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POLITICALLY CORRECT

Balo, il destino dell'unico nero che non piace ai salotti

Ci sono due cittadini italiani di etnia africana che non riescono a «bucare lo schermo» della simpatia dei salotti. Uno è Tony Iwobi, già immigrato nigeriano e oggi senatore. Perchè è leghista. L'altro è Balotelli. Forse perché "solo" ricco e spaccone. Eppure il razzismo di cui parla non è medievale, semmai ottocentesco. In quanto all'Italia, è pur sempre il Paese che ha scoperto il suo talento. 

Attualità 31_05_2018

Ci sono due cittadini italiani di etnia africana che non riescono a «bucare lo schermo», cioè ad essere popolari e simpatici al grosso dell’opinione pubblica. Non sono maghrebini color cioccolata al latte, no, sono proprio neri-neri. Uno è Tony Iwobi, già immigrato nigeriano e oggi nientemeno che senatore della repubblica.

Il motivo per cui non viene invitato un giorno sì e l’altro pure ai talkshow, a fare il ballerino con le stelle o il giurato nei talent è presto detto: è leghista. La sua sola esistenza, perciò, contraddice la vulgata politicamente corretta (cioè, di sinistra) che vuole la Lega razzista perché ha nel suo programma il disciplinamento del fenomeno dell’immigrazione. Quando fu eletto, infatti, fior di giornaloni americani lo intervistarono chiedendogli se non fosse razzista. Lui. Il che, detto fra noi, getta una fosca luce sull’«autorevolezza» dei grandi quotidiani d’oltre oceano. Iwobi si faceva fotografare con indosso una maglietta con su scritto «# no jus soli».

La cittadinanza, infatti, lui se l’era guadagnata con olio di gomito e sudor di fronte; inflazionarla col solo criterio della nascita sarebbe, dice con qualche ragione, diseducativo e svaluterebbe quelle come la sua. Insomma, Iwobi, ripetiamo, contraddice flagrantemente l’immaginario dei salotti liberal, perciò è stato silenziato. Ma dicevamo di due cittadini italiani di  pelle nera.

L’altro è Mario Balotelli, che non si può silenziare, a differenza del primo, perché è un fior di campione dello sport più bello del mondo (l’altro è solo senatore della repubblica che, essendo basata sulla costituzione più bella del mondo, è per forza di cose la repubblica più bella del mondo), e detto sport fa fermare i Paesi incollandoli allo schermo. «Balo», però, non è simpatico.

Forse perché non è un immigrato ma è stato adottato da piccolo da una coppia bresciana? Forse perché è ricco e non è il «bovero negro» della narrazione (questa sì razzista) politically  correct ? Forse perché ha uno stile comportamentale spaccone ed esagerato, dunque non buonista? Chi lo sa. Ma forse lo sa lui, tant’è che pare sia corso ai ripari. Infatti, nel libro di Alessandro Alciato, Demoni. Quando la partita è fuori dal campo: storie di protagonisti del calcio alle prese con le sfide della vita, racconta la sua amara fanciullezza quando gli altri bambini non lo facevano giocare a palla perché di colore.

Eh, i bambini, si sa, sono crudeli: anni e anni di educazione non li hanno ancora disciplinati e il Peccato Originale in  loro è ancora molto forte. Chi di noi, all’asilo, non ha subito il piccolo «branco» per un naso troppo pronunciato, una balbuzie o le orecchie a sventola? Tuttavia, finito l’asilo, qualcuno deve pur essersi accorto che Balo al calcio era bravo, sennò non sarebbe dov’è adesso. Dunque, l’Italia non è proprio il Mississippi degli anni Trenta.

Certo, nello stadio i cori sono quel che sono, e là anche le corna dell’arbitro offrono appiglio al tifo di chi sta perdendo. Ne sa qualcosa la foto di Anna Frank, recentemente appiccicata sui manifesti della squadra avversaria: il fatto è che in campo, a quanto se ne sa, non ci sono ebrei con la kippah, sennò se ne sentirebbero anche per loro.

Dice Balo, nel libro, che «il Medioevo è finito, è ora che se ne accorgano tutti». Evidentemente non sa che il razzismo è cosa nata nell’Ottocento. Per il Medioevo consiglio di rivedere il film Robin Hood, principe dei ladri con Kevin Costner: il braccio destro dell’eroe è un nero musulmano impersonato da Morgan Freeman. La vicenda si svolge nel XIII secolo e nessuno si meraviglia, in Inghilterra, della presenza di un negro al fianco di Robin Hood.

Si dirà che si tratta di fantasia romanzesca (Robin Hood fu inventato da Walter Scott) e filmica. Ma si dimentica che il film è del 1991, anno in cui a Hollywood il politicamente corretto era pienamente operante. Solo che il regista non si è sentito di tradire la verità storica spacciando un Medioevo razzista mai esistito.

Vogliamo la storia-storia? Eccola qui: Riccardo Cuor di Leone attorno al 1216 offrì la mano di sua sorella Jane a Safadino, fratello di Saladino, se questi avesse consentito a un condominio cristiano-islamico  su Gerusalemme. Non se ne fece niente perché Jane non ne volle sapere (il che la dice lunga sulla «sottomissione» delle donne medievali, cristiane of course). Pazienti, il Balo: si esibisca in qualche prodezza in campo e vedrà che i cori cambieranno, eccome, registro.