Autismo e paracetamolo: la notizia è che se ne parla
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La notizia data da Trump sul nesso paracetamolo e vaccino è importante perché fa tornare la scienza al dibattito che le è proprio, ma sugli studi pubblicati serve ancora una rigorosa analisi. Le reazioni del mainstream sanitario e del mondo no vax sono esagerate.

Fin dagli inizi del suo mandato presidenziale, il Presidente Trump aveva dichiarato di voler mettere tra le priorità di tipo sanitario l’epidemia di autismo che da anni ha colpito gli Stati Uniti. La parola epidemia definisce correttamente l’aumento drammatico dei casi di autismo negli Stati Uniti, dove dieci anni fa c’era un caso di autismo ogni 10.000 bambini, mentre ora ce n’è uno ogni 36. L’autismo è quattro volte più comune nei maschi che nelle ragazze. Non conosce confini razziali, etnici o sociali. Il reddito familiare, lo stile di vita o i livelli di istruzione non influiscono sulla possibilità di manifestare disturbi dello spettro autistico.
Per quanto riguarda le cause di questa complessa patologia invece, risultano ancora ad oggi sconosciute. Un vero scacco per la Medicina. E’ tempo quindi di non limitarsi a rilevare il fenomeno, o accompagnare le persone portatrici di questa condizione patologica per la quale oggi non c’è cura, ma innanzitutto di individuarne le cause.
Trump negli scorsi mesi ha dunque incaricato il Segretario per la salute Robert Kennedy di investigare su quali sono le sostanze introdotte nel corpo di questi bambini, che hanno determinato l’autismo. Da tempo si ipotizzano diverse cause della patologia, anche altre cause, in particolare forme di intossicazioni.
Ora emerge una prima ipotesi, comunicata dallo stesso Kennedy e rilanciata in modo piuttosto clamoroso dal Presidente: Trump ha tenuto quella che aveva annunciato come «una delle conferenze stampa più importanti della sua presidenza», rivelando che «le donne incinte non dovrebbero assumere il Tylenol, non fa bene». Trump ha aggiunto che il farmaco «non dovrebbe essere dato neanche ai bambini». Il Tylenol è il nome con cui è commercializzato negli Stati Uniti il Paracetamolo, da noi noto invece come Tachipirina
Secondo il presidente, con effetto immediato la Food and Drug Administration (FDA) avvierà la procedura per modificare il foglietto illustrativo del paracetamolo, informando i medici che l’uso durante la gravidanza «può essere associato a un rischio molto elevato di autismo».
Immediatamente si sono scatenate le polemiche, con associazioni mediche che hanno attaccato duramente il Presidente. In effetti, Trump ha ripreso quanto aveva dichiarato lo scorso 5 settembre al Wall Street Journal Robert Kennedy, che aveva annunciato di avere un rapporto che individua nell’assunzione prenatale di Tylenol una potenziale causa dell’epidemia di autismo negli Stati Uniti. In attesa che venga reso noto il rapporto di cui parla il ministro, bisogna tuttavia rilevare che già negli scorsi mesi erano state rilevate associazioni statistiche fra uso prenatale di paracetamolo e disturbi neurologici (autismo e Adhd).
Una di queste ricerche ha avuto come autore un italiano, Andrea Baccarelli, che dal 2024 è il preside della T.H. Chan School of Public Health di Harvard, è l’autore senior di uno studio pubblicato ad agosto, finanziato da una sovvenzione dell’Nih (National Institutes of Health) che ha preso in rassegna 46 studi clinici internazionali già esistenti sui potenziali rischi legati all’uso di acetaminofene (paracetamolo) durante la gravidanza.
Sembra da tali studi che l’uso prolungato di paracetamolo sia collegato a un rischio elevato di asma nei bambini, e a possibili effetti sullo sviluppo psicomotorio o comportamentale, come sintomi simili a quelli dell’ADHD, in caso di uso prolungato oltre i 28 giorni continui. È però importante sottolineare che queste osservazioni sono ancora sotto rigorosa analisi e necessitano di conferme attraverso futuri studi prospettici dettagliati.
Secondo l’American College of Obstetricians and Gynecologists, il paracetamolo resta il farmaco di prima linea per febbre e dolore in gravidanza, purché usato al dosaggio minimo e sotto controllo medico.
L’aver attenzionato il Paracetamolo come possibile causa dell’autismo non ha solo provocato una reazione da parte del mainstream sanitario, ma – paradossalmente - anche da parte del mondo dei critici alle vaccinazioni che hanno visto da sempre Kennedy come il loro campione. Le reazioni sono state anche piuttosto rabbiose: «Non abbiamo aspettato 20 anni perché Kennedy si facesse finalmente sentire e poi farci propinare il Tylenol come risposta» ha commentato il gruppo antivaccinista Coalition for vaccine choice in un post su Facebook.
L’ipotesi di Kennedy sembrerebbe “scagionare” i vaccini – con i metalli in essi contenuti - dall’accusa di essere i principali responsabili dei casi di autismo. In realtà, le dichiarazioni di Kennedy non sembrano escludere altre ipotesi oltre a quella del celebre prodotto anti piretico. Tra l’altro, quasi nessun organo di stampa ha rilanciato quanto dichiarato nel medesimo intervento fatto da Trump, nel quale il presidente ha detto che è necessaria una revisione della politica vaccinale, e in particolare ha parlato della non necessità di inoculare i vaccini anti Epatite B, una malattia che viene trasmessa con sangue infetto e rapporti sessuali, condizioni che non sembrano presentarsi per i neonati, tant’è che Trump ha detto che tale vaccinazione avrebbe senso nella pre-adolescenza. Pertanto, le rimostranze dei no vax sembrano un po’ esagerate.
Inoltre, aumentare la farmacovigilanza sulle terapie in gravidanza è senza dubbio cosa positiva. Se anni fa c’era una attenzione accuratissima sui farmaci da assumere in gravidanza, ultimamente l’atteggiamento sembra più possibilista, in particolare proprio nei confronti dei vaccini, tanto da ammettere e consigliare le gravide di effettuare le vaccinazioni anti difterite, tetano e pertosse, anti influenzale, e perfino anti Covid, senza studi sufficienti sulla teratogenicità di questi ultimi.
L’esempio più celebre della tossicità e della dannosità dei farmaci in gravidanza è quello del Talidomide, un prodotto che fu venduto negli anni cinquanta e sessanta come sedativo e anti-nausea, e per tale motivo utilizzato in gravidanza. Il farmaco venne poi riconosciuto come responsabile della nascita di bambini con importanti menomazioni, come la focomelia, ossia l’assenza totale o parziale di arti. Fu un ginecologo australiano, William Mc Bride, a scoprire questo nesso causale. La conseguenza fu una vera diffamazione e persecuzione da parte dell’industria farmaceutica, che negava qualunque correlazione, e che fece pressioni anche per ottenere la sua radiazione, come avvenne. Ci furono poi altri studi, che confermarono la sua teoria, e dopo anni venne riabilitato, e il Talidomide ritirato dal commercio in tutto il mondo.
Una conferma autorevole che l’attenzione sull’uso e sui rischi dei farmaci in gravidanza deve sempre essere accuratissima, e che le ipotesi di Kennedy non devono essere scartate a priori.