Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Luigi Maria Grignion di Montfort a cura di Ermes Dovico

LA GIORNATA

«Basta teoria, ci vuole realismo»

Sano realismo più che teoria fine a se stessa. È il messaggio che emerge dalla terza giornata di Sinodo sulla famiglia, dedicata alle situazioni pastorali difficili. Victor Fernandez: «Il Vangelo deve arrivare a tutti. Molti padri sinodali hanno chiesto realismo anche a costo di sporcarsi».

Ecclesia 09_10_2014
Monsignor Victor Fernandez con papa Francesco

Sano realismo più che teoria fine a se stessa. È il messaggio che emerge da questa terza giornata di Sinodo sulla famiglia, dedicata alle situazioni pastorali difficili. Indicativo quanto affermato nel consueto briefing in Sala stampa da mons. Victor Fernandez, rettore della Pontificia università cattolica argentina e stretto collaboratore di Francesco. «L’indissolubilità del vincolo matrimoniale non è in dubbio, ma serve attenzione alle questioni concrete. Il Vangelo deve arrivare a tutti. Molti padri sinodali hanno chiesto realismo anche a costo di sporcarsi».

E il dibattito è andato oltre la semplice comunione ai divorziati risposati, tema più controverso e divisivo di questi mesi di confronto pubblico. In Aula si discute di come coniugare la misericordia alla verità, tanto che qualche padre ha rispolverato perfino gli schemi conciliari utili a mettere insieme verità e libertà religiosa. Il Papa invita l’assemblea a discutere liberamente, «senza avere paura che il cardinale Müller vi venga addosso».

Durante la congregazione di ieri sera si è parlato di unioni tra persone dello stesso sesso, con una riflessione sul riconoscimento civile di tali unioni. Commentando l’argomento sul tavolo del confronto, il presidente delegato di turno, il cardinale brasiliano Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida, ha chiarito che «lungi dal chiuderci in uno sguardo legalista, vogliamo dunque calarci nel profondo di queste situazioni difficili per accogliere tutti coloro che vi sono coinvolti e per far si che la Chiesa sia la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa».

I molti interventi (almeno settanta anche ieri) hanno toccato i temi più vari: dai matrimoni interreligiosi e interconfessionali alla necessità di chiarire meglio il significato di “gradualità”, che per mons. Fernandez è la considerazione che si dà alle «situazioni concrete dei singoli».  Il vescovo di Jos (Nigeria), mons. Kaigama, ha ribadito che in discussione non è la dottrina, mentre a esserlo è l’approccio pastorale. Eppure, il teologo argentino ha ricordato che «la dottrina si può sviluppare e approfondire, non è chiusa». E come esempio ha portato la questione della schiavitù: «La Chiesa qui ha cambiato idea».

Intervenuto a Radio Vaticana, il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo del Brasile, ha detto che si sta cercando di «fare luce sulla situazione. Secondo me c’è un desiderio di cambiamento, ma alla fine cosa deve cambiare?». «La natura del matrimonio, la natura stessa della famiglia, quelli che sono i principi cristiani riguardanti la famiglia, il matrimonio, difficilmente si possono cambiare», ha aggiunto. «Ma ci sono tante cose che dipendono da forme culturali, locali, storiche, che magari potrebbero cambiare e su questo si riflette e si rifletterà ancora, perché non è che dobbiamo decidere noi».

Chi dovrà decidere, ha sottolineato Scherer, è il Papa: «La questione, per esempio, del concetto di indissolubilità del matrimonio e la questione delle coppie risposate, che vorrebbero una regolarizzazione del loro matrimonio e vorrebbero accedere ai sacramenti, è una questione che senz’altro ci impegna e che è al centro delle riflessioni». Riguardo i divorziati risposati, l’arcivescovo di San Paolo ha raccomandato prudenza: «Bisogna verificare, a volte una situazione di matrimonio rotto rispecchia anche una situazione di non accettazione, di non essere, almeno in parte, in comunione di fede con la Chiesa. Perciò la questione della Comunione non si riassume semplicemente con il dire "si può, non si può”. Si tratta di capire se uno accetta o non accetta la fede della Chiesa».