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BATTAGLIA PER LA VITA

Argentina, il Congresso approva l'aborto. Ecco cosa ci attende ora

Il Congresso argentino approva l’aborto, non sono bastate le manifestazioni di piazza e le parole di Papa e vescovi. Ora si attende il voto in Senato, le organizzazioni pro-vita concentrano tutti i loro sforzi su quel voto, che si terrà il 29 dicembre. Anche in altri Paesi sudamericani è in corso la stessa battaglia: Costa Rica, Colombia, Ecuador e Messico. Un'amministrazione Biden darebbe il colpo di grazia

Vita e bioetica 14_12_2020
Argentina, militanti pro-life delusi dal voto

Il Congresso argentino approva l’aborto, non sono bastate le manifestazioni di piazza e le parole di Papa e vescovi, ma le ragioni della vita possono ancora prevalere al Senato. Prosegue la buona battaglia in altri Paesi dell’America Latina, anche se il nuovo esecutivo nominato da Biden e le moltissime lobby pro aborto stanno moltiplicando gli sforzi per imporre la loro strage degli innocenti.

Amareggia e preoccupano i cedimenti verso l’aborto dei Gesuiti messicani e le ingenuità vaticane di voler collaborare con le multinazionali anticristiane di aborto ed ideologia LGBTI. Non sono bastate le due lettere del Papa, nemmeno il suo video messaggio dei giorni scorsi per la chiusura dell’Anno Mariano, per fermare la foga abortista promossa dal Presidente Fernadez: lo scorso 11 dicembre, dopo 20 ore di dibattito infuocato, il Congresso dei Deputati ha approvato, seppur di misura, la nuova terribile liberalizzazione dell’aborto. Eppure, anche nei giorni immediatamente precedenti al voto, i vescovi argentini avevano ripetuto con forza i loro inviti accorati affinchè i legislatori riaffermassero la vita del nascituro, ricordando che “una società è definita dal modo in cui guarda ai più vulnerabili, ai più poveri e ai più indifesi; questo è ciò che caratterizza e sigilla la dignità di un popolo e di una cultura”.

Nulla, nemmeno le decine di manifestazioni popolari ed il grande happening di preghiera e protesta svoltosi nei giorni del 10 ed 11 dicembre a Buenos Aires ed in varie capitali provinciali del Paese, a conferma della ampia maggioranza di argentini (tra il 60% e l’80%) che si dichiara assolutamente contraria all’aborto e favorevole alla vita di mamme e nascituri, ha fermato le mani di parlamentari complici dei futuri sicari e omicidi. La maggioranza assoluta conquistata al Congresso dalla coalizione guidata da Alberto Fernandez e Cristina Kirchner lo scorso anno, non lasciava dubbi. Il voto dell’11 dicembre, con una maggioranza risicata e non senza molte ombre, ha confermato le previsioni e approvato con soli 131 voti favorevoli, 117 contrari e 6 astensioni, la terribile legge per l’aborto (aborto libero sino alla 14° settimana e possibile anche per minori dai 13 anni senza consenso dei genitori). Rispetto al 2018 solo 2 voti in più sono andati a favore dell’aborto. Questo minimo scarto dà speranza in vista del voto del Senato.

Le organizzazioni pro vita, oltre a denunciare pubblicamente quei pochi deputati che,  pur essendosi dichiarati lo scorso anno contrari all’aborto, sono smaccatamente venuti meno ai propri impegni elettorali, hanno sin da subito spostato la buona battaglia verso l’appuntamento finale, il voto del Senato il prossimo 29 dicembre. I Senatori sono molto più legati ai territori di provenienza, quelle 24 provincie, ognuna delle quali elegge 3 rappresentanti. “Unidad Provida” (Coalizione interconfessionale per la vita) ha esortato i senatori a "correggere questa violazione dei diritti umani e quindi onorare la volontà popolare" della maggioranza argentina che difende le due vite della madre e del nascituro. Un vero e proprio invito alla battaglia: ”Il dibattito è ancora aperto: andremo a impedire che la classe politica ignori il popolo e convalidi il reato di aborto. E’stato un insulto alla società argentina, colpita da una crisi economica e sanitaria senza precedenti. Questo progetto dell'Esecutivo non fa altro che seminare violenza, perché ad ogni aborto muore un bambino innocente, una donna viene distrutta e la comunità nel suo insieme viene denigrata. Il popolo, che è il sovrano, si è espresso pubblicamente e in gran numero in tutto il Paese, rifiutando questo progetto ed esigendo soluzioni umane e migliori, come dimostrano le circa cinquanta iniziative legislative popolari celesti (pro vita) in attesa di essere trattate in Parlamento”.

