Bimbi rom, dolore e polemiche
Dopo la sciagura dei 4 fratellini carbonizzati in un campo nomadi di Roma, infuriano le reazioni. Vallini: «La comunità cristiana non può rimanere indifferente».
Dolore, sdegno e polemiche. Il giorno dopo non c’è pace per la tragedia dei quattro bimbi morti carbonizzati in un campo nomadi alla periferia di Roma nei pressi di via Appia Nuova.
Il più piccolo aveva solo 4 anni. Si chiamava Raul. Gli altri tre fratellini solo qualcuno in più: Fernando 5, Sebastian 11 e Patrizia 8. Una stufetta potrebbe aver provocato il rogo che ha avvolto i piccoli mentre dormivano da soli in una baracca abusiva. Immediato l’allarme dei vigili del fuoco, ma quando le fiamme son state spente era già troppo tardi. «Ora potremmo morire anche noi» hanno commentato affranti i genitori dei quattro bambini.
Stamani il campo rom in cui vivevano è stato smantellato e qualcuno ha deposto dei fiori sul luogo della sciagura. Gli abitanti del campo, una ventina, sono stati portati in una struttura di accoglienza del Comune. Altri sgomberi potrebbero avvenire già da domani o nei prossimi giorni sempre nella stessa zona in cui ci sono altri due insediamenti abusivi abitati da circa 40 persone.
Ma intanto divampano le polemiche. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ha proclamato il lutto cittadino, invoca poteri speciali e attacca: «Via da Roma maledetti campi abusivi. Queste burocrazie maledette che hanno bloccato il nostro piano nomadi hanno prodotto questo effetto». Ma l’opposizione lo accusa: «Da lui solo demagogia».
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto di visitare la famiglia colpita dalla tragedia. E si moltiplicano le reazioni di cordoglio e di sdegno.
«Sono profondamente turbato. Un nuovo tragico fatto davanti al quale la comunità cristiana non può rimanere indifferente». È il commento del vicario del Papa per la città di Roma, il cardinale Agostino Vallini, che invita in una nota «tutta la comunità diocesana a ricordare le piccole vittime nella preghiera» ed esprime il suo «affetto ai familiari e a tutti coloro che nella nostra citta' si trovano a vivere in condizioni di estremo degrado». Non è la prima volta che si verifica un simile evento luttuoso. Il cardinale vicario era già intervenuto nello scorso agosto per esprimere cordoglio in occasione della morte del piccolo Marius, di tre anni, carbonizzato nella periferia ovest di Roma a causa di un rogo originato da una candela accesa dal padre per tenere lontani i topi. Ora Vallini aggiunge: «Incoraggio le autorità a proseguire nell’impegno intrapreso a realizzare campi attrezzati dove siano assicurate ai nomadi condizioni di vita dignitose e sicure, procedendo gradualmente ad un inserimento sociale che faccia superare la realtà dei campi».
Duro monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Cei Migrantes: «I piccoli sono morti a causa del freddo, della mancanza dell'acqua, per il disinteresse prima ancora che per le fiamme: nella Giornata della Vita, che si celebrava ieri, questo dramma diventa un nuovo appello per la tutela della vita di ogni persona e in ogni famiglia, anche di chi arriva da un altro Paese europeo o è di una minoranza che non è ancora riconosciuta». I rom in Italia sono circa 150 mila, metà dei quali minori e cittadini italiani: «Non si può costruire e celebrare l’Unità d’Italia escludendo dalla nostra cura, dai nostri piani un tassello della nostra storia e del nostro Paese».
Rincara la dose Paolo Ciani responsabile settore Rom e Sinti della Comunità Sant’Egidio: «Di fronte a quattro bambini che muoiono bruciati la prima cosa che bisogna fare è tacere, stringersi attorno ad una famiglia così fortemente provata e provare anche la vergogna di una città come Roma dove ancora nel 2011 si può morire bruciati in baracca. Senza con questo moltiplicare le parole in polemiche spesso sterili e strumentali».