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IL CASO

Avanti gay, un posto all'Expo non si nega a nessuno

I giovani musulmani che domenica si sono piazzati ai tornelli dell’Expo milanese a distribuire volantini, evidentemente non sapevano che bastava chiedere al commissario Giuseppe Sala per farsi accogliere dentro anziché starsene fuori all’addiaccio. Alla Fiera del cibo c'è posto per tutti, anche per i gay. 

Cronaca 29_05_2015
L'Albero della Vita all'Expo

I giovani musulmani che domenica (giorno del Signore, il nostro, non il loro) si sono piazzati ai tornelli dell’Expo milanese a distribuire volantini in cui spiegavano che «Gesù è un servo di Allah», che l’islam è una religione di pace, che l’islam rispetta e, anzi, tiene in gran conto le donne eccetera eccetera, evidentemente non sapevano che bastava chiedere al commissario Giuseppe Sala per farsi accogliere dentro anziché starsene fuori all’addiaccio. 

Sì, perché, data la sfolgorante vittoria irlandese, i giornalisti si sono precipitati a chiedere alCommissario se «auspica» che l’Expo possa ospitare dibattiti sui “diritti” gay. Risposta: «Sì, senz’altro. La gente si sta abituando a utilizzare Expo per far sentire la propria voce. Abbiamo strutture e spazi accoglienti». Giriamo questa dichiarazione alle Sentinelle in Piedi e vediamo se è vero. Le malelingue insinuano che per l’Expo si sta profilando uno strisciante flop, tanto che finora le cifre sparate sono più un balletto che una pirotecnia. Taxisti, addetti al metrò e alle ferrovie dicono che si sono visti più passeggeri per l’Esposizione del Mobile che per quella del Cibo. Io stesso ho preso un treno pomeridiano da Milano Centrale per Novara, prima fermata Rho-Expo. Sul treno, gente in piedi per mancanza di posto. Scenderanno tutti all’Expo, ho pensato. Macché, neanche uno. Il treno si è letteralmente vuotato alla fermata successiva, Magenta. Vabbe’, vedremo come andrà –è il caso di dirlo- alla fine della fiera. Intanto, uno potrebbe chiedersi: che cosa c’entrano i diritti dei gay con un’esposizione universale del cibo? 

Il dubbio deve avere sfiorato anche il Commissario, perché, nella stessa intervista, ha messo le mani avanti: «Chiaro che non dobbiamo perdere la linea rispetto al tema…». Poi, le mani, se le è rimesse in tasca, forse temendo di fare la fine di Barilla: «… ma Expo è una piattaforma aperta. Se un’associazione gay mi chiedesse ospitalità per discutere o trovare un punto di visibilità, direi senz’altro di sì». Bene, ma alla fine della fiera che fine fa la Fiera? Uno paga il biglietto (salato, e non solo dato il tema) per abbuffarsi di prelibatezze bio e a chilometro zero e si ritrova con la propaganda musulmana da una parte e quella Lgbt dall’altra? Venghino, siori, venghino, ché c’è di tutto per tutti. Alla Fiera dell’Est per due soldi ci trovi la qualunque. Suggerimento agli islamici: cibo halal (kosher per gli ebrei osservanti), così non si perde la «linea rispetto al tema». E poi se la vedano con gli animalisti, i quali hanno diritto pure loro alla “piattaforma aperta” dell’Expo (dove già puoi gustare scorpioni caramellati e cavallette gourmet). 

Esiste una cucina gay? Boh. Ma, a quanto pare, la «linea rispetto al tema» non conta, visto che il Commissario, in una sola frase, ha detto una cosa e il suo contrario. Si sarebbe tolto d’imbarazzo se avesse ricordato il solo «tema», così all’Expo o parli di cibo o vai da qualche altra parte. Invece, sarà costretto a ospitare pure i no-Expo, black bloc compresi, sempre che siano capaci di «interpretare lo spirito dell’Expo fatto di gentilezza e modi garbati», Sala dixit. A proposito, lo sa che esiste una cucina rom? Forse sì, solo che quelli non pagano.