Arrivano i turchi, avanza la "Sottomissione" in Francia
L'islam politico turco è andato a conquistare la Francia servendosi di reti d'influenza, partiti, oltre 250 moschee controllate da Erdoğan, media anti occidentali e quartieri ribattezzati "piccola Turchia". Spesso considerato il ventre molle dell'Europa, la Francia è ormai obiettivo primario dell'AKP del "sultano del Bosforo", che combina il nazionalismo con un islam politico sempre meno moderato.
La Turchia ha da tempo iniziato a fare breccia in Francia facendo concorrenza al Qatar. L'islam politico turco è andato a conquistare la Francia servendosi di reti capaci d'influenzare direttamente l'islam d'oltralpe. E l'ultimo rapporto dell'Institut Montaigne, "la fabbrica dell'islamismo", era già stato piuttosto chiaro a riguardo. E' difficile datare l'inizio esatto della strategia di Erdoğan. E' certo che nel 2017 è stato imposto Ahmet Ogras - uomo dell'entourage del "sultano" - a capo del Consiglio francese del culto musulmano (CFCM), fino a quel momento controllato da magrebini. E sono i turchi a sostenere finanziariamente e attivamente il Collettivo contro l'islamofobia in Francia (CCIF), vicino ai Fratelli Musulmani che combattono per il "rinascimento islamico" e contro "l'influenza laica occidentale".
In Francia, quello che era nato come un movimento, e che da almeno cinque anni è il Partito per l'uguaglianza e la giustizia (EPJ) - considerato alle dipendenze ufficiose dall'AKP di Erdoğan - alle ultime elezioni legislative ha presentato una sessantina di candidati, tra i quali donne velate. Nel suo manifesto, il piccolo partito, chiede poche cose: l'abolizione delle leggi contro il velo; prese di posizione contro l'"islamofobia" nel Paese; il rifiuto della politica di assimilazione, e combatte le abitudini considerate libertine della società francese.
Due anni dopo il fallito golpe, le 250 moschee controllate dalla Turchia sono ormai un megafono della politica del presidente turco e si distinguono per i sermoni ostili all'occidentalizzazione e a quanti criticano il "sultano". E' dalle moschee che inizia lo stretto monitoraggio degli immigrati turchi, la mobilitazione dell'elettorato perché si ottenga che i turchi di Francia votino "bene" alle elezioni.
Il governo turco ha, infatti, investito molto nella scena religiosa francese. Allo scopo di controllare ed educare i suoi, ma non solo, sono stati inviati tantissimi imam turchi che ormai hanno surclassato in numero quelli di Algeria e Marocco messi insieme. "Erdoğan vorrebbe esercitare una potente influenza sul mondo musulmano. Solo in questi termini si spiega il sostegno alle reti dei Fratelli Musulmani", ha spiegato Gilles Clavreul, alto funzionario francese con delega alla lotta al razzismo e all'antisemitismo nella scorsa legislatura.
Con un sistema meticoloso e disarmante le mani turche sono entrate nei consigli municipali, nei partiti politici e nelle università. Come i Fratelli Musulmani, gli islamici turchi sfruttano le debolezze della società e della democrazia francesi e s'infiltrano ovunque. La Francia è diventata il nuovo hub delle reti di Erdoğan? Se non lo è già, è probabile che lo diventi presto in maniera ancora più strutturata.
Come ammettono i diplomatici, Erdoğan vorrebbe mettersi alla guida del mondo musulmano per realizzare il sogno di ricostruire una diplomazia neo-ottomana, "vuole diventare di nuovo il faro dell'islam". E la narrativa imposta in Francia evoca proprio una potente Turchia, che essendo stata colonizzata dagli occidentali, oggi avrebbe tutte le ragioni e l'urgenza di un ritorno a un nuovo impero ottomano: avamposto per l'affermazione dell'islam di fronte a un Occidente decadente e crociato.
Spesso considerato il ventre molle dell'Europa, la Francia è ormai obiettivo primario dell'AKP di Erdoğan, che combina il nazionalismo con un islam politico sempre meno moderato. E non solo perché ospita la più grande comunità musulmana europea, ma perché il suo attaccamento al principio di laicità fornisce un pretesto agli ideologi per l'accusa d'islamofobia. Eppure le reti intessute e lanciate da Erdoğan non hanno come obiettivo solo i cittadini turchi. L'influenza turca sta progredendo molto rapidamente nei circoli franco-maghrebini, dove spopolano il sostegno del "sultano" ad Hamas e le denunce al "terrorista" Netanyahu. Nei quartieri della classe operaia, il presidente turco è considerato un uomo forte, capace di parlare anche più forte e meglio dell'Arabia Saudita o del Marocco.
Sono tante, poi, le reti turche nel Paese legate ai Fratelli Musulmani, come il Collettivo contro l'islamofobia in Francia (CCIF), e fanno capo, direttamente o meno, ad una figura piuttosto carismatica, Marwan Mohamed. Uomo di Ankara, è stato anche a capo proprio del CCIF. L'agenzia governativa turca, la Anadolu, lo ha sostenuto apertamente in varie iniziative. Una su tutte, la "Big Muslim Consultation". I musulmani francesi sono stati invitati a rispondere ad una serie di domande online per denunciare l'ingerenza dell'esecutivo francese, che s'è ripromesso di riformare l'islam nel Paese. Ne è nata una piattaforma, 'Les Musulmans', con istanze ben precise. Il genere di pretese che hanno spinto mesi fa Collomb, l'ex ministro dell'Interno francese, a parlare di 'riconquista repubblicana'.
In Francia Marwan Mohamed è considerato l'erede spirituale dell'eminenza grigia Tariq Ramadan con cui condivide la medesima linea ideologica, antisemitismo compreso. Gode di un'incredibile visibilità mediatica e chiede, ovunque, l'abrogazione della legge sul velo a scuola, si ribella all'esistenza di un "Islam di Francia", ha criticato aspramente quelli di Charlie Hebdo, difende il burkini, ed è solito attaccare i principi della Repubblica.
Erdoğan ha messo su un vero e proprio "fronte del rifiuto" che sfida la Repubblica francese e che si serve oltre dei social network - con teste d'ariete dal numero di 'follower' da capo giro -, di media alternativi, come il sito in lingua francese medyaturk.info che pubblica articoli anti-occidentali o la Webtele Média France TV.
Il 10 ° arrondissement di Parigi è chiamato "la Petite Turquie" (la piccola Turchia), Bischwiller, in Alsazia, è stata battezzata "Turkwiller" per la sua grande comunità turca e lo stesso si può dire di Marsiglia. Secondo gli ultimi censimenti, in Francia sarebbero oltre un milione i turchi residenti, senza considerare i turchi-algerini che si contano a decine di migliaia. Perché la Francia è così permeabile all'influenza turca?