Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giovanni Evangelista a cura di Ermes Dovico
LA RIFLESSIONE

Ancora la stessa fede, qualcosa per cui festeggiare

Di fronte allo spettacolo che la fede ha resistito al trascorrere inesorabile del tempo, ci deve invadere un’unica parola, che è GRATITUDINE. Perché la nostra vita è stata cambiata in meglio (malgrado noi).

Creato 11_05_2019

Caro direttore,
in questi giorni, ho avuto modo di partecipare ad una festa di una comunità di CL, in cui si festeggiava un importante e impegnativo compleanno e, soprattutto, i 60 anni di appartenenza a quel movimento e, attraverso di esso, a Santa Madre Chiesa. E’ stato un momento molto lieto e fraterno, vivendo con semplicità il quale mi sono state suggerite alcune osservazioni che vorrei comunicarti, posto che abbiano interesse per il tuo giornale.

E’ stata ancora una volta evidente  una cosa e cioè che, per pura grazia, mi è toccato di partecipare ad una grande e  gratuita storia, al cui centro sta da protagonista un intero “movimento”, un popolo, all’interno del quale ogni anche piccola dote fin dall’inizio veniva amorevolmente valorizzata in tutta la sua potenzialità. Il grande ideale di Cristo, nato, morto e risorto, ci ha reso e ci rende tutti protagonisti di un’avventura umana che trascende anche l’apporto del singolo.

Ognuno di noi era ed è “grande” perché partecipa consapevolmente ad un grande TU, che allora sintetizzavamo nella parola comunità e che ora, più consapevolmente, indichiamo con la parola comunione. Questa presenza miracolosa ci ha fatto partecipare alla vita della Chiesa e ci ha resi significativi anche nella società civile, che da sempre si mostra sostanzialmente nemica di una presenza cristiana.

Sotto la guida tenera e forte del Servo di Dio don Luigi Giussani, questa vigorosa compagnia ci ha fatto vivere e ci fa vivere una vita bella, interessante e avventurosa, perché nulla sfugge al criterio di Cristo e tutto ci invita ad una instancabile verifica attraverso il nostro impegno culturale, caritativo e missionario.

La cosa straordinaria è che la fedele appartenenza ad un tale popolo regge la fede all’urto del tempo ed, anzi, ci rende sempre più responsabili. Il tempo rende sempre più chiaro che è di ciascuno di noi la responsabilità di tentare giudizi di fronte a tutte le circostanze che il Signore ci fa incontrare, di condividere il bisogno che ogni uomo porta con sé, di annunciare a tutti la bellezza di un Dio che, incarnandosi in Gesù Cristo, può dare senso ad ogni umana domanda, anche in un tempo in cui sembra che l’annuncio (vero compito del cristiano) sia diventato più difficile. Il cuore dell’uomo è sempre lo stesso, anche se i tempi sono cambiati.

Di fronte allo spettacolo che la fede ha resistito al trascorrere inesorabile del tempo ( in quella festa ci parlavamo di Cristo con la stessa semplicità di 50 o 60 anni fa), ci deve invadere un’unica parola, che è GRATITUDINE. Sia perché la nostra vita è stata cambiata in meglio (malgrado noi); sia perché è sempre più trasparente che, senza l’incontro con Cristo dentro la Sua comunità, il nostro destino sarebbe stato quello descritto nel salmo 118: “Se la Tua legge non fosse la mia gioia, sarei perito nella mia miseria”.