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Atleti transgender, l'Onu si accorge delle violenze subite dalle donne

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L’Onu denuncia le ingiustizie che subiscono le donne nelle competizioni sportive, private, a causa della partecipazione dei maschi transgender, di circa 900 medaglie nelle competizioni sportive dall’inizio dell’anno. Ma propone anche una categoria speciale di atleti trans. 

Vita e bioetica 02_11_2024

L’ONU finalmente difende le donne e denuncia le ingiustizie che subiscono nelle competizioni sportive, essendo state private, a causa della partecipazione dei maschi transgender, di circa 900 medaglie nelle competizioni sportive dall’inizio dell’anno. Silenzio sconcertante dalle femministe sinistre, della cultura e stampa occidentale ormai sostenitrice del machismo transgender, con la sola eccezione degli eroici J.K. Rowling e Elon Musk.

In un rapporto sulla violenza contro le donne e le ragazze nello sport, l’Onu e la sua relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le ragazze, la giordana Reem Alsalem, nominata dalla Commissione per i diritti umani nel 2021, ha difeso gli spazi e le competizioni sportive per le sole donne, chiedendo che le categorie rimangano chiaramente separate tra maschi e femmine e che i maschi biologici che si identificano come "persone transgender", abbiano piuttosto una propria differente categoria, senza partecipare alle competizioni femminili.

Lo scorso 8 ottobre, il relatore speciale, nel presentare il suo documento sulla materia, ha chiesto a tutti i paesi del mondo di preservare gli spazi femminili, osservando che la soppressione del testosterone per gli atleti biologicamente maschi «non eliminerà l'insieme dei vantaggi comparativi in termini di prestazioni che hanno già acquisito», da maschi prima di sottoporsi alle trasformazioni ormonali.

Il documento di 24 pagine, presentato alla Terza Commissione dell'Assemblea Generale a New York, sottolinea alcuni gravi casi di lesioni a donne e ragazze costrette a competere contro maschi biologici che si dichiarano transessuali e partecipano alle competizioni femminili. «Gli atleti maschi hanno attributi specifici considerati vantaggiosi in alcuni sport, come la forza e i livelli di testosterone superiori a quelli della media delle femmine, anche prima della pubertà, con conseguente perdita di pari opportunità», si legge in uno dei passaggi del report dell’ONU.

Nel documento si denunciano anche le violazioni della privacy negli spogliatoi, oltre alle discriminazioni e minacce che molte donne subiscono come conseguenza delle denunce pubbliche contro tali ingiuste e maschiliste angherie. Le donne che denunciano i pericoli degli uomini negli spazi femminili sono spesso trattate ingiustamente, «accusate di fanatismo, sospese dalle squadre sportive e sottoposte a ordini restrittivi, espulsione, diffamazione e procedimenti disciplinari ingiusti», mentre « le atlete e gli allenatori che si oppongono all'inclusione degli uomini, a causa di preoccupazioni per la sicurezza, la privacy e l'equità, sono messi a tacere o costretti ad autocensurarsi» o addirittura,  «rischiano di perdere opportunità sportive, borse di studio e sponsorizzazioni», si afferma nel report.

Proteggere gli spazi delle donne, scrive la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le ragazze «non comporta automaticamente l'esclusione delle persone transgender dallo sport», ma «la soluzione non è quella di sciogliere gli sport femminili, ma di creare una categoria aperta o di rendere la categoria maschile una categoria aperta», si faccia, cioè, una altra categoria in cui partecipino i generi diversi da quelli binari, biologici e naturali. A dieci giorni dalla presentazione del documento delle Nazioni Unite, diverse decine di ex atleti e attivisti hanno presentato all’ONU di New York la propria testimonianza a sostegno della tutela dello sport femminile, esortando l'organismo internazionale a incoraggiare sanzioni contro gli uomini transgender che cercano di competere negli sport femminili.

La medaglia d'argento olimpica Sharron Davies è stata tra coloro che hanno parlato all'evento di mercoledì a New York City, descrivendo gli evidenti vantaggi che gli uomini hanno sulle donne. Gli avvocati dell'Alliance Defending Freedom (ADF), tra cui Kristen Waggoner e Reem Alsalem, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le ragazze, si sono unite alle atlete nel chiedere alla comunità sportiva internazionale di garantire che le donne possano partecipare all'atletica senza correre il rischio di esser danneggiate dagli uomini.

Infine, pochi giorni orsono, il 24 ottobre scorso, grazie a J.K. Rowling e ad Elon Musk emerge nella stampa anglosassone e americana il dato sconvolgente che le atlete donne avrebbero perso quasi 900 medaglie a causa di rivali transgender nelle competizioni svoltesi nei paesi occidentali, così come tratteggiato anche nello stesso report delle Nazioni Unite presentato ad inizio del mese, nel quale si ribadiva che «secondo le informazioni ricevute, entro il 30 marzo 2024, oltre 600 atlete in più di 400 competizioni hanno perso più di 890 medaglie in 29 sport diversi».