Calpestare i simboli è più facile che provare a capirli
Mozzetta e scarpe rosse nel mirino di chi accusava il pontificato ratzingeriano di formalismo. Senza sapere che alcune insegne papali evocano il sangue dei martiri su cui è fondata la Chiesa di Roma.
Nel rispettoso e corale cordoglio per la morte di Benedetto XVI Dagospia interviene a gamba tesa contro il fidato mons. Georg Gänswein accusandolo nientemeno che di aver inflitto al pontefice «il più grande martirio del suo papato: quello formale e stilistico». Nel mirino il recupero di alcune insegne proprie del Sommo Pontefice e che Francesco invece non usa più. «Mascherate» secondo lorsignori. Ma forse le vere mascherate furono quelle che il papa defunto dovette subire per mano d'altri, per esempio con l'improbabile casula a chiazze gialle e blu che altri (non certo il fine Gänswein) gli misero addosso durante il viaggio in Austria.
Le "discusse" insegne furono utilizzate anche dagli immediati predecessori, in tutto o in parte. Basti scorrere le foto di San Giovanni Paolo II e San Paolo VI per vederli con mantelli, mozzette e saturni. Quanto al recupero di paramenti antichi e stupendi, c'è da chiedersi se non sia opportuno anche nelle parrocchie usarli (e gratis, visto che essendo antichi ci sono già) invece di lasciarli marcire nei cassetti solo perché "preconciliari" e spendere denaro per comprarne di nuovi, fatti in serie e spesso anche brutti. Un cenno al camauro, quel copricapo rosso bordato d'ermellino (sintetico, prima che si scaglino gli animalisti) che Benedetto usò a malapena una volta. Effettivamente il più inusuale, ma non certo in disuso da secoli. L'ultimo a servirsene fu quel Papa tanto "distante" e "formalista" che risponde al nome di ... San Giovanni XXIII (che lo indossa pure nella tomba come può constatare ogni pellegrino).
Mozzette, camauri, scarpe rosse e paramenti antichi non sono affatto formalismo come pensa erroneamente, non solo Dagospia, ma anche certo clero (gerarchie comprese), che dall'alto della propria sciatteria spacciata per semplicità guarda con fastidio a riti e simboli che pure hanno contribuito alla bellezza trasmessa dalla Chiesa nei secoli. E portatori di un messaggio condensato nel color rosso di molti elementi propri del vestiario papale (a cominciare dalle contestate scarpe, che non erano "di Prada"), simbolo del sangue versato da Pietro e Paolo. Un promemoria impegnativo innanzitutto per chi si trova a capo di quella Chiesa romana fondata sul martirio. Ma si sa che calpestare le tradizioni è più facile che provare a capirle.