Avvelenato dai comunisti, emerge la verità su don Blachnicki
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Chiuse, in Polonia, le indagini sulla misteriosa morte del venerabile don Blachnicki († 1987), amico di Wojtyła. Per le prove raccolte, fu assassinato dai servizi segreti comunisti. E ora la causa del sacerdote, inviso al regime per l’opera a favore dei giovani, potrebbe vagliare il martirio per la fede.
Circa tra anni fa, in un articolo sulla Nuova Bussola, segnalavamo un fatto grave: Jolanta Lange, dell’associazione Pro Humanum, che promuove l’ideologia Lgbt, finanziata lautamente dal sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski, un politico della sinistra anticlericale e libertina del partito Piattaforma Civica, si chiama in realtà, di cognome, Gontarczyk ed è stata in passato un’importante collaboratrice dei servizi di sicurezza comunisti. In missione nella Germania occidentale, insieme a suo marito, sorvegliava don Franciszek Blachnicki, un sacerdote polacco in esilio in Germania a causa della sua attività pastorale, fondatore del Movimento “Luce e Vita”. I Gontarczyk furono le ultime persone a vedere don Blachnicki prima della sua improvvisa e misteriosa morte.
Le indagini circa il coinvolgimento di questa attivista del movimento Lgbt e già spia del regime comunista nella morte di don Blachnicki erano state interrotte nel 2006, ma sono state riprese nel 2020 dall’Istituto della Memoria Nazionale e si sono concluse nei giorni scorsi. Il ministro di giustizia e procuratore generale Zbigniew Ziobro ha informato l’opinione pubblica circa i risultati delle complesse indagini: “Nell’opinione degli specialisti, le sostanze trovate nel cadavere di padre Blachnicki non lasciano dubbi che sia stato assassinato. Per quanto riguarda il modus operandi dei servizi comunisti, non ho dubbi che i servizi abbiano utilizzato questo tipo di metodo. Negli ultimi anni abbiamo osservato azioni simili da parte dei servizi segreti russi che hanno ucciso Litvinenko. Questa non è una novità. I tentativi di omicidio per avvelenamento hanno riguardato anche cittadini polacchi, e tali azioni sono state intraprese anche dai servizi comunisti polacchi. Abbiamo alcuni indizi e sospetti”, ha affermato il ministro Ziobro.
Dopo l’esumazione del corpo di p. Blachnicki dalla cripta della chiesa parrocchiale della cittadina di Krościenko, il pubblico ministero ha commissionato una serie di test a esperti nel campo dell’antropologia, della genetica, della tossicologia, della medicina legale e delle analisi mediche. Un’autopsia medico-legale del cadavere della vittima, unita a visite specialistiche, è stata eseguita da noti centri scientifici. Nel corso dell’inchiesta sono state ascoltate in qualità di testimoni anche persone che erano a conoscenza dell’evento ma che finora non avevano testimoniato, comprese persone che risiedevano permanentemente fuori dalla Polonia. Materiale probatorio significativo è stato ottenuto anche in Austria e Ungheria. In questo modo si è scoperto che don Blachnicki, uno dei sacerdoti più sorvegliati dai servizi comunisti, fu assassinato dagli agenti di tali servizi per avvelenamento.
Ma qual era, agli occhi del regime comunista, la colpa di don Blachnicki? La “colpa” più grave di questo prete polacco, ex prigioniero dei campi di concentramento e di detenzione tedeschi, era il fatto che si occupasse della pastorale dei giovani, sottraendoli all’indottrinamento comunista. Nel 1954 don Blachnicki organizzò per la prima volta l’Oasi dei Figli di Dio, destinata ai chierichetti. Nel 1957, avviò il movimento nazionale “Crociata dell’Astinenza”, che avrebbe dovuto essere una risposta al problema sempre più profondo dell’alcolismo nella società. Per le autorità comuniste, invece, si trattava di un’attività sovversiva, perché la vendita di alcolici era fonte di ingenti guadagni per il bilancio dello Stato. Nel marzo 1961, fu intentata una causa contro don Blachnicki: il sacerdote fu condannato a nove mesi di carcere per “emissione illegale di stampe e diffusione di notizie false sulla persecuzione della Chiesa”. Dopo diversi mesi di detenzione, venne rilasciato.
Nel 1963 il sacerdote tornò all’idea di organizzare ritiri nelle Oasi, idea da cui nacque il Movimento Chiesa Vivente e poi il Movimento Luce e Vita (Swiatlo Życie). Come sottolinea lo storico Andrzej Grajewski: “La forma più spettacolare della pastorale di don Blachnicki consisteva nell’allontanarsi dalle strutture parrocchiali, modello tradizionale di pastorale, e affidarsi a laici cui sono concesse funzioni molto importanti nel movimento delle Oasi. Il sacerdote aveva anche una profonda convinzione che certi diritti e libertà sono inalienabili, quindi lo Stato non può limitarli, e le norme statali non possono inibire l’attività evangelizzatrice”.
Negli anni 1964-1989, ai ritiri organizzati dal Movimento Luce e Vita parteciparono circa due milioni di giovani. Perciò questo movimento cattolico, che coinvolgeva le giovani generazioni, era percepito come molto pericoloso dal regime: a settembre 1977 fu organizzata una squadra speciale di servizi comunisti per indagare sul movimento delle Oasi, nonché condurre attività di disinformazione.
Dopo l’introduzione - il 13 dicembre 1981 - della legge marziale, don Blachnicki non fu arrestato solo per puro caso, perché qualche giorno prima era partito per Roma. Se fosse tornato nella Repubblica Popolare di Polonia, sarebbe andato in prigione, motivo per cui decise di rimanere in esilio per aiutare gli emigranti polacchi e diffondere l’iniziativa delle Oasi in altri Paesi. Nel 1982 si stabilì a Carlsberg, nella Germania Ovest, dove venne poi assassinato - come si scopre oggi - da due agenti dei servizi segreti comunisti. Così, il nome di don Blachnicki si aggiunge agli altri 18 sacerdoti polacchi uccisi durante il regime comunista: e questi sono soltanto i casi accertati.
Nel 1995, è cominciato nella diocesi di Katowice il processo di beatificazione di questo carismatico e coraggioso pastore dei giovani sotto il comunismo. Nel 2015 Papa Francesco ha emanato un decreto sull’eroicità delle sue virtù e da allora, perciò, don Blachnicki è Venerabile. Ma le nuove informazioni giunte dall’Istituto di Memoria Nazionale, che parlano dell’assassinio per mano dei servizi comunisti, potrebbero portare a un cambiamento del carattere della causa di beatificazione in un processo come “martire per la fede”, perché il comunismo - nei suoi presupposti - aveva odio per la Chiesa.
Come ha detto monsignor Wodarczyk, postulatore della causa di don Blachnicki, bisogna aspettare il risultato finale e ufficiale dell’indagine circa la morte del Venerabile per modificare il carattere del processo, e questo richiede ancora tempo. Il postulatore ha osservato che “se il martirio di padre Blachnicki sarà confermato, non sarà necessario alcun miracolo per la sua beatificazione”. E ha aggiunto che, in base al diritto procedurale, tutta la documentazione dovrebbe essere riesaminata dal punto di vista del martirio. “Oggi, per molti giovani, il comunismo è un periodo di assurdità, forse anche un po’ ‘comico’. Ma la testimonianza della vita di padre Blachnicki - ha sottolineato mons. Wodarczyk - mostra che il periodo della Repubblica Popolare di Polonia (così si chiamava la Polonia comunista) è stato un’epoca drammatica in cui le persone venivano perseguitate per la loro fede in Cristo”.