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REGGIO EMILIA

Bagarre sulla messa per il Duce, la solita ideologia

Messa in suffragio di Mussolini sull'Appennino. Scoppia il finimondo: "Il vescovo la cancelli". Alla fine la decisione saggia: la messa si farà, ma in un'altra data, per evitare che una legittima funzione religiosa venisse trasformata in campo di battaglia tra opposte fazioni. 

Editoriali 29_04_2016
Un annuncio di una messa per Mussolini

Quanti fantasmi dai quali proprio non vogliamo liberarci. A Villa Minozzo, in provincia di Reggio Emilia, è scoppiato l’ennesimo caso che in questi giorni sta polarizzando il dibattitto politico. Un cittadino ha fatto dire una messa di suffragio per Benito Mussolini e per i caduti della Rsi. Apriti cielo. E’ scoppiato un putiferio tale da indurre il vescovo Massimo Camisasca a intervenire spostando la celebrazione per evitare strumentalizzazioni.

E’ andata così. L’uomo, che non è ascrivibile alla categoria dei nostalgici perché nato dopo il fascismo da circa 8 anni fa dire nella chiesa parrocchiale una messa di suffragio per il Duce. Una pratica pia per un’anima, checché se ne dica, ma segreta. O meglio, secondo l’antica consuetudine cattolica, riservata. Solo che quest’anno deve esserci stato un inceppamento nel meccanismo: il parroco, forse in buona fede, forse per una svista, ha commesso l’imperdonabile errore di scrivere sul bollettino parrocchiale l’intenzione della messa del 28 aprile, a due giorni dall’anniversario dalla morte di Mussolini. Come se si trattasse di un defunto qualunque, ma Mussolini non è un defunto qualunque.

Così qualcuno dopo aver letto il notiziario parrocchiale ha avvertito subito i giornali locali che hanno avviato la loro macchina censoria. “Il vescovo annulli quella celebrazione”, la richiesta partita dalle colonne della stampa laica. “Inaccettabile, non si può pregare per un carnefice”, hanno fomentato alcuni esponenti Pd interpreti della corretta ermeneutica della misericordia in fatto di anime. La patata bollente è passata così sulla scrivania del vescovo Camisasca, che si è ritrovato un caso spinoso tra le mani, di quelli che a queste latitudini accadono di sovente.

Che fare? Fare finta di nulla? E’ una strada, ma porta le vestali della Resistenza a rinfocolare la polemica; Annullare? Scelta drastica, che esporrebbe la Chiesa alla mercè del consigliere Pd di turno, con grave pena per i diritti delle anime, degli offerenti e dei doveri dei preti. Così Camisasca ha pensato di mettere in campo la strategia più realista, cercando di conciliare il rispetto per i morti, la prudenza cattolica e le rabbiose pretese di chi non credendo nell'immortalità dell'anima reputa una messa un comizio o una rievocazione del Ventennio: la messa si farà, ma non il 28.

«Il vescovo Massimo Camisasca, riaffermando che è dottrina consolidata della Chiesa il suffragio per i defunti, chiunque essi siano, tanto più quanto più si reputi che essi sono bisognosi di perdono, chiede al parroco che la celebrazione venga spostata per evitare ogni possibilità di strumentalizzazione politica di un momento che deve restare esclusivamente religioso», è l’incipit del comunicato che la Diocesi di Reggio ha diffuso per spegnere le polemiche, condito dalla frase passepartout sul valore della Resistenza e del sacrificio dei partigiani.

Spostata a data da destinarsi oppure, già celebrata senza comunicare nulla a nessuno. In ogni caso, una volta che la cosa aveva preso la strada pubblica, il rischio di trovarsi su in Montagna schiere di naziskin e di antagonisti l’un contro l’altro armati sul sagrato come ai tempi della guerra civile, mentre dentro veniva celebrato il pietoso officio per l'anima di Mussolini, deve aver consigliato il vescovo a non scandalizzare ulteriormente.

Camisasca ha così risposto a quanti gli chiedevano un intervento pubblico e ha scelto l’unica strada obbligata per evitare incresciose degenerazioni. Ma è comunque triste dover constatare che, a 70 anni da quei fatti, non abbiamo fatto un passo di un millimetro nella riconciliazione. Si racconta che quando arrivò la salma di Mussolini a Predappio, donna Rachele si lamentò che ad accogliere il feretro non ci fosse neppure un prete: “Proprio tu, che hai voluto il crocifisso in ogni scuola”, si sentì dire. Da lontano una campana, quasi impercettibile, diede un tocco a morto.

Ecco: siamo ancora fermi lì, alla pietà nascosta, alla vergogna di manifestare i sentimenti cristiani per le anime bisognose (e Mussolini qualche bisogno ce lo deve avere di sicuro), ai ricatti dei vincitori che non accettano neppure un fiore sulla tomba dei nemici. Novelli Creonte, con Antigone che viene scambiata per fascista.

Probabilmente se il parroco avesse celebrato la messa alle 4 di notte a porte chiuse, nessuno avrebbe avuto nulla da dire, ma non è questa l’Italia libera e liberata per la quale ad ogni 25 aprile ci riempiamo la bocca. Finché il vincitore continuerà a detenere prepotentemente il timone della vulgata non ci sarà mai nessuna riconciliazione, perché la vera riconciliazione si radica solo quando è stata detta la verità. E qui la verità è che le anime hanno bisogno delle nostre preghiere. Tutte le anime, specialmente quelle che in vita hanno fallito l'appuntamento con il loro destino verso il bene.

Sennò evitiamo di usare a sproposito il ritornello del chi sono io per giudicare, dato che è proprio in casi come questi che si affida il giudizio ad un Altro.