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REGNO UNITO

Attentati a Londra, una spada di Damocle

Westminster, nuovo attentato, il terzo in un anno e mezzo. Un uomo si è lanciato con l'auto su un gruppo di ciclisti e pedoni, provocando tre feriti. L'aggressore è un immigrato sudanese e non collabora. Nessuno rivendica l'attentato, si sospetta il lupo solitario jihadista. E il pericolo di attentati è costante

Esteri 15_08_2018
L'auto usata per l'attentato

Un anno dopo l’attentato del Ponte di Westminster, a pochi metri di distanza, a Londra, un uomo si è lanciato ieri mattina con la sua auto su un gruppo di ciclisti e pedoni, provocando tre feriti e una giornata intera di blocco del centro cittadino. La sicurezza del parlamento britannico viene ancora una volta messa in discussione. Il movente è ancora sconosciuto, anche se il sospetto è abbastanza forte: jihad.

L’uomo alla guida dell’auto pirata non ha opposto resistenza mentre veniva ammanettato e non ha profferito parola. Nonostante lunghi interrogatori della polizia, fino a quando questo articolo è andato online non ha detto nulla, rifiutandosi di collaborare con gli agenti. Si sa che è un uomo di 29 anni, nato in Sudan e con cittadinanza britannica, si chiamerebbe Salih Khater (secondo fonti del Daily Mail). Per Scotland Yard la sua è chiaramente un’azione deliberata e subito dopo i fatti è partita un’indagine dell’anti-terrorismo. Non ci sono dati su quest’uomo sudanese immigrato nel Regno Unito e residente a Birmingham. L’anti-terrorismo ha subito negato che fosse conosciuto o seguito dalla polizia o dai servizi segreti. Tuttavia, in serata è emerso che fosse “attenzionato” dalla polizia delle West Midlands, la sua area.

La dinamica dell’attacco è molto simile a quella dell’attentato del Ponte di Westminster, compiuto l’anno scorso da Khalid Masood. Anche il 29enne sudanese arrestato ieri si è lanciato prima sui pedoni, poi contro la barriera protettiva della sede del parlamento britannico. Si tratta di un bersaglio simbolico molto importante ed è chiara la ricerca della strage e della visibilità. Delle quindici persone che ha preso di mira, fortunatamente, nessuna è morta. Una donna e due uomini sono rimasti feriti in modo leggero. Secondo la ricostruzione della polizia, prima di lanciarsi sul gruppo di ciclisti, l’aggressore ha passato la notte a guidare nella zona centrale di Londra. Poi ha iniziato a girare, per un’ora e mezza, nell’area del Parlamento, apparentemente alla ricerca di un bersaglio da colpire. Finché non ha trovato un gruppo di persone abbastanza grande e fitto per tentare la strage.

Non vi sono rivendicazioni da parte di gruppi jihadisti. Manca la “firma” dello Stato Islamico. La jihad, come motivazione, è però la principale sospetta, per le dinamiche e per la provenienza (Sudan) dell’aggressore. In ogni caso, di attentato si è trattato. E il danno peggiore lo ha causato alla città e alle sue misure di sicurezza. La metropolitana è stata chiusa nell’area colpita per diverse ore. L’area del parlamento è stata cordonata e ulteriori barriere sono state aggiunte. La premier Theresa May ha premiato il coraggio dei poliziotti che, a rischio della loro vita, hanno fermato e arrestato l’aggressore “mettendosi in una situazione pericolosa, per proteggere il pubblico”. Le misure di sicurezza del Parlamento sono già state rafforzate a più riprese sin dall’11 settembre 2001. Dall’attentato di Londra del 7 luglio 2005, Westminster è diventata una fortezza, i visitatori sono controllati uno per uno dopo aver attraversato un piccolo labirinto di barriere. Dopo l’attentato del Ponte di Westminster del 22 marzo 2017 e quello del Ponte di Londra del 3 giugno successivo, il livello di allerta è stata ulteriormente innalzato. Nonostante tutto è successo quel che è successo. Avrebbe potuto essere una strage.

E il pericolo resta molto alto, nel paese. L’anno scorso si è chiuso con quattro attentati islamici andati a segno e risulta uno degli anni neri del terrorismo. Ancora nulla in confronto con gli anni bui del terrorismo dell’Ira, quanto a numeri di morti e di attentati, ma il problema è che l’intensità dell’attacco jihadista cresce. Fra il 2000 e il 2017, i morti britannici sul loro territorio nazionale sono stati 126, secondo i dati del Global Terrorism Database. A cui si aggiungono altri 30 cittadini britannici assassinati nell’attentato alla spiaggia di Susa in Tunisia. Secondo il governo, sono in corso ben 676 indagini su possibili piani terroristici. Dal marzo del 2017, ben 13 attentati islamici (e 4 dell’estrema destra) sono stati sventati.