CINEMA
Cannes, il Festival che non ti aspetti
Critica e pubblico unanimi nel bocciare l'ultimo Pirati dei Caraibi. Da non perdere alcuni film sulla meraviglia della vita. Su tutti The Tree of Life.
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18_05_2011
L’attenzione del pubblico e dei media sul Festival del Cinema di Cannes è sempre massima: da tempo la manifestazione della Riviera Francese ha superato per importanza e numero di ospiti la Mostra del Cinema di Venezia (per molti anni prima manifestazione al mondo), grazie anche a una serie di eventi collaterali di mercato (del cinema, della tv e della pubblicità) che fanno della cittadina francese un polo di attrazione per l’audiovisivo di tutto il mondo e per gran parte dell’anno.
Ma il cinema rimane sempre l’evento più importante, anche se non è quello dal mercato più cospicuo. Ormai solo gli Stati Uniti e l’India hanno un’industria cinematografica che incide pesantemente sul prodotto interno lordo (ma solo i primi riescono a imporla in tutto il globo); ciò nonostante, il richiamo del cinema e dello star system, specie in momenti di crisi come questi, fa sì che tutti quanti, poco o tanto, siano interessati a sapere cosa succede a Cannes. Al di là delle immagini di chi sale e scende dal tappeto rosso della scalinata del Palazzo del Cinema, è interessante notare come critica e pubblico del Festival siano rimasti finora colpiti dagli stessi titoli, e non certo per il richiamo pubblicitario o per la fama di autori e interpreti (un conto sono i flash dei fotografi alle mise delle signore, un altro è giudicare il film, per fortuna).
Esempio eclatante, Pirati dei caraibi - Oltre i confini del mare, quarto episodio della saga, che è stato presentato in grande spolvero, anche se (ovviamente) fuori concorso: non ha divertito il pubblico né scaldato la critica. Tutti, ormai abbondantemente assuefatti alle mossette e alle smorfie di Johnny Depp, hanno dimostrato di averne abbastanza di un film che ormai è diventato un clone dei videogiochi, e che la presenza di Penelope Cruz non riesce certo a migliorare. Anche se di puro intrattenimento, altri titoli (si pensi a Shrek) avevano da subito ammaliato gli spettatori del Festival, nelle passate occasioni.
È toccato a un altro film, questo ruolo: The Artist, diretto dal francese Michel Hazanavicius e interpretato da Jean Dujardin e Bérénice Bejo dimostra veramente di cosa sia capace il cinema. Il film è in bianco e nero e muto (se si eccettuano due battute nel finale), esattamente come i titoli dei primi del ‘900: è la storia di un attore che va in crisi all’avvento del sonoro e di una ballerina che invece diventa una star grazie alla sua bella voce. Il tema non è nuovo (in fondo è lo stesso di Cantando sotto la pioggia), ma l’ambientazione, le musiche, i balletti e la bravura degli interpreti dimostra che non solo si può godere di un film senza il 3D, ma anche il colore non è indispensabile al divertimento, quando la storia e gli interpreti hanno qualcosa da dire (e lo sanno fare bene). Quando uscirà nelle sale italiane, non perdetevelo.
Belle storie, ecco perché si va al cinema, e questo lo sanno bene i fratelli Dardenne, due registi belgi noti per le vicende asciutte dei loro film (non usano mai neanche la colonna sonora), incentrate su aspetti spesso drammatici della vita contemporanea. Il loro ultimo film, Il ragazzo con la bicicletta è una sorta di Pinocchio contemporaneo: solo e ripudiato dal padre che ama, Cyril cresce in istituto, fino a quando una giovane parrucchiera inizia a ospitarlo nei fine settimana. Ma la tentazione delle scorciatoie e il bisogno di affetto lo fanno cadere preda di cattive compagnie. Un film semplice e toccante, che dimostra ancora una volta come tutto il destino di un giovane si giochi intorno all’educazione e al rapporto personale con l’adulto.
Terminiamo questa parziale carrellata con un film di un autore particolare. Il regista Terrence Malick ha finora diretto solo cinque film in una carriera cominciata nel 1973: The Tree of Life (L’albero della vita) è un lungo film dalle immagini che catturano, incentrato sul conflitto tra la Natura e la Grazia, tra l’istinto e la ragionevolezza, attraverso le vicende di una famiglia americana negli anni ’50, ma anche con una carrellata visiva senza pari, per bellezza e per tecnica, tesa a far partecipe lo spettatore della meraviglia del creato. Un film per il quale non bastano gli schemi di tanta critica ufficiale e che sfugge ai tentativi di incasellarlo. The Tree of Life è un film da contemplare e su cui riflettere e discutere.