Bambini feriti da un siriano: in Francia volano i coltelli
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È l'ultimo di una lunga serie l'accoltellamento avvenuto ad Annecy per mano di un rifugiato contro una scolaresca e un anziano. L'arma da taglio è il principale strumento di violenza e pone domande su gang e immigrazione.
Questa volta le vittime sono sei, di cui quattro bambini di circa tre anni. È siriano il richiedente asilo che s’è lanciato contro una scolaresca prima, e degli anziani poi, munito di coltello.
Siamo ancora in Europa, e di nuovo in Francia. Sono le 9:45 di giovedì 8 giugno, ai Jardin d’Europe, un luogo molto frequentato di Annecy, quando Abdalmasih – questo il nome dell’attentatore in turbante –, si lancia come una furia contro i bimbi che sono lì a giocare: tutti saranno ricoverati in codice rosso. Ad assistere alla scena anche Anthony Le Tallec, ex calciatore professionista, passato anche per il Liverpool, e che era lì a correre: «ho sentito gente urlare, poi una donna mi ha chiesto di intervenire perché c’era un tizio che stava accoltellando i bambini. Il ragazzo mi è venuto incontro, mentre aveva la polizia alle spalle. L’ho visto pugnalare un anziano signore, ripetutamente, davanti ai miei occhi. Mi ha sconvolto la lentezza della polizia, quasi come se avessero paura di esagerare. Io gli ho urlato: “ma uccidetelo, sta accoltellando tutti!”». Il siriano è stato arrestato poco dopo aver finito il lavoro.
Secondo le repentine ricostruzioni Abdalmasih, 32 anni, è un richiedente asilo e senza tetto. Aveva ottenuto un permesso con lo status di rifugiato in Svezia, dieci anni prima – dove aveva moglie e figlio – e a novembre scorso era entrato in Francia per chiedere una nuova domanda di asilo. Non appena un Paese dell’area Schengen concede protezione a un rifugiato, quest’ultimo è poi autorizzato a recarsi in tutti i Paesi dell’Unione Europea, oltre a Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera per soggiorni inferiori a tre mesi, senza visto.
Perché, allora, ha presentato la sua domanda di asilo all’Opra (Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi)? Domanda nella quale ha dichiarato di essere un cristiano della Siria, come d’altronde fanno tutti i richiedenti asilo per non aver alcun tipo di problema ancor prima di entrare in Paese Ue.
Il movente per terrorismo è stato subito scartato e tutta la politica francese è turbata e ammutolita per un gesto che Macron ha definito di «assoluta vigliaccheria». «Siamo scioccati da questo atto atroce e indicibile», ha detto ancora il primo ministro Elisabeth Borne dal luogo della tragedia. La Francia è sempre più vulnerabile. E la questione del legame tra delinquenza e immigrazione ritorna assillante nel dibattito politico francese per alimentare le polemiche su accoglienza e integrazione rispetto alle nuove ondate migratorie dall’Africa e dal Maghreb.
Parlare di legame tra immigrazione e delinquenza significa stimare che gli immigrati commettono reati più spesso del resto della popolazione, e quindi trarne un nesso di causalità. Il primo istinto è quello di rivolgersi alle statistiche sulla delinquenza nel Paese. Ma la difficoltà è sempre la stessa: le statistiche ufficiali, fornite dai ministeri di Interno e Giustizia, non danno informazioni sul numero dei delinquenti tra gli immigrati. Si limitano ad identificare, infatti, come immigrato ogni «persona nata all'estero e residente in Francia». Un immigrato naturalizzato non è quindi uno straniero, e uno straniero nato in Francia non è un immigrato.
Tutti gli indicatori noti tendono comunque a mostrare una sovra-rappresentazione degli stranieri tra i dati della criminalità.Ci sono infatti il 7,7% di stranieri nella popolazione francese (nel 2021, secondo INSEE), ma ci sono tre volte più stranieri tra i detenuti, che nella popolazione francese nel suo complesso. C’è un gran numero di africani in carcere: il 55% degli stranieri dietro le sbarre è africano – il 13,5% di tutti i detenuti –, molto più della quota di africani sul totale degli stranieri che vivono in Francia, circa il 40% .
Negli ultimi sei mesi in Francia il numero di omicidi, e tentati omicidi ha raggiunto il 60% dei casi di delinquenza con 150 episodi già registrati. Non si riferiscono tutti, ovviamente, all’immigrazione, ma denunciano un generale clima di insicurezza a casa Macron. L’Osservatorio nazionale della delinquenza e delle risposte penali (ONDRP) è stato chiuso all’inizio del 2021, ma l’ultimo rapporto prodotto nel 2020, basandosi sull’indagine dell’INSEE (l’Istat francese), Ambiente di vita e sicurezza , ha dedotto che dal 2015 al 2017 il numero di accoltellamenti ha raggiunto i 44.000 casi, arrivando a denunciare la cifra delle 120 vittime in media al giorno. L’attacco con il coltello è quindi il più diffuso in Francia.
Secondo i dati del Dipartimento di Statistica Ministeriale per la Sicurezza Interna (SSMSI), che fa capo al Ministero dell’Interno francese, nel 2021, si è registrato un forte aumento delle aggressioni da arma bianca dai 15 anni d’età in su: +12%, dopo il +1% del 2020. Il noto criminologo francese, Alain Bauer, ha commentato il rapporto governativo evidenziando che «il totale degli omicidi, o tentati omicidi, ha superato per il terzo anno consecutivo i 4.000 episodi (4.209 nel 2019, 4.472 nel 2020 e 4.386 nel 2021)». Bauer ritiene che l’aumento generalizzato di violenza nel Paese, in un contesto in cui le bande non fanno che moltiplicarsi, si traduce naturalmente in un crescente ricorso ai coltelli. Perché «l’arma da taglio è considerata l’arma naturale di protezione delle gang e il gesto di accoltellare è connaturato all’affermazione delle cosche giovanili, da sempre».
Stando ad uno studio pubblicato a dicembre 2020 dal Ministero dell’Interno parigino, il 93% dei borseggiatori sui trasporti pubblici nell’Île-de-France, nel 2019, erano immigrati, e l’87% di questi erano minori non accompagnati. Per quanto riguarda i furti con violenza, gli stranieri rappresentavano il 66% degli interessati e per le violenze sessuali il 63%. In queste tre categorie, gli imputati con nazionalità di un paese africano sono stati ancora una volta sovrarappresentati raggiungendo, rispettivamente, il 74%, 61% e 35%.
Il Rapporto statistico Insicurezza e delinquenza, per l’anno 2021, e pubblicato a luglio 2022, sempre firmato dal ministero dell’Interno francese, indica che durante lo scorso anno, i furti commessi con armi bianche hanno riguardato il 68% dei reati, rispetto al 63% del 2016. Solo poche settimane fa, il premier Borne aveva chiesto al ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, di rilanciare le «consultazioni» per presentare a luglio un nuovo disegno di legge sull’immigrazione. Un testo che dovrebbe prevedere misure per agevolare le espulsioni, soprattutto degli stranieri «delinquenti», una riforma del diritto d’asilo e cercare di intervenire sull’assenza d’integrazione.
La legge Darmanin, se partorita, sarà il trentesimo atto legislativo in materia di immigrazione dal 1980. Qualcosa che testimonia l’incapacità dei nostri governi di definire una rotta precisa anche mentre la pressione migratoria è in aumento e la sicurezza dei cittadini è un miraggio.