Bologna, scontro tra lesbiche sull'utero in affitto
Arcilesbica è stata sfrattata dal Cassero di Bologna da un'altra associazione lesbo. Il pomo della discordia è l'utero in affitto.
Il Cassero è un centro a Bologna che raccoglie più sigle LGBT. E’ accaduto che Arcigay, dietro impulso di alcuen attiviste lesbiche, ha sfrattato Arcilesbica nazionale. Pomo della discordia l’utero in affitto. Il presidente nazionale, Cristina Gramolini, sul tema ha dichiarato: l’utero in affitto « riduce a cosa sia chi nasce, sia la madre che mette al mondo». In quest’ottica «l’esternalizzazione della gravidanza è antifemminista, coloniale, disumana. Ci sfrattano perché non ci siamo allineati al gotha arcobaleno siamo colpevoli di avere posizioni autonome.Arcilesbica non si è allineata alla richiesta di legalizzazione dell’utero in affitto - continua Gramolini - promuovendo invece l’accesso alle adozioni. Abbiamo denunciato l’assurdità di rivendicare farmaci bloccanti della pubertà per i bambini e le bambine con comportamenti non conformi alle aspettative di genere, chiedendo invece di lasciare libera l’infanzia di esprimersi al di là degli stereotipi di genere. Abbiamo criticato l’assistenza sessuale alle persone con disabilità, chiedendo per loro il pieno inserimento sociale e la non mercificazione dell’affettività. Abbiamo respinto lo slogan `Sex work is work´, perchÈ non normalizziamo l’uso sessuale delle donne».
Lesbiche Bologna, la nuova associazione che si è staccata da Arcilesbica e che occuperà al Cassero gli spazi lasciati da quest’ultima, di contro dichiara per bocca del suo presidente Carla Catena: «È un tema complesso, ci sono al nostro interno opinioni diverse però siamo contrarie a una posizione oltranzista e abolizionista. Noi siamo felici di vedere iscriversi all’anagrafe due mamme o due papà».
Dunque l’emancipazione femminile ha contribuito alla costruzione della teoria del gender, la quale teoria, volendo equiparare in tutto le coppie gay con quelle etero, ha preteso la genitorialità anche delle coppie maschili omosessuali. Queste ultime, se non adottano, non possono passare che per l’utero in affitto. Ma arrivate a queste punto le femministe lesbiche si sono ricordate di essere madri, la prima caratteristica della donna, ed hanno protestato. Scippate di una loro prerogativa, ma alla fine anche per colpa loro. Hanno fatto dei diritti la loro bandiera e non si vede perché questa stessa bandiera non possa essere sventolata anche dai compagni gay maschi. Un bel cortocircuito.