Bocciata la legge anti-moschee Libertà religiosa a senso unico
La legge regionale, ribattezzata dai suoi critici "anti-moschee", è stata bocciata dalla Consulta. Il Caim ora chiede una moschea a Milano. Vittoria della libertà religiosa? Un momento. La legge è stata demonizzata, perché non era rivolta contro l'islam. In compenso, quelli che oggi festeggiano, sono i discepoli di chi predica l'intolleranza religiosa.
La cosiddetta “legge anti-moschee” approvata il 27 gennaio scorso dalla Regione Lombardia, è stata bocciata ieri dalla Corte Costituzionale. Il testo era stato impugnato dal Governo davanti alla Corte Costituzionale, perché secondo l'esecutivo avrebbe violato diversi articoli della Costituzione, tra cui i principi di uguaglianza dei cittadini e delle confessioni religiose. Le motivazioni della sentenza della Consulta si conosceranno solo nelle prossime settimane. Ma la reazione del CAIM, coordinato da Davide Piccardo, non si è fatta attendere.
“Il CAIM - Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano e Monza e Brianza Esprime soddisfazione per la decisione che dichiara incostituzionale una legge che oltre ad essere un obbrobrio giuridico rappresentava anche un caso di inciviltà e intolleranza inammissibile. In questi mesi abbiamo denunciato più volte l'atteggiamento di chi ha voluto utilizzare le istituzioni pubbliche con fini persecutori nei confronti dei cittadini musulmani della Lombardia impiegando risorse pubbliche per negare i diritti e per alimentare la paura e il pregiudizio nei confronti di più di 400.000 persone a cui ancora oggi non è garantito il diritto di culto. Rendiamo merito al Governo Italiano che si è opposto ad una norma che contraddice non solo il corpo e lo spirito della Costituzione ma anche i più fondamentali diritti umani universalmente riconosciuti. Riteniamo che oggi nel nostro paese sia urgente provvedere a sanare un vulnus che riguarda quasi due milioni di cittadini musulmani e che sulla materia del diritto di culto con specifico riferimento alla questione dei luoghi di culto dovrebbe intervenire il Parlamento anche sulla scorta dei già esistenti pronunciamenti della Consulta. Rimossa la legge regionale, chiediamo al sindaco Pisapia che avvenga immediatamente l'assegnazione definitiva delle aree così come previsto dal bando pubblico in modo da procedere con la costruzione della moschea di Milano”.
La legge in questione (il cui nome ufficiale è: Legge Consiglio Regionale N. 62 - Modifiche alla legge regionale 11 marzo 2005, n. 12 Legge per il governo del territorio – Principi per la pianificazione delle attrezzature per servizi religiosi - approvata nella seduta del 27 gennaio 2015) è stata, pur non rivolgendosi ai soli luoghi di culto islamici, ben presto ribattezzata “legge anti-moschee” poiché poneva regolamentazioni amministrative, urbanistiche, edilizie e contemplava anche la possibilità di convocare un referendum volto ad approvare la costruzione di eventuali luoghi di culto, di interpellare le forze dell’ordine. Regole, forse rigide, ma nessun intento persecutorio nei confronti di una religione particolare. Norme, quelle previste dalla legge regionale, che avrebbero certamente rallentato, ma non impedito un iter. E’ interessante la richiesta immediata da parte del CAIM dell’assegnazione definitiva delle aree destinate alla costruzione della moschea di Milano. Va precisato, per rispondere all’allarmismo del CAIM, che né i musulmani italiani né i musulmani milanesi sono privi di luoghi di culto, tra i quali molti sono tra l’altro gestiti dal CAIM stesso. A Milano manca la grande moschea con il minareto con spazi più grandi, utili soprattutto durante le celebrazioni al termine della fine del Ramadan. Una grande moschea che si vada ad aggiungere alle altre quattro moschee con minareto italiane a Ravenna, Roma, Colle Val D'Elsa, Segrate. Di queste quattro moschee solo quella di Roma è un ente di culto, mentre le altre sono centri islamici appartenenti alla galassia UCOII cui afferisce anche il CAIM, di cui due – Ravenna e Colle Val d’Elsa – costruite anche grazie al contributo della Qatar Charity.
La gioia per la bocciatura a livello costituzionale della legge regionale riporta a galla l’annosa questione della rappresentatività dei musulmani. Il CAIM in Lombardia e l’UCOII a livello nazionale rappresentano i musulmani che risiedono nel nostro paese? Il comunicato succitato è condiviso da tutti i musulmani lombardi? Oppure si tratta dell’ennesimo tentativo di vittimizzare i musulmani e soprattutto di monopolizzarne e strumentalizzarne la presenza?
La legge regionale, tinta di Lega, è un ghiotto boccone per gridare all’islamofobia da parte delle organizzazioni islamiche e dei partiti di sinistra. E’ interessante notare come anche nel mondo islamico la costruzione delle moschee sia regolamentata e come, soprattutto negli ultimi, anni le moschee siano sottoposte a controlli, a videocamere per motivi di sicurezza. Non si tratta di islamofobia, ma di sicurezza. Va altresì rammentato che le reazioni del CAIM alla legge regionale vanno di pari passo con dichiarazioni del presidente dell’UCOII all’Ansa che fanno comprendere che, Intesa con lo Stato a parte, lo Stato italiano non dovrebbe interferire nella gestione dell’Islam. L’anno scorso Elzir dichiarava che “l’albo degli imam deve essere fatto dalla comunità islamica. Lo stato italiano è laico non può intervenire nei lavori interni della comunità islamica. Può approvare quello che approva la comunità islamica che porta quest’albo alla prefettura e poi alla direzione centrale dei culti ammessi”. La comunità islamica è quella fantomatica rappresentata dai membri dell’UCOII e non certo dalla totalità dei musulmani residenti in Italia. “Qualcuno sta cercando di limitare la libertà religiosa” ha affermato Elzir commentando la legge lombarda.
Ebbene, a prescindere dal giudizio sulla legge regionale, è curioso sentire queste parole da chi fa riferimento, come si evince dal sito dell’UCOII, al Consiglio Europeo per la fatwa e la ricerca guidato da Yusuf Qaradawi che ha emesso fatwe che approvano la condanna a morte dell’apostata, qualora annunciasse pubblicamente la sua conversione e criticasse l’islam, e che vietano il matrimonio, anche solo civile, tra una musulmana e un non musulmano. Nessuno in Italia ha mai criticato l’operato di proselitismo delle associazioni legate all’UCOII che pubblicizzano ogni conversione all’islam, nessuno ha mai messo in questione il monopolio dell’islam da parte dell’UCOII, tantomeno oggi quando l’Unione è tornata ad essere referente del Ministero dell’Interno e del dialogo interreligioso. Le parole di Elzir e del CAIM mirano a trasformare i musulmani in vittime, a inasprire il rapporto tra i musulmani e il paese che li ospita e dove la libertà religiosa è più che rispettata. Sarebbe straordinario sentire la stessa veemenza in condanne, mai udite, di quanto accade in Arabia Saudita, in Iran, in Sudan, ma purtroppo le condanne di UCOII e CAIM riguardano solo l’islamofobia dell’occidente e i nemici giurati, della Fratellanza musulmana ovverosia l’Egitto e Israele.
Caduta la legge “anti-moschee” sarebbe bello sentire un appello in nome della libertà religiosa di tutti, anche di quei musulmani che hanno scelto di convertirsi al cristianesimo, oppure che si dichiarano laici o atei.