In Senato il voto finale e conclusivo sulla proposta di liberalizzazione dell’aborto è calendarizzato per il 29 dicembre, il giorno successivo alla memoria liturgica dei Santi Innocenti, i bambini massacrati per ordine di Erode nella foga di uccidere Gesù Bambino. Una data non casuale e forse provvidenziale. I promotori dell’aborto non sembrano essersi nemmeno accorti di questa tremenda coincidenza e seguitano a ripetere che “confidano di alzare la coppa della vittoria” e di eseguire solo “gli ordini del Presidente Fernadez”, circostanze e toni che fanno rabbrividire per le somiglianze con le pagine evangeliche. Oltre tutto, colpisce la fretta del governo nell’approvare la legge: la proposta di legge presentata lo scorso 17 novembre è stata votata l’11 dicembre dal Congresso, il 14 dicembre inizierà il suo iter al Senato per concludersi il 29. In poco più di un mese, se includiamo i giorni festivi, il catastrofico governo Fernadez-Kirchner eletto un anno fa, potrebbe segnare primo ‘successo’: aborto libero per tutti.

A difesa della vita stanno combattendo anche vescovi e popolo in Costa Rica dove, dopo la recente pubblicazione da parte del Governo del Protocollo per l’Aborto Terapeutico (di fatto già in vigore da un anno ma secretato dall’esecutivo del Presidente Carlos Alvarado), l'Associazione dei medici per la vita e il Fronte nazionale per la vita Costa Rica ne hanno denunciato l'incostituzionalità e l'illegalità alla Corte Suprema del Paese. Infatti, la Costituzione del paese sancisce il diritto alla vita sin dal concepimento. Battaglie in difesa della vita del nascituro anche in Colombia, Ecuador e Messico. Qui, nei giorni precedenti la festa della Madonna di Guadalupe (12 dicembre), mentre cresce l’impegno impareggiabile di pro life e vescovi contro le iniziative per liberalizzare l’aborto del Presidente Obrador e  del suo partito Morena (sia a livello federale che dei singoli Stati), il Rettore della Università Iberoamericana di Puebla (retta dai Gesuiti) ha dichiarato il suo favore per la depenalizzazione dell’aborto. “Le questioni legate alla natalità e alla interruzione anticipata della gestazione, si devono considerare come questioni di salute pubblica e non crimini penali”, come dire che il bambino concepito e aborto siano da valutarsi come l’igiene pubblica delle strade o l’uso di dentifrici al fluoro.

Fatto sta che in tutta l’America Latina, dalla ‘vittoria di Biden’, si sta rafforzando la pressione di lobby e multinazionali dell’aborto (e della ideologia LGBTI) perché si legalizzino e impongano le più tremende oscenità. Non a caso domenica l’autorevole National Catholic Register degli Stati Uniti ha bollato con un durissimo editoriale le nomine sinora annunciate dal ‘devoto cattolico’ : la “Mafia pro aborto di Biden”. Un lungo elenco di nomi ed incarichi assegnati dal presidente eletto ad abortisti, promotori della ideologia LGBTI e dei limiti da imporre a chiese, insegnamenti religiosi, scuole e genitori. Nomi e curricula da brivido che fanno presagire tutto il male possibile per la vita umana, la famiglia naturale, le libertà di educazione e religione. Aspettiamoci anche di peggio, visto che da qualche giorno il Presidente della Open Society (di George Soros), Patrick Gaspard, si è dimesso per assumere un importante ruolo nell'Amministrazione Biden. L’unione della potenza di fuoco di Open Society (e le sue controllate tra cui Amnesty International, Human Rights Watch, IPPF, ILGA…) ed i reggenti del Governo Biden provocherà un vero cataclisma in tutto il mondo: primi obiettivi saranno l’America latina ed il Vaticano. Proprio nei giorni in cui si combatte per la tutela della vita in Argentina e negli altri paesi, il ‘Gruppo per un Capitalismo Inclusivo’ ha promosso una partnership con il Vaticano, ripromettendosi di seguire la guida morale del Papa nelle loro iniziative per lo sviluppo integrale umano e coordinate con il Cardinale Turkson. Ingenuamente c’è chi in Vaticano pare non sapere che Fondazione Ford, Johnson & Johnson, Mastercard, Bank of America, Fondazione Rockefeller and Fondazione Merck, tutti protagonisti della parnership vaticana, promuovano lautamente programmi abortisti e malthusiani, ideologia LGBTI e limiti alle libertà religiose ed educative.