Bimbi dimenticati in auto: «Siamo tutti a rischio»
Dopo i casi di Teramo e Perugia, parla lo psicoterapeuta Claudio Risè: «Il degrado familiare non c'entra»
«Nella mia esperienza di analista ho conosciuto una decina di persone abbandonate in auto, in autogrill, in spiaggia, anche decenni fa. E' più diffuso di quanto percepiamo perché arrivano alle cronache solo i casi in cui i bimbi rischiano la vita», valuta Claudio Risé, psicoterapeuta e scrittore, esperto di psicologia educativa.
Quindi ha ragione la mamma di Elena, morta a Teramo pochi giorni fa: dimenticare un figlio in auto può capitare a chiunque?
«Ha assolutamente ragione. Il margine tra abisso e sentiero è molto stretto per tutti, e decisiva è la consapevolezza delle proprie ambiguità e delle proprie debolezze».
Ieri un nuovo caso: non sembra però ancora più strabiliante visto il clamore suscitato dalla tragedia di Teramo?
«Bisognerebbe vedere quanto questi genitori erano stati toccati da questo clamore. Molti vivono al di fuori dei circuiti dell'informazione o scelgono solo quello che li interessa, facendo una selezione automatica e inconscia delle notizie».
Colpisce che questi casi si siano verificati in contesti familiari sereni.
«Ma non ha nulla a che vedere con il degrado. Quando ci sono molti interessi, investimenti anche di tipo intellettuale, è più facile dimenticare fatti elementari».
Come potranno superare i genitori il dolore e un senso di colpa così grave?
«Decisivo sarà rendersi conto che siamo tutti colpevoli prima di accorgercene»
tratto da "La Stampa" 28/5/2011