Bologna dà asilo ai gay russi. Don Camillo dove sei?
L'Emilia offre asilo "agli omosessuali perseguitati in Russia". La regione, che fu sempre allineata all'Unione Sovietica (dove i gay erano criminalizzati), ora denuncia una legge russa che non perseguita gli omosessuali.
Bologna, dal gay pride alla folle idea di sostituire mamma e papà nei moduli del Comune. E adesso addirittura l'asilo politico ai gay russi.
Bologna, e con lei l'Emilia rossa, si stanno guadagnando sul campo la patente di paradiso gay friendly. Una sorta di San Francisco in salsa padana dove le lobby gay sguazzano indisturbate con il consenso compiacente del Pd che, in crisi di identità e iscritti, ha deciso di puntare la barra verso l'ideologia gender. L'ultima del florilegio laicista e omosessualista arriva da una risoluzione del Consiglio regionale approvata martedì.
Che dice in sostanza così: «L'Emilia-Romagna offre asilo politico agli omosessuali discriminati e perseguitati in Russia dalla legge anti-gay voluta dal premier Vladimir Putin. Il documento ha incassato il sì del centrosinistra mentre il centrodestra è uscito dall'aula al momento del voto». Che cosa chiede la risoluzione che già nel titolo strizza l'occhio al pensiero dominante dal vago sapore bolscevico? «Censuriamo la legge russa» e «invitiamo il Governo ad impegnarsi fin d'ora a concedere asilo politico alle persone lgbt perseguitate nel territorio della Federazione russa».
Una Regione che fu fedele all'Unione Sovietica, ai tempi di quando oltre cortina gli omosessuali venivano messi in galera nel silenzio dell'Internazionale comunista, che censura uno Stato sovrano come la Russia? Don Camillo oggi non crederebbe ai suoi occhi.
Eppure ciò che è andato in scena martedì in assemblea legislativa non è altro che l'ultimo tassello di un disegno preciso: far passare l'ideologia omosessualista grazie al consenso politico di cui l'Emilia è ancora ben fornita. E candidarsi a fare scuola nelle altre regioni come avamposto di libertà e diritti.
Ma le cose stanno davvero così? Davvero la legge russa discrimna i gay? In realtà, e in questo la Nuova Bussola Quotidiana è stata la prima a denunciarlo, nella legge voluta da Putin non c'è niente di tutto questo. Prescrive soltanto che l'informazione pro gay sia riservata ad un pubblico adulto e vietata ai minori. Una norma dunque a tutela dell'infanzia e a promozione della famiglia naturale, che anche i consiglieri emiliani di Pdl e Lega hanno difeso. «Malgrado fosse evidente l'assurdità di muovere censure a norme che hanno quale unico scopo quello di tutelare i minori, la potente lobby gay, che anche nella rossa Emilia detta la linea politica alla maggioranza di sinistra, non ha perso l'occasione per riaffermare con protervia il proprio essere al di sopra del bene e del male, esprimendosi con veemenza contro norme che si limitano a vietare, la promozione e l'apologia di relazioni sessuali tra i minori, e ad escludere le coppie gay dall'adozione di minori», tuona il capogruppo del Carroccio Roberto Corradi.
Questi fa notare come la Regione abbia «calpestato i diritti dei bambini», quando semmai la normativa licenziata dal parlamento moscovita è improntata al buonsenso e coerente con la necessità di anteporre e tutelare i diritti degli infanti, rispetto agli adulti»: un sacrosanto principio a difesa dei diritti dei fanciulli che, come confermato da autorevolissimi psichiatri e psicologi, hanno interesse a crescere in famiglie composte da uomo e donna.
Dunque nessuna discriminazione, ma attenzione ai soggetti deboli della società. Gli stessi che sono stati calpestati con la Manif pour Tous parigina nel corso della primavera scorsa a tutela del matrimonio naturale uomo-donna e contro le nozze gay e che ha portato perfino diversi attivisti in carcere e anche semplici simpatizzanti come il caso del padre di famiglia condotti in gendarmeria per aver indossato una maglietta del corteo. Queste sì discriminazioni della libertà d'espressione. Che però l'assemblea sotto le due torri evidentemente non ha ritenuto degne di diritto d'asilo. Perchè anche i questo caso, diritto e arroganza, c'è caso e caso.