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L'ESCAMOTAGE

Cannabis in vendita come ciliegie: chi applica la legge?

A Modena un gazebo vende cannabis sulla strada e un bar somministra bevande e infiorescenze. Fumarla? "Non possiamo sapere cosa fa la gente a casa", dicono i gestori. Insorge l'ex ministro Giovanardi, mentre il governo da un lato attende il parere dell'Avvocatura e dall'altro chiede ai questori tolleranza zero. Ma in questa zona grigia intanto il business cresce sempre di più. 

Attualità 19_09_2018

Chi percorre la strada che da Modena porta a Vignola sa che è frequente trovarsi di fronte a cartelli pubblicitari che reclamizzano la vendita di ciliegie, che sono la specialità incontrastata della cittadina emiliana. Nel periodo della raccolta poi, è anche possibile che venditori improvvisati dalle vicine aziende agricole si piazzino sulla strada per vendere il prelibato frutto. Ma in questi giorni sulla Vignolese non ci sono banchetti di contadini che propongono ciliegie, bensì un grande gazebo che vende e reclamizza la vendita di cannabis light.

Anche il senatore Carlo Giovanardi, che di droga si è occupato spesso nella sua veste di Ministro con delega alle tossicodipendenze e che quella strada la percorre spesso, essendo originario proprio di queste terre, non ha potuto fare a meno di imbattersi nel curioso cartello pubblicitario che compare in questi gironi sulla strada. Dice: “Canapa Light a 2,50 euro al grammo”. Un affarone. 

E’ facile immaginarsi come l’esponente ex democristiano sia stato colto da un vero e proprio “infarto” nel notare non solo il cartello, ma anche un vero e proprio punto vendita che di legale sembra avere ben poco a cominciare dal fatto che la legge vieta di reclamizzare questi prodotti. E, dopo aver inchiodato l’automobile, ha scattato alcune foto che ora sono state spedite in questura e in Prefettura a Modena sotto forma di esposto.

A Modena, d’altra parte, la situazione in tema di cannabis è altamente esplosiva. Pochi giorni fa infatti ha inaugurato un bar che somministra infiorescenze di cannabis. E si chiama Marybistrò, in pieno centro, proprio a due passi dallo splendido Duomo romanico.

Il bar ha la licenza per somministrare cibo e bevande, come la birra. Legale? I gestori, come tutti quelli che hanno a che fare con questi prodotti sanno che devono muoversi a passi felpati perché la legge 242/16 consente la vendita di prodotti con effetti non considerati stupefacenti. Che si tratti di un escamotage per vendere sotto banco infiorescenze che poi a casa verranno fumate, è molto di più di un sospetto. Come dimostrano gli stessi gestori del bar alternativo, i quali, intervistati dal Resto del Carlino hanno messo le mani avanti: “Nel nostro Paese la cannabis light non si può vendere come prodotto da fumare e infatti nelle nostre confezioni è ben specificato, sono prodotti ufficialmente da collezione o per profumare i locali. Poi è chiaro che a casa sua ognuno fa quello che vuole…”.

In quei puntini di sospensione anche Giovanardi ci ha visto una candida ammissione: “Da una parte si dichiara (in maniera formale) che il prodotto non è destinato ad uso umano, ma dall’altra indirettamente appare evidente che la vendita è proprio destinata ad uso umano”, ha detto. E ancora: “Questi negozi innescano un processo di normalizzazione, soprattutto tra i giovani, che altera la percezione del rischio derivante dall’uso di queste sostanze, incrementandone l’uso futuro e danneggiando così le già insufficienti campagne di prevenzione”.

Normalizzare. E preparare il terreno. E’ questo il duplice compito che il boom di questi negozi sta lentamente portando avanti. Anche in virtù di una assenza di leggi ben precise. Sul versante legislativo infatti dopo l’emanazione della legge 242/16 ha fatto discutere lo stop ai negozi proposto dal Consiglio Superiore di Sanità che ha ravvisato scarse conoscenze sulla pericolosità del Thc anche a bassi dosaggi.

Ma l’argomento è tabù per una coalizione di governo che si trova divisa su questi argomenti e che non a caso non li ha inseriti nel programma di governo. E su questo i Radicali hanno gioco facile nell'aizzare le divisioni. Però, se da un lato abbiamo il Ministro della Salute Giulia Grillo (Cinque Stelle) che ha chiesto all’Avvocatura di Stato un parere sul report del CSS e che in passato è stata anche firmataria del disegno di legge sulla liberalizzazione della Cannabis, dall’altro abbiamo una circolare a Prefetti e Questori emanata a fine luglio dal Ministero degli Interni (il leghista Salvini) che chiede tolleranza zero sugli abusi, vale a dire sulla consumazione per scopi ricreazionali, leggi fumare.

L'intervento del ministro Salvini con la circolare è stato fatto per investire la zona grigia in cui la canapa deve rispettare il limite dello 0,25% di concentrazione di Thc oppure costringere la vendita facendola rientrare nelle 64 tipologie di utilizzo definite "industriali" dal Catalogo europeo. Se la si utilizza per altri scopi va trattata come una sostanza stupefacente con conseguente denuncia per il titolare del negozio. Però, scoprirlo è oggettivamente impossibile.

Ecco perché si procede così, con interventi a macchia di leopardo della Gdf e l’attesa di un pronunciamento che non è ancora arrivato. Nel frattempo, come dice anche Giovanardi “i buoi scappano, stanno proliferando decine e decine di negozi in giro per l’Italia che alimentano un business gigantesco che diventerà sempre più influente”.