonare i territori che aveva conquistato nel 2014. Quasi sempre si tratta di attentati suicidi in mercati, stazioni di autobus e altri luoghi affollati. Uccidono chi capita: uomini, donne, bambini. Ma sempre più spesso i jihadisti costringono a farsi esplodere delle ragazzine, anche solo di 8-9 anni. Sono bambine che hanno rapito, come le oltre 200 studentesse di Chibok nel 2014. Negli ultimi tre anni si ritiene che siano morti così, drogati o convinti minacciandoli di morti ancora più spaventose, spinti dai jihadisti in mezzo alla gente con addosso cinture esplosive più di 100 bambini, tre quarti dei quali femmine. 

L’elenco degli attentati e degli attacchi a bambini in realtà è interminabile. I responsabili sono sempre gruppi di terroristi islamici. Nel 2004 a Beslan, in Ossezia, il sequestro di circa 1.200 persone – insegnanti e allievi – in una scuola, durato tre giorni, si è concluso con la morte di 186 bambini. Altri 70 sono stati resi invalidi dalle ferite riportate. 

Quasi ce ne siamo dimenticati, ma ne morivano di continuo, straziati dalle esplosioni, in Israele: bambini palestinesi mandati a farsi saltare in aria da genitori fieri del loro sacrificio, bambini israeliani sui pullman, mentre andavano e tornavano da scuola. I genitori facevano viaggiare i figli su mezzi di trasporto diversi per non perderli tutti in un attentato. Poi Israele nel 2002 ha iniziato la costruzione di una barriera anti-terrorismo lunga centinaia di chilometri e gli attentati sono finiti. Mezzo mondo si è risentito, ha condannato la costruzione della barriera che ancora adesso molti chiamano “muro dell’apartheid” o “muro della vergogna” benchè abbia salvato la vita di centinaia, forse migliaia di bambini palestinesi e israeliani.

“Canta Marika canta, come sei bella l'ora del destino, ora che stringi la dinamite come un figlio in seno” dice una canzone di un cantautore italiano, dedicata proprio a una terrorista palestinese autrice di una strage ad Haifa, in un ristorante dove era entrata portando un neonato in un passeggino. “Canta Marika canta siamo i tuoi occhi siamo il tuo sorriso, canta che Dio ti guarda che anche sulla terra c'è il paradiso, stringiti forte il fiore che porti sotto il vestito nero”. Il “fiore” è la carica di esplosivo che Marika indossava, lo stesso “fiore” con cui a Manchester Salman Adebi si è preso 22 vite. Salman Adebi, 23 anni, un ragazzo anche lui.