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JIHAD IN NIGERIA

Boko Haram sconfitto? Tragiche bugie di regime

Cresce in Nigeria il bilancio delle vittime delle azioni terroristiche messe a segno dai jihadisti Boko Haram a partire dal giorno di Natale. Gli ultimi attacchi sono stati compiuti appena pochi giorni dopo che il presidente annunciava di aver mantenuto la promessa di eliminare il gruppo armato entro il 31 dicembre.

Esteri 30_12_2015
Boko Haram

Continua a crescere in Nigeria il bilancio delle vittime delle azioni terroristiche messe a segno dai jihadisti Boko Haram a partire dal giorno di Natale. L’ultima risale al 28 dicembre. Una donna si è fatta esplodere mescolandosi alle persone in coda all’ingresso di una moschea a Maiduguri, la capitale dello stato di Borno, uno degli Stati nord orientali della federazione, a maggioranza islamica, in cui i jihadisti lottano da anni per imporre la legge coranica. 

La coda si era formata perché, così come succede all’ingresso delle chiese cristiane, anche all’ingresso di molte moschee ormai i fedeli vengono perquisiti proprio per evitare che qualcuno entri portando con sé armi ed esplosivi. L’attentato ha provocato un morto e sei o sette persone sono state ferite. Il giorno prima due donne si erano fatte esplodere in un mercato di Madagali, una cittadina dell’Adamawa, Stato anch’esso a maggioranza islamica e dove, come nei vicini Borno e Yobe, dal maggio del 2013 vige lo stato di emergenza. Il bilancio delle vittime dei due attentati è molto elevato. Sono state uccise una trentina di persone e i feriti sono più di cento. 

Sempre il 27 dicembre altre due donne si sono fatte saltare in aria alla periferia di Maiduguri, nel villaggio di Dawari. È successo mentre erano in corso combattimenti tra jihadisti e militari. Dei testimoni raccontano che una delle due donne, descritta come molto giovane, si è messa a correre gridando «Boko Haram, Boko Haram», facendosi quindi esplodere tra la gente accorsa sentendo le sue grida. La seconda donna ha attivato il proprio detonatore poco dopo. Secondo altre testimonianze i militari hanno teso degli agguati ai terroristi intercettandoli in tre diverse località situate alla periferia di Maiduguri. Tra le vittime, a Dawari, si contano anche il capo del villaggio e dieci dei suoi figli.  

Bisogna aggiungere a queste vittime, per completare il bilancio di questi giorni di Natale in Nigeria, quelle dei diversi attacchi sferrati dai terroristi negli stessi giorni. Il più grave, con almeno 14 morti, ha colpito il villaggio di Kimba, nel Borno. Dei terroristi a bordo di biciclette sono arrivati la mattina di Natale, hanno invaso il villaggio e hanno incominciato a sparare. Prima di ritirarsi, come di consueto, hanno dato fuoco a tutte le abitazioni: «neanche una casa è stata risparmiata, il villaggio è tutto distrutto», ha raccontato un testimone, «centinaia di sopravvissuti all’attacco sono fuggiti nella città di Biu dove sono stati accolti in un campo per profughi già stracolmo di sfollati». Vanno ad aggiungersi ai tanti nigeriani sfollati e profughi all’estero, in cerca di scampo a Boko Haram e alle incursioni dell’esercito che spesso, come nel caso degli scontri verificatisi a Dawari, spara indiscriminatamente e inoltre, per snidare i terroristi, non esita a mettere a ferro e a fuoco interi villaggi e quartieri. 

Gli ultimi due attacchi di Boko Haram sono stati compiuti appena pochi giorni dopo che il presidente della repubblica Muhammadu Buhari aveva annunciato di aver mantenuto la promessa di eliminare il gruppo armato entro il 31 dicembre, fatta a maggio quando, dopo aver vinto le elezioni, aveva assunto la carica. La Nigeria, aveva dichiarato il presidente alla Bbc, ha sconfitto «tecnicamente» i jihadisti che ormai non sono più in grado di lanciare “attacchi convenzionali” contro le forze di sicurezza e i centri abitati e possono solo combattere con azioni dinamitarde. Già nell’autunno del 2014 e poi lo scorso marzo le autorità nigeriane avevano annunciato la fine imminente e certa della crisi; dopo di che, in entrambi i casi, Boko Haram aveva intensificato attacchi e attentati: «sono le ultime disperate azioni di un gruppo allo sbando», era stato il commento del portavoce del governo tutte e due le volte.  

L’opposizione continua a sostenere che le autorità volutamente esagerano la portata dei successi militari realizzati contro i Boko Haram. Ogni volta che l’esercito pretende di averli spazzati via, sostiene non a torto chi critica il governo, i jihadisti rinascono più forti e minacciosi.   In un comunicato diffuso pochi giorni or sono, l’Isis, con cui Boko Haram si è alleato a marzo dopo aver proclamato la nascita di un Califfato nell’agosto del 2014, ha annunciato che la sua «divisione in Africa occidentale» ha lanciato più di 100 attacchi e ha ucciso più di mille persone negli ultimi due mesi.

Nell’Indice mondiale del terrorismo 2015, un rapporto dell’Istituto per l’economia e la pace di New York, Boko Haram viene definito «il più pericoloso gruppo terroristico del mondo» e la Nigeria figura al terzo posto per gravità di impatto del terrorismo, preceduta soltanto da Iraq e Afghanistan. Nonostante le assicurazioni del presidente Buhari, nel 2015 è aumentato il timore che Boko Haram, da gruppo armato dall’impatto circoscritto a una nazione, diventi una minaccia di portata regionale, come sembrano dimostrare i numerosi attacchi sferrati in Ciad, Camerun e Niger nell’anno che sta per finire.