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MA LE MESSE SONO PERMESSE

Anche in Spagna polizia in chiesa. E i vescovi hanno colpe

La polizia spagnola ha interrotto alcune Messe illegalmente perché il Regio Decreto permette il culto pubblico (a differenza che in Italia). Ma lo stato di allarme per il Coronavirus ha creato una situazione ottima per la "rivoluzione" bolivariana di Podemos al governo. E la sensazione collettiva di “chiese chiuse” data dai vescovi (salvo eccezioni) ha fatto il resto. 

Libertà religiosa 19_04_2020
I fedeli "sloggiati" a Granada

Negli ultimi giorni la polizia ha interrotto alcune Messe nelle chiese spagnole obbligando la loro chiusura e cacciando i presenti. I casi più conosciuti sono stati nella cattedrale di Granada quando lo stesso arcivescovo, Javier Martinez ha presieduto i riti del Venerdì Santo e la parrocchia dei santi Giovanni e Paolo a San Ferdinando de Henares (Madrid) il lunedì di Pasqua.

Questi interventi polizieschi sono illegali, perché in entrambi i casi erano state osservate le condizioni del Decreto del 14 Marzo che regola lo stato di allarme e la quarantena della popolazione. Al suo articolo 11, il decreto stabilisce che “L’assistenza ai luoghi di culto e alle cerimonie religiose si condiziona all'adozione di misure organizzative consistenti nell’evitare assembramenti di persone, in funzione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi in modo che si garantisca ai presenti la possibilità di rispettare la distanza tra di loro di almeno 1 metro”. Qualunque chiesa che rispetti queste condizioni può rimanere aperta e accogliere la celebrazione di messe pubbliche.

Ora c'è una lettura di questi fatti che non è solo giuridica.

Da un lato non bisogna dimenticare che questi abusi sono in ultima istanza politici e che alla testa delle forze di sicurezza si trova una coalizione socialcomunista ostile alla Chiesa. Il partito di Unidad podemos nel governo sta prendendo sempre più il controllo della politica e dell'economia. Con solo 35 deputati su 350 e un 12,84% di voti sta approfittando al massimo della debolezza politica di Pedro Sanchez per imporre la sua agenda, disegnata sul modello bolivariano del Venezuela: una società intercettata, l’acquisto dei voti tramite sussidi, l'annullamento dell’opposizione e la limitazione della libertà di espressione. Lo stato di allarme per il Coronavirus ha creato una situazione ottima per sfruttare la situazione in chiave rivoluzionaria e Pablo Iglesias non se lo sta facendo scappare. 

Però il fattore più importante per creare una sensazione collettiva di “chiese chiuse” e stata proprio l’atittudine di buona parte dell’episcopato. La maggior parte delle diocesi è stata più solerte del decreto governativo e ha sospeso le messe pubbliche, compresa la chiusura totale delle chiese. Pochi vescovi tra cui Juan Antonio Reig Pla di Alcalà de Henares (Madrid) (qui l'intervista che gli ha fatto la Nuova BQ) e Josè Mazuelos - che è anche medico - di Asidonia-Jerez (Andalusia) hanno mantenuto nelle loro diocesi una situazione di culto, adattata alle circostanze di prevenzione del contagio.

Senza dubbio, al di là del legittimo dibattito se sia o no opportuno chiudere le chiese e sopprimere il culto per ragioni sanitarie, ciò che è evidente e che non questa decisione non ha assicurato i sacramenti, almeno dove potesse essere possibile. L'unico piano alternativo è stato internet.

Questa reclusione auto imposta è stata tanto severa che i fedeli sono stati privati di una Grazia alla quale con decreto governativo nella mano e le debite precauzioni avrebbero potuto accedere. Bisogna segnalare, tuttavia, che numerosi sacerdoti hanno sfidato le restrizioni governative e episcopali e hanno rischiato una sanzione per soddisfare le richieste ragionevoli di sacramenti necessari per la salvezza, come è il caso del Battesimo della penitenza e dell’estrema unzione. Senza dimenticare il comportamento generoso e eroico negli ospedali o collaborando nelle strutture di assistenza sociale.

Persecuzione religiosa? Sarebbe un termine eccessivo per adesso, comunque quello che è chiaro è che i vescovi hanno favorito la creazione della sensazione psicologica generalizzata del “non si può andare a Messa” e ha facilitato l'intervento abusivo della Polizia in quei luoghi dove invece “si poteva celebrare Messa”.