Biden, oltre all'età, ora ha anche un problema con i giudici
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Se i quattro processi che attendono Donald Trump sono un grave problema per il (probabile) candidato repubblicano, i guai giudiziari di Hunter Biden lo sono per il padre: l'attuale presidente democratico. Che in più, come ha dimostrato in Vietnam, ha evidenti problemi di età.
Un problema giudiziario e di età affligge entrambi i candidati alla Casa Bianca. Donald Trump sarà molto probabilmente il candidato repubblicano, stando a tutti i sondaggi che lo danno vincente alle prossime elezioni primarie. Ma deve affrontare quattro processi e avrà una strada più difficile che mai da compiere. Biden ha già un grave problema di età: 80 anni e arriverebbe alla fine del mandato alla soglia degli 85. Inoltre inizia ad avere anche lui un grave problema giudiziario. Il figlio Hunter Biden ha incassato la prima incriminazione. Gli viene contestato un reato di presunta detenzione illegale di armi da fuoco, ma potrebbe essere solo la punta dell’iceberg.
Il presidente democratico in carica finora poteva opporre la sua onestà alla fedina penale di Trump che rischia di sporcarsi in caso di condanna per le decine di capi di imputazione per cui andrà a processo a Miami, ad Atlanta, a Washington, a New York. Ora però Biden ha un famigliare molto vicino a lui che andrà alla sbarra e i Repubblicani, che sono maggioranza alla Camera, chiedono l’impeachment perché oltre a questo reato, il figlio sarebbe coinvolto in qualcosa di molto peggiore. E avrebbe coinvolto anche il padre. Il reato che gli viene contestato dal procuratore David Weiss è quello di aver mentito per acquistare un’arma. Aveva detto di non fare uso di droga, ma nel 2018 era ancora dipendente. Nei video trovati sul suo computer portatile lo si vede mentre fuma crack. I capi di imputazione sono tre e il figlio del presidente rischia fino a 25 anni di carcere. Forse è in arrivo anche un’altra incriminazione, questa volta per reati fiscali.
I Repubblicani alla Camera, dopo una prima indagine, chiedono l’impeachment. Su Hunter Biden, infatti, c’è una questione molto più seria di droga e armi e anche dei sospetti di frode fiscale. Si sarebbe infatti arricchito in modo illecito, facendo affari con una molteplicità di soggetti stranieri. E avrebbe sempre usato l’influenza del padre Joe Biden, allora vicepresidente. Il caso più noto è quello dell’azienda del gas Burisma, in Ucraina, di cui Biden jr era membro del consiglio d’amministrazione. Ma vi sarebbero stati contatti anche con oligarchi russi, con aziende di Stato cinesi e con imprenditori rumeni su cui le commissioni della Camera stanno indagando. Solo consultando fonti aperte, hanno trovato 170 report al Dipartimento del Tesoro su operazioni considerate sospette ricollegabili al figlio del presidente. Non è stato dimostrato il coinvolgimento diretto del presidente stesso, ma è nota (ne ha parlato lo stesso Joe Biden) la pressione fatta dall’allora vice di Obama, sul presidente ucraino perché cessasse l’indagine sull’azienda del gas.
C’è poi il fattore età. Biden è già noto per le sue gaffe, ma la sua conferenza stampa a Hanoi, in Vietnam, è stata particolarmente penosa. Le sue risposte sono apparse incoerenti e confuse. La frase “non so voi, ma io sto andando a letto” per poi continuare a dare risposte, ha lasciato tutti di stucco. Appare evidente che fosse stanco e volesse terminare l’incontro con i giornalisti. Lo staff lo ha lasciato ancora in balìa dei giornalisti, in tempo per un’altra mezza gaffe (ha chiamato ancora “terzo mondo” quel che ora si chiama “Sud globale”) e poi Karine Jean-Pierre (la portavoce della Casa Bianca) ha tolto l’audio e chiuso la conferenza mentre il capo di Stato stava ancora parlando. O meglio: quando stava di nuovo iniziando a divagare.
I media stanno, come sempre, fingendo che sia tutto normale? Sulla proposta repubblicana di impeachment la parola d’ordine è che i Repubblicani “non hanno prove”. Così si esprimono la Cnn, Msnbc, Associated Press, il Washington Post e Politico. Sul figlio Hunter Biden, si torna a leggere tantissimo garantismo, che mancava terribilmente nelle cronache sulle incriminazioni a Donald Trump. Ora si riscopre che un uomo è innocente fino a prova contraria (Hunter Biden) e che il procuratore che lo incrimina (David Weiss, un Repubblicano) possa avere motivi politici. È impossibile nascondere le gaffe di Biden, sono visibili in tempo reale in tutto il mondo. Ma non si è mossa la macchina del fango che era perennemente in funzione quando, a fare gaffe, era il presidente Trump.
Quindi, i quattro processi a Donald Trump sono un problema? Sì, sono un grave problema per il futuro probabile candidato repubblicano. Ma lo sono anche il processo (o i processi) a Hunter Biden e le dimostrazioni pubbliche di senescenza di suo padre presidente. Il senatore repubblicano Mitt Romney suggerisce che entrambi i candidati facciano un passo indietro e facciano largo ad una nuova generazione di leader. Romney stesso è in procinto di ritirarsi (il suo mandato scade nel 2025) dopo venti anni di carriera. Ma è probabile che i due candidati, più anziani di lui, facciano altrettanto? Per ora no. Trump vuole la sua rivincita, Biden non intende mollare la Casa Bianca.