Ancora una bambina cristiana rapita in Pakistan
Come tante altre prima di lei, è stata sequestrata da un musulmano che intende costringerla a convertirsi all’Islam e a sposarlo
Un’altra bambina cristiana è stata rapita in Pakistan il 2 novembre. Si chiama Meerab Abbas, ha solo 12 anni. A rapirla è stato un giovane musulmano, Muhammad Daud, con l’intenzione di costringerla a convertirsi all’Islam e a sposarlo. Le indagini della polizia hanno portato all’arresto di due persone, ma la piccola è tuttora nelle mani del sequestratore e non si sa dove sia stata portata. Dal dolore, la madre di Meerab, una vedova di 45 anni che lavora come collaboratrice domestica, si è ammalata ed è stato necessario il suo ricovero in ospedale. Sono circa un migliaio ogni anno le ragazze cristiane e indù che vengono rapite, costrette a convertirsi e al matrimonio. Sarebbe necessaria una legge ad hoc, ma gli integralisti islamici si oppongono. Di recente il Consiglio dell’Ideologia Islamica e il Ministero degli affari religiosi hanno espresso parere negativo in merito a una proposta di legge contro questo genere di violenza nei confronti di donne e ragazze e il parlamento l’ha bocciata, cosa che ha suscitato proteste e discussioni. Quasi sempre rivolgersi ai tribunali non dà alcun esito. I giudici “stanno emettendo sentenze influenzate dalla sahri’a” spiega interpellato dall’agenzia Fides Nasir Saeed, direttore della Ong CLAAS (Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement). Benché per legge l’età minima per sposarsi sia 16 anni e i minorenni non possano convertirsi ad altra religione senza il consenso del padre, i giudici tendono a ignorarlo. Di recente nel caso di un’altra ragazza cristiana rapita, Chashman, 14 anni, il giudice ha dichiarato che non esiste una età minima per convertirsi all’Islam e l’età della ragione coincide con la pubertà.