Barnum gender Uomo maschera dell'assurdo
La gender revolution si spinge sempre più in là. Lui e lei "cambiano" sesso e mettono al mondo un bambino. Come natura comanda, ma con la maschera del transgender, così è lui che ha partorito. Oppure madre e figlio che ora sono padre e figlia. Il gender sta trasformando l'uomo in una maschera, apprendista stregone di sé stesso in un circo barnum di incroci dell'assurdo.
Venghino signori venghino al gran bazar della gender fluidità. Sempre più difficile: non riusciamo ad assuefarci ai voli pindarici delle alchimie più assurde: uomini che diventano donne? Fatto. Donne che diventano uomini? Pure. Uomini che oggi si sentono lei e domani ritornano lui? Che ci vuole? Bambini costretti al cambio di sesso? Di rigore. L’epoca della gender revolution ci sta abituando agli incroci umani più strani, ma guai a parlare di anormalità perché è sempre dietro l’angolo la censura della gaystapo. Si dovrà parlare di particolarità, di specificità che tende alla normalità. Sarà, ma risulta difficile classificare nella categoria normalità le ultime due alchimie uscite dal cilindro del cappellaio matto della fluidità di genere. Gli incroci sono così astrusi che a capirci qualche cosa bisogna seguire il filo manco fosse una caccia al tesoro.
La prima storia viene dall’Equador: “Coppia di transgender dà alla luce un figlio: a partorire è il padre”. C’è un lui, che si sente lei e si fa chiamare donna; e c’è una lei, che si sente un lui e agisce di conseguenza. Si conoscono, scoppia la passione. E…zac. Fernando Machado e Diane Rodriguez, così si chiamano i due protagonisti, non sono ricorsi ad operazioni chirurgiche, hanno concepito alla “vecchia maniera”. Quindi dov’è la notizia? Semplicemente nel dato sensoriale: se lei si sente uomo, a partorire è un uomo. Giusto? Non proprio, è sempre lei, che però adesso si è messa in testa di essere un uomo, pur non essendolo, ma per i giornali che nei mesi scorsi ne hanno dato notizia, va bene lo stesso.
La seconda storia è di ieri. “Madre e figlio cambiano sesso insieme: diventano padre e figlia”. Siamo a Detroit. Erica e Corey Maison erano rispettivamente madre e figlio. Ma il ragazzo ha manifestato problemi di identità di genere fino a quando non ha iniziato un percorso di cosiddetto “cambio di sesso” o transizione. Già che c’era anche la madre, Erica, visto come se la passava il ragazzo, sembra aver detto: bè, mica male. Così ha confessato in famiglia il suo desiderio di cambiare a sua volta, si fa per dire, sesso. Risultato: ora Erica è Eric, donna transata in uomo, e Corey è rimasto con lo stesso nome, ma ora si fa chiamare signorina. Alzi la mano chi ci capisce qualcosa. Ma non è tutto: a rendere ancor più complicata la vicenda sono le dichiarazioni del marito, Les, che è anche padre di Corey che era così felice del cambio di sesso della consorte da esclamare: “Mi sono innamorato di una persona - ha detto -: una bella donna sia dentro che fuori”. E il bello è che non si riferiva alla segretaria, ma proprio alla donna che ha sposato e alla quale ora deve dare del lui.
Mistero dell’alchimia di chi si prefigge lo scopo di giocare all’apprendista stregone incrociando le turbe più oscure e soprattutto promuovendole come buone e giuste. Queste storie che arrivano da paesi lontani, ma reali, ci dicono che ormai la gender revolution si è affermata al tal punto che ciò che potrebbe apparire alle orecchie e agli occhi di persone dotate di senno una bestialità, diventa normalità, si fa dato possibile e variabile, non esiste più l’oggettività della sessualità. O meglio, esiste, ma viene mascherata da costruzioni psico sociali e dunque annullata. Ormai l’uomo è diventato uno, nessuno e centomila, attore della sua vita completamente sganciato dal dato di realtà, è quello che percepisce, assoluto di sé stesso, sganciato dai legami e dunque solo, tremendamente solo.
In questo circo barnum di “nuovi mostri”, per dirla con Monicelli, di donne cannone da esibire con sprezzo del ridicolo e della consecutio temporum del Creato, non abbiamo più riferimenti. E’ come se la nostra esperienza umana avesse smesso di essere il luogo del progetto di Dio, che si è servito di uomini e donne come dato primariamente antropologico. Abbandonato il soggetto personale, l’uomo è sballottato da un sentire in balia dell’apparente, figura mitologica che non fa altro che produrre personaggi che però sono maschere: ora maschio ora femmina, ora fate un po’ come diavolo vi pare. E' il ballo in maschera della gender era